martedì 12 novembre 2013

Osservazioni al Piano Ilva: ARPA e Legambiente

Ilva: le osservazioni di Arpa e Legambiente al piano ambientale

Quasi alla scadenza dei 30 giorni previsti per la fase di consultazione e osservazione, arrivano le proposte al piano per le misure ambientali dell'Ilva di Taranto. A renderle note oggi sono l'Arpa Puglia, l'Agenzia regionale di protezione ambientale, e Legambiente. Il piano, previsto dalla legge 89 del 2013 che ha disposto il commissariamento dell'azienda, riprende tutte le prescrizioni dell'Aia rilasciata all'Ilva ad ottobre 2012 e fissa una nuova scaletta temporale a causa dei ritardi attuatuativi della proprieta' dell'Ilva. Ritardi che hanno appunto determinato la scelta di commissariare l'Ilva da parte del Governo e che ora hanno collocato i 36 mesi di attuazione dell'Aia nel periodo che va dal 3 agosto 2013 al 3 agosto 2016.
  "Le azioni proposte dal comitato, oltre a non comportare l'introduzione di migliorie tecniche, constano per alcuni casi nella frammentazione temporale degli interventi previsti con decreto di riesame ed in altri nell'accettazione di "modifiche non sostanziali" proposte dal gestore a cui l'autorita' competente non aveva dato ancora riscontro". E' uno dei giudizi espresso dall'Arpa Puglia sul piano delle misure ambientali dell'Ilva predisposto dai tre esperti nominati a meta' luglio dal ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando. Le misure predisposte dai tre esperti sono state rese note il 10 ottobre scorso e nei 30 giorni successivi si e' aperta una fase di consultazione con la presentazione delle proposte da parte dei soggetti interessati. Entrando nel merito del piano, l'Arpa Puglia dice che "per la maggior parte delle prescrizioni sono state indicate esclusivamente le date di consegna dei relativi progetti, ove previsti, ed avvio lavori, tralasciando di indicare la data di ultimazione che si presuppone - dice l'Arpa Puglia citando disposizioni precedenti sull'Ilva di Taranto - debba essere "non oltre trentasei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto" ossia il 3 agosto 2016".
  Secondo Arpa Puglia, inoltre, le "proposte presentate dal comitato in merito agli interventi strutturali prescritti a Ilva con decreto di riesame Aia consistono in una mera dilazione dei termini temporali precedentemente esposti per la conclusione degli stessi". L'Arpa chiede infine che il piano delle misure ambientali definisca "limiti prescrittivi per le emissioni convogliate in atmosfera specifici per ciascun punto di emissione presente all'interno dello stabilimento siderurgico, invece di limiti riferiti alle diverse aree produttive sulla base del criterio di compensazione dei limiti emissivi", criterio che per l'Arpa non e' "applicabile per gli impianti produttivi dello stabilimento Ilva". Infine per cio' che concerne gli impianti, l'Arpa chiede per le cokerie che vi sia "una valutazione tecnica preliminare delle emissioni fuggitive" mentre per gli altiforni l'azienda viene invitata ad effettuare "una valutazione dei rischi connessi alla presenza di monossido di carbonio negli ambienti lavorativi al fine di determinare le aree con potenziale presenza di CO in atmosfera". Sono, invece, "oltre settanta le osservazioni presentate da Legambiente in un documento di sedici pagine" al piano delle misure ambientali dell'Ilva di Taranto. Per Legambiente, "ad un anno dall'approvazione del provvedimento di riesame dell'AIA, si registrano ritardi spesso del tutto intollerabili nell'attuazione delle prescrizioni ivi contenute.
  La revisione dei loro tempi di esecuzione - dice l'associazione - attribuisce al "piano ambientale" valenza di vera e propria sanatoria per quanto riguarda il comparto "aria".(AGI).

 ALLEGATO

 Si pubblicano le osservazioni di ARPA Puglia in riferimento alla proposta di Piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria, predisposto dal comitato di esperti (ex art. 1, comma 5 del DL 61/2013 convertito in Legge n.89 del 2013) per lo stabilimento siderurgico ILVA di Taranto. (ARPA)





Piano ambientale Ilva: oltre settanta le richieste di modifica presentate da Legambiente

Oltre settanta le Osservazioni al Piano ambientale Ilva prodotte da Legambiente in un documento di sedici pagine (la versione integrale è disponibile in allegato) articolato in cinque capitoli e redatto per l'associazione da Leo Corvace.

Dopo alcune prescrizioni di carattere generale vengono fornite indicazioni dettagliate per quello che riguarda l'Aria (e, quindi, gli impianti Cokeria, Altiforni, Agglomerato, Acciaierie ed il Piano di controllo e monitoraggio ambientale), le Acque e gli Scarichi a mare, Rifiuti e Discariche, le Bonifiche e, infine, i Rischi di incidenti rilevanti.
Legambiente ribadisce innanzitutto che, ad un anno dall'approvazione del provvedimento di riesame dell'AIA, si registrano ritardi spesso del tutto intollerabili nell'attuazione delle prescrizioni ivi contenute. La revisione dei loro tempi di esecuzione attribuisce al "piano ambientale" valenza di vera e propria sanatoria per quanto riguarda il comparto "aria". In termini generali l'associazione chiede l'adozione di prescrizioni volte a ridurre, drasticamente e nei tempi più celeri le concentrazioni dei vari inquinanti immessi nell'ambiente, adottando le nuove MTD (Migliori Tecnologie Disponibili) approvate dalla Commissione Europea nel febbraio 2012, le migliori tecnologie in assoluto e limiti di emissione molto più rigorosi rispetto a quelli previsti dalla legislazione nazionale e regionale; l'associazione chiede inoltre di dare attuazione alla legge regionale n. 21 sulla Valutazione del Danno Sanitario, nonché il ricorso all'innovazione tecnologica nel processo produttivo.

Seguono poi i singoli Capitoli con richieste precise che entrano nel merito dell'intero Piano degli esperti. Per l'ARIA vengono formulate undici richieste: di particolare rilevanza l'incapsulamento degli impianti responsabili delle emissioni diffuse e fuggitive, l'adozione generalizzata di filtri a tessuto alle varie fonti di emissione, il monitoraggio in continuo presso gli impianti maggiormente inquinanti, la riduzione della capacità produttiva autorizzata, l'implementazione del sistema di video – sorveglianza, uno studio di fattibilità da presentare entro sei mesi circa l'adozione di tecnologie innovative e meno impattanti sul piano ambientale, l'emissione di fideiussione di importo adeguato a coprire futuri interventi di dismissione e bonifica.
Entrando ancora più in dettaglio Legambiente si sofferma poi su alcuni elementi, a partire dai ritardi inaccettabili nella Copertura dei parchi primari e nella Chiusura dei nastri trasportatori e sul quadro poco chiaro e incerto degli interventi previsti per gli Altiforni 2 e 5, che sembrano dipendere più dall'andamento del mercato che dalle esigenze di tutela della salute pubblica, per arrivare poi alla necessità di adozione del sistema di spegnimento a secco del coke, più efficace in termini di riduzione delle emissioni, rispetto a quello ad umido, ed alle grosse perplessità sulla captazione e il convogliamento delle emissioni al raffreddatore per cui verrebbe meno la copertura completa dell'impianto e sui camini si andrebbero ad installare elettrofiltri che, rispetto ai filtri a tessuto precedentemente previsti, offrono minori garanzie.
Per la Cokeria l'iindicazione di Legambiente va verso l'adozione di innovazioni tecnologiche nel processo produttivo che possano eliminare o notevolmente ridurre l'utilizzo di coke. In mancanza l'associazione richiede la chiusura di almeno quattro delle batterie dal maggior impatto ambientale e dalla minore efficienza tecnologica e la redazione di uno studio di fattibilità circa la possibilità di una ricostruzione della cokeria in una zona più distante dal centro abitato . In ogni caso Legambiente richiede l'adozione di sistemi di abbattimento delle emissioni dai camini, di sistemi automatici di manutenzione e regolazione della tenuta delle porte dei forni a coke, di videocamere mirate al controllo delle emissioni.
Per gli Altiforni le principali richieste sono l'adozione di filtri a tessuto in tutti gli altiforni, misura del resto obbligata per rispettare il limite di 10 mg/Nmc imposto nel riesame dell'AIA e la copertura dei canali di colata. Per l'Agglomerato Legambiente ribadisce l'importanza del campionamento in continuo delle emissioni di diossina dal camino E 312 e richiede che la misura venga adottata dal 1° gennaio 2014, mentre per le Acciaierie pone l'accento soprattutto sull' uso distorto delle torce, anomalia che va decisamente superata con le eventuali opportune modifiche di processo e/o adozione di adeguati sistemi di captazione.

Il capitolo dedicato ad ACQUE E SCARICHI A MARE parte dalla constatazione che, allo stato attuale, il prelievo dei campioni per le analisi della qualità dei reflui avviene dopo la confluenza degli scarichi dei singoli impianti nei due canaloni e quindi dopo aver subìto una diluizione con le acque di raffreddamento. La prima richiesta di Legambiente è che i prelievi vengano effettuati a "piede" di ogni impianto e che i valori di concentrazione debbano essere rispettati non solo dai reflui scaricati a mare ma anche da quelli dei singoli impianti interessati (cokeria, altiforni, ecc) prima della loro miscelazione con le acque affluenti nei due canaloni. Per l'associazione non è assolutamente tollerabile che le concentrazioni riscontrate a piè di impianto e la presenza del selenio nelle acque di cokeria risultino ancora superiori alle indicazioni delle nuove Bref o delle BAT.
Un altro punto rilevante è la richiesta di una razionalizzazione dell'utilizzo delle acque ad uso industriale. L'Ilva, per il raffreddamento dei suoi impianti e per necessità di processo, utilizza ingenti quantità di acque prelevate da varie fonti : Mar Piccolo in primo luogo. Di contro le acque reflue trattate dei depuratori Gennarini e Bellavista vengono scaricate a mare. L'AIA del 2011, recependo le indicazioni della Regione Puglia, ha prescritto all'azienda l'uso dei reflui depurati ed affinati provenienti dai depuratori Gennarini e Bellavista in luogo delle acque del Sinni attualmente impiegate per il suo processo produttivo. E' scandaloso come nonostante siano trascorsi 29 mesi dal rilascio dell'AIA, l'Ilva non si sia ancora adeguata a questa prescrizione e come il Governo non abbia agito d'autorità al riguardo. Si rileva come lo stabilimento di Piombino già utilizzi reflui depurati ed affinati nel proprio ciclo produttivo. Occorronno quindi l'adozione di sistemi di massimo riutilizzo delle stesse acque di raffreddamento e di processo dell'azienda ed il reimpiego a scopi industriali dei reflui depurati dagli impianti di Gennarini e Bellavista nel più breve tempo possibile e senza ulteriori rinvii.

Per ciò che attiene RIFIUTI E DISCARICHE Legambiente ritiene che in nessun modo, per le nuove discariche, si debba derogare dalle procedure previste dalle leggi in materia e dai requisiti tecnici richiesti dalle BAT per la costruzione di impianti di smaltimento. In questo ambito occorre che l'azienda fornisca le fideiussioni previste, aspetto di recente oggetto di ulteriori provvedimenti giudiziari da parte della Procura di Taranto. Nel documento viene inoltre segnalato che il sistema di monitoraggio della falda sottostante le discariche in esercizio nell'area "Mater Gratiae" dell'Ilva risulta inadeguato e si chiede che siano posizionati dei piezometri a monte ed a valle dei tratti di falda interessati. Si chiede inolttre l'Ilva presenti un piano di recupero paesaggistico di tutto il fronte delle discariche dismesse o attualmente in esercizio con particolare attenzione all'area della gravina di Leucaspide nei decenni passati utilizzata come discarica senza gli accorgimenti attualmente imposti dalla normativa in vigore.

In merito alle BONIFICHE Legambiente sottolinea come l'intera procedura sul SIN (Sito di Interesse Nazionale) d Taranto, pur essendo stata avviata da oltre un decennio, risente di gravi ritardi. Dal "piano ambientale" emerge come la caratterizzazione del suolo non abbia interessato le aree degli impianti e dei parchi minerali. Si ritiene grave che la conferenza nazionale dei servizi sul SIN non abbia ritenuto di dover prescrivere analisi anche in questo ambito. Legambiente richiede che tale provvedimento , anche a tutela della salute dei lavoratori, sia imposto nel "piano ambientale". Per dare impulso alle opere di bonifica è inoltre necessario stipulare un accordo di programma come già effettuato per altri territori

Infine la DIRETTIVA "SEVESO" SUI RISCHI DI INCIDENTI RILEVANTI. Legambiente ritiene che Taranto debba rientrare, per la complessità del suo apparato industriale ed il rischio costituito dalle sua attività, tra le aree "ad elevata concentrazione di stabilimenti " con l'elaborazione, quindi, di un unico Piano di Emergenza Esterno (PEE) di area. Nelle more dell'assunzione di tale provvedimento, ritiene necessario che si debba coordinare ed integrare il PEE dell'ILVA con quelli dell'ENI e del porto per garantire maggiore sicurezza al territorio. In particolare ritiene che il PEE Ilva debba integrarsi con quello delle centrali termoelettriche CET/2 e CET/3.
Da segnalare la riflessione sui fatti accaduti il 28 novembre scorso quando un tornado ha provocato una vittima e gravi danni al territorio. L'impatto prodotto dal suo passaggio per Legambiente deve portare ad un'analisi specifica per questo tipo di rischio.
Per l'associazione, inoltre, è del tutto intollerabile che un'azienda di questa portata, anche in possesso delle certificazioni ambientali, possa operare sul territorio senza essere in perfetta regola con le normative vigenti in materia di rischio ed in particolare che sia ancora sprovvista del Certificato di Prevenzione Incendi. Vengono ritenuti infine inaccettabili i tempi concessi al gestore per l'espletamento della fase istruttoria necessaria al suo ottenimento (giugno 2016) e se ne richiede una drastica riduzione avendo già la stessa azienda usufruito di un lungo periodo per mettersi in regola.

ALLEGATI
Osservazioni Legambiente al Piano ambientale Ilva


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