Le discariche attive all’Ilva per smaltire risparmiando
Edo Ronchi non avrà perso l’occasione del vertice di governo di ieri per ribadire che «potrebbe dimettersi» dall’incarico di subcommissario affidatogli per risanare l’Ilva. Ronchi lamenta una serie di ritardi, per i quali non si prende le responsabilità in attesa del probabile avviso di garanzia che arriverà sul suo tavolo e quello del commissario Bondi per «le accertate, persistenti violazioni delle prescrizioni a tutela dell’ambiente e della salute» già rilevate dal gip di Taranto Patrizia Todisco nell’ordinanza del 5 novembre con cui motivava il diniego al dissequestro di 233.193 euro che i commissari avrebbero voluto in cassa.
Sul risanamento in mano ai due commissari continua a suscitare polemiche anche la questione delle discariche interne all’Ilva autorizzate a raccogliere rifiuti pericolosi. Il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando ha contestato sul Corriere (19 novembre) la frase apparsa in un articolo del giorno prima nel quale si affermava che aveva «autorizzato l’uso di quella cava che, per decreto, fa entrare i rifiuti tossici e nocivi in un buco mai bonificato».
Affermazione che il Ministro contesta forse dimenticando che anche lui ha firmato il decreto convertito in legge il 3 agosto di quest’anno con il quale è stata autorizzata la gestione delle discariche già esistenti escludendo, di fatto, gli obblighi derivanti dalle procedure istruttorie connesse al rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale. In molti ricorderanno Orlando mediaticamente attivo a dare legittimazione a quel decreto.
Lui stesso ammette che «l’unico obiettivo di questo provvedimento è quello di consentire il rapido adeguamento ambientale dello stabilimento di Taranto considerato che gli interventi comportano la produzione di quantità rilevanti di rifiuti, pericolosi e non pericolosi». Però non spiega perché trasportare rifiuti pericolosi nelle discariche attrezzate e a norma rallenterebbero il risanamento.
Inoltre non risulta che i servizi tecnici del ministero dell’Ambiente abbiano effettuato una quantificazione e qualificazione dei materiali potenzialmente derivanti dalle attività di adeguamento ambientale che avrebbe costituito il necessario presupposto per autorizzare l’esercizio delle discariche. Il presupposto della legge, secondo il Ministro, sarebbe una «Valutazione di impatto ambientale positiva», del 1995, per i rifiuti pericolosi.
Omette di ricordare che quella «Via» (di vent’anni fa!) ha autorizzato la costruzione delle discariche ma non la loro gestione e il controllo che comunque devono far riferimento alle procedure Aia. Senza imbarazzo Orlando ammette che «l’obiettivo del decreto è il risparmio» e che smaltire altrove «avrebbe comportato un’ingentissima spesa». Certamente, smaltire ha i suoi costi, infatti la conseguenza non può che essere un favore economico ai Riva che, nonostante il commissariamento (che nulla ha a che vedere con l’esproprio), rientreranno in possesso dello stabilimento. Magari risanato con qualche milione in più in cassa: i soldi risparmiati per lo smaltimento. (CdS)
Guarda l'inchiesta "Patto d'acciaio" andata in onda a Report il 18 novembre 2013
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