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Il primo articolo estende il decreto del commissariamento Ilva dello scorso 4 giugno a tutte le società controllate o collegate. Il secondo ne estende il regime, prevede la nomina di "fino a tre subcommissari" per le società alle quali viene esteso il commissariamento, e la tenuta di una "contabilità speciale riguardante i beni oggetto di sequestro". Commissario e subcommissari, è inoltre previsto, "sono immessi nella titolarità e nel possesso delle azioni, delle quote sociali, dei cespiti aziendali e della liquidità delle società" sotto commissariamento, "e le amministrano al fine di perseguire l'esercizio delle attività d'impresa". A Commissari e subcommissari anche il compito di redigere e approvare i bilanci della spa Ilva e delle sue controllate, prevede il terzo articolo.
Mentre il quarto tocca il nodo dei beni sotto sequestro preventivo, compresi titoli, quote azionarie e liquidità, anche se in deposito; e indica che "l'organo di nomina giudiziale ne consente l'utilizzo e la gestione agli organi societari esercitando i necessari poteri di vigilanza". La liquidazione dei beni sequestrati e la destinazione dei ricavi al fondo unico di Giustizia è una ipotesi prevista nel caso in cui "l'attività di impresa non sia concretamente e oggettivamente perseguibile". L'ultimo articolo dispone l'immediata entrata in vigore delle norme. Il dl va inquadrato come "ulteriori disposizioni urgenti a tutela di imprese di interesse strategico nazionale".
Mentre il governo si dà da fare, lo stesso accade in Europa. Domani la Commissione dovrebbe aprire la procedura di infrazione contro l'Italia sul caso Ilva: il Belpaese non ha rispettato gli obblighi indicati dall'Aia (autorizzazione integrata ambientale) per le emissioni inquinanti e non ha imposto all'azienda il rispetto della direttiva sulla responsabilità civile per danno all'ambiente. (Rep)
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