venerdì 20 settembre 2013

Dopo l'urea, arriva il metano: le favole dell'adeguamento escrementale!

peto.it


«A Taranto si sperimenta metano»
Nelle acciaierie dell’Ilva di Taranto è in atto la sperimentazione di una nuova tecnologia per abbattere l’inquinamento con l’impiego di pallets di ferro preridotto e metano al posto del carbon coke. Lo ha annunciato il sub commissario Edo Ronchi ai consiglieri della Commissione Ecologia e Ambiente del Comune di Taranto. La sperimentazione – hanno reso noto oggi l’assessore comunale all’Ambiente Vincenzo Baio, il presidente della Commissione Ambiente Vincenzo Di Gregorio e i capigruppo che hanno partecipato all’incontro con Ronchi – sarà estesa agli altiforni per la produzione complessiva di 2 milioni di tonnellate di acciaio senza l’impiego dell’agglomerato, dove vengono preparati gli agglomerati di ferro, e delle cokerie.
Il sub commissario si è soffermato anche sull'accordo da 2 miliardi e 450 milioni di euro raggiunto con un gruppo di banche, che servirà sia a finanziare l’Aia (preventivato un costo di un miliardo e 800 milioni di euro) che per innovare gli impianti. Inoltre Ronchi ha parlato delle difficoltà finanziarie dell’azienda e ha precisato che si cercherà di rispettare il cronoprogramma, ma i 36 mesi previsti per il piano di risanamento potrebbero non bastare. (GdM)



“Ilva, 2,4 miliardi per l'ambiente”. Articolo di Domenico Palmiotti del 20 settembre 2013– www.sole24ore.it
L'accordo con le banche, dice il sub commissario (ma nell'incontro di ieri, negli uffici della direzione, si è «affacciato» per un saluto anche il commissario Enrico Bondi), è in fase di definizione. Un miliardo e 800 milioni serviranno per l'Aia in tre anni, il resto, invece, per manutenzioni e innovazioni impiantistiche. Si tratta di banche nazionali, precisa Ronchi, ma l'operazione ha un aggancio anche con la Banca europea degli investimenti che da mesi si è detta disposta a intervenire a sostegno del rilancio dell'acciaio.

Ma se l'accordo con le banche per realizzare l'Aia era già previsto, l'intervento sul ciclo produttivo costituisce invece una novità. «Nella produzione di acciaio sperimenteremo una tecnologia innovativa – dice Ronchi al Sole 24 Ore – basata sull'uso di ferro preridotto e metano». Oggi il ciclo di Taranto prevede la preparazione nell'agglomerato dei minerali di ferro destinati alla fusione negli altiforni e l'utilizzo del carbon coke. «Noi invece – spiega Ronchi – utilizzeremo pallets di ferro preridotti e metano al posto del carbon coke. La sperimentazione è già cominciata in acciaieria, la estenderemo agli altiforni, e vogliamo produrre 2 milioni di tonnellate di acciaio l'anno con questo sistema». Taranto, quindi, come la siderurgia austriaca. Nella riconversione, i passaggi del ciclo che saltano o quantomeno vengono ridimensionati, riguardano le cokerie e l'agglomerato, che, insieme ai parchi minerali, sono fra le aree a più elevato impatto ambientale dello stabilimento di Taranto. «Il tetto di produzione assegnatoci dall'Aia è di 8 milioni di tonnellate all'anno ma noi vogliamo soprattutto produrre acciaio in modo pulito» dice Ronchi che incontra un largo consenso dei consiglieri comunali presenti.

Sono una quarantina i cantieri dell'Aia pronti a partire nell'Ilva, annuncia Ronchi, che però pone anche un problema: le procedure autorizzative che rischiano di essere lunghe rispetto all'urgenza delle questioni da affrontare. Indicate ieri anche le date di presentazione dei progetti di copertura per i diversi parchi: minerali, il parco più grande, a dicembre (già fatte le scelte, si stanno definendo i dettagli); loppa entro novembre e fossile a febbraio prossimo. Intanto lo Sportello unico attività produttive del Comune ha avviato la discussione – aggiornandola al 21 ottobre – sui parchi omo-coke (miscela di minerali di ferro destinati alla sinterizzazione e carbon coke), nord agglomerato (sinterizzato di minerali di ferro per gli altiforni), sud agglomerato e gestione recuperi ferrosi. Per i primi tre parchi la copertura sarà costituita da strutture in legno lamellare giù usate per coprire il fossile delle centrali elettriche.
Per il parco omo-coke saranno utilizzate strutture ad arco mentre per i parchi agglomerato si ricorrerà ad edifici tronco-piramidali a pianta poligonale. La superficie complessiva da coprire è di 74.120 metri quadrati. Complessa la copertura dell'omo-coke che, seppure tra i parchi minori, occupa una superficie di 67.450 metri quadrati ed ha un'altezza massima di 45 metri. Infine la copertura del parco dei recuperi ferrosi utilizzerà strutture mobili in carpenteria (cappe) che possono muoversi su binari e coprire di volta in volta le postazioni di lavorazione. Il completamento dei diversi interventi è previsto a luglio 2015.



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