Partono le smentite al comunicato di Peacelink.
E, per l'ennesima volta, vaglielo a spiegare ad Assennato, che da anni non riesce proprio a parlare la lingua della gente, che la comunicazione è alla base dell'emotività popolare.
Eppure basterebbe che ricordasse l'effetto di un milione di posti di lavoro semplicemente promessi nella storia politica dell'ultimo ventennio italiano...
In ogni caso l'ARPA sottovaluta e minimizza sempre quelle iniziative che bolla come "agit-prop" (lo fece per il formaggio alla diossina, per il latte materno, per il sangue, per le cozze, e per gli allarmi di pediatri e altri medici...). Ogni volta, da buon organo di stato, anzi di regione, getta acqua di rigore metodologico sul fuoco delle medie alla trilussa, quelle, per capirci, alla portata della gente della strada!
Sicuramente la Rivoluzione Francese non scoppiò per l'infelice battuta di Maria Antonietta, ma non abbiamo dubbi che con essa la regina si giocò la fiducia del suo popolo e ... anche la testa!
Non possiamo non convenire sul fatto che l'ennesima bomba mediatica di Peacelink, per quanto antiepidemiologica in senso scientifico, sia aritmeticamente vera e quindi reale per la gente di strada. Colpisce nel segno e accomuna in poche righe tanta gente che ha il malato o il morto in casa e si chiede perchè nessuno faccia nulla. Anzi, a volte si cerca di rispondere al dolore diffuso e alle iniziative dal basso con qualche punto statistico di media e qualche promessa sulla "componente prevenibile": un linguaggio che stride come la minigonna al funerale!
Non è un caso che mentre tutti i giornali (compreso il Sole 24h, sempre pronto a chiudere un'occhio - anzi due - per smorzare i toni e remare a favore di padron Riva) non possono fare a meno di pubblicarla, l'Ilva fa mandare in giro una smentita da parte del suo epidemiologo di fiducia, Carlo La Vecchia (clicca qui per sapere chi è) nelle pagine di un altro giornale amico.
Evidentemente anche l'Ilva si è accorta del missile sparato sulla sua immagine, già disastrata.
In fondo quello che chiede Peacelink, portando la voce di tanta cittadinanza, è di fare monitoraggi continui e seri e di realizzare una costante campagna epidemiologica che metta in relazione i dati ambientali (statici e dinamici) con le patologie in atto nel territorio...
Forse Assennato in questo caso era un po' assonnato per non accorgersi che la gente chiede dall'ARPA più controllo e autorità. Un potenziamento che lui stesso ha sempre chiesto a condizione di imparare a prendere il toro per le corna e a saper parlare alla gente.
O forse dobbiamo lasciarci sedurre dal sospetto che siamo troppo vicini alle elezioni regionali perchè l'agenzia resista alla tentazione populistica del "grazie a noi ora le cose vanno già molto meglio"?
Già ci ha provato l'Arcivescovo a cavalcare il sogno della speranza con il suo linguaggio ultrapopulistico da favela sudamericana, quando ha detto che le sue donne delle pulizie hanno notato che invece di tutta quella polvere nera che una volta si raccoglieva spazzando i balconi, oggi se ne trova meno e marrone (più chiara...).
Ma, allora, l'ARPA, cos'è? Un ente di controllo e accertamento o un ufficio di propaganda?
E perchè ad esempio, avendo a disposizione gli stessi dati e strumenti, non ha fatto lei, per tempo, le analisi contenute nella perizia epidemiologica commissionata dalla Todisco? (peraltro, anche quella, pubblicamente in alcuni aspetti criticata dallo stesso Assennato)
Continuiamo a riporre un po' di fiducia in questa istituzione che in tante altre occasioni ha mostrato imparzialità e autorevolezza. Ma ci aspettiamo che apra (almeno lei che - in teoria - non dovrebbe preoccuparsi delle cabine elettorali) un canale di confronto di dipo divulgativo e partecipativo con la cittadinanza.
E' questo che fa la differenza, non solo la metodologia!
Tumori, Arpa: "I dati di Peacelink non hanno valore epidemiologico"
"Sappiamo che a Taranto c'è un eccesso di tumori polmonari - aggiunge Assennato - così come una parte può avere origini remote e un'altra più recente. Semmai quei dati legati al codice 048 possono rappresentare un ulteriore elemento di valutazione per il registro tumori, ma con il solo codice 048 non è possibile fare valutazioni epidemiologiche".
"Questo dato - continua Assennato - avrebbe valore se fosse stato presentato con una relazione, con un'analisi approfondita, e invece è una semplice comunicazione. Eppoi, a che anno si riferisce? Non lo sappiamo. Inoltre, questo dato avrebbe senso se avesse evidenziato il valore storico in raffronto con quello attuale dei quartieri più vicini all'Ilva, nonché comparato questo stesso valore col resto della città di Taranto e col resto della Puglia. Questo lavoro non è stato fatto. Non abbiamo alcuna contezza del trend temporale in aumento o del trend spaziale in eccesso sul resto della Puglia".
Assennato, inoltre, afferma che il 25 per cento della popolazione mondiale muore per tumore e che l'inquinamento è solo una delle cause che lo determina. "Facendo un esempio - prosegue il direttore generale dell'Arpa Puglia - i tumori polmonari hanno un'incidenza bassa a livello globale ma a Taranto è un pò più alta perché Taranto ha ovviamente una situazione particolare. Noi - sottolinea Assennato - stiamo anche lavorando per incidere sulla componente prevenibile abbassando i fattori di rischio". Assennato si dice quindi "stupito" dal clamore provocato dalle affermazioni di Peacelink e conclude: "Peacelink svolge bene la sua funzione di comunicazione, ma la comunicazione non può essere a livello di agit-prop. Su una materia così delicata occorrono analisi serie e rigorose". (Rep)
Ilva, Peacelink: a Taranto cancro per 1 su 18. Il medico La Vecchia: «Dati in linea con l'Italia»
LA PREVALENZA - Marescotti conclude con una critica al sindaco della città, Ippazio Stefàno, un medico, per non aver compiuto una ricerca di questo tipo, e con un appello all'Ordine dei medici per un approfondimento su questi dati. Ma quanto vale, rispetto alla media italiana, un dato di questo tipo? Le cifre di Taranto indicano che cinque persone su 100, vicino all'Ilva, o quattro su 100 negli altri quartieri, hanno o hanno avuto un cancro, un dato chiamato prevalenza.
«DATO ABBASTANZA RAGIONEVOLE» - «Dipende tutto da come viene effettuato il calcolo - spiega a corriere.it Carlo La Vecchia responsabile del dipartimento di epidemiologia dell'Istituto Mario Negri e docente dell'Università degli Studi di Milano - Che in Italia una persona su 20 abbia, o abbia avuto un tumore, mi sembra un dato abbastanza ragionevole. I tumori nuovi in Italia sono nell'ordine di 350-400 mila ogni anno (incidenza, ndr), e la sopravvivenza ormai è superiore al 50%. La prima variabile di cui tener conto è quella dell'età, dove la popolazione è più anziana, come per esempio in Liguria, si ha un tasso di prevalenza maggiore».
NON SONO NUOVI CASI - Si tratta, quindi, di un dato soltanto informativo. La Vecchia, infatti, ribadisce: «Quella di Taranto è una prevalenza intorno al 25%, e probabilmente è analoga anche altrove: in Italia sarebbe intorno ai 3 milioni di persone». Il valore del numero di malati, quindi, non è quello dei nuovi casi. «Il problema dell'Ilva resta comunque quello che i tumori attuali non possono essere attribuiti alle esposizioni attuali - sottolinea La Vecchia - Sia che siano associati alle esposizioni ambientali sia che non lo siano, quei valori vanno riferiti al passato. Sempre con due cautele da far presente: l'età e l' eventuale indice di deprivazione» collegato al contesto in cui vivono i malati.(CdS)
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