Il sistema illecito, scoperchiato grazie al lavoro degli uomini della
Guardia di Finanza del nucleo polizia tributaria, avrebbe cominciato ad
esistere fin dal 1995, anno in cui il Gruppo Riva si insediò
all'acciaieria tarantina. A finire in manette sono stati Alfredo
Ceriani, fiduciario della famiglia Riva e responsabile dell'area a
caldo, Enrico Bessone, dipendente della holding Riva Fire e responsabile
dell'area manutenzione meccanica delle acciaierie, Giovanni Rebaioli,
gestore dell'area parchi e impianti marittimi e Agostino Pastorino,
responsabile dell'area Ghisa e degli investimenti; a scontare la sua
custodia cautelare da 'casa', invece, sarà Lanfranco Legnani, colui che
secondo gli investigatori sarebbe il vertice massimo della gestione di
questo vero e proprio 'governo ombra'.
Secondo gli inquirenti, che stanno ricostruendo gli illeciti dietro
all'Ilva di Taranto, i cinque indagati avevano il compito di assicurarsi
che tutto all'interno dell'acciaieria fosse incentrato in direzione del
"fulcro su cui si muove il solo ed unico interesse dei Riva" e cioè
"quello legato alla produzione", senza curarsi minimamente, ad esempio,
dello stato di salute sempre più compromesso di operai e 'semplici'
cittadini di Taranto. Stando a quanto hanno scritto il procuratore
Franco Sebastio, l'aggiunto e i sostituti sulle motivazioni e la
richiesta di arresto cautelativo, Ceriani, Bessone, Rebaioli, Pastorino e
Lagnani (considerato dagli investigatori il vertice massimo della
'gestione occulta' dell'Ilva) avrebbero "governato sino a poco tempo fa
lo stabilimento di Taranto, dando disposizioni su tutte le iniziative e
le attività adottate all'interno dello stesso che, poi, venivano
eseguite o realizzate dal direttore o dai vari capi area le cui
decisioni, comunque, dovevano essere sempre avallate e condivise dai
primi". Insomma, chi aveva effettive responsabilità e deleghe non aveva
sostanzialmente potere decisionale, tanto che doveva attendere l'ok di
questa "regia oscura" che si muoveva dietro all'establishment ufficiale.
I reati per cui sono indagati i cinque componenti del 'governo
ombra', così come per i responsabili della famiglia Riva, sono
l'associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale,
l'avvelenamento di sostanze alimentari e l'omissione con dolo di cautele
sui luoghi di lavoro, di cui dovranno rispondere agli inquirenti che
indagano sull'Ilva. (Internetional Business Times)
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