Ilva, «Taranto Futura» chiede chiusura impianti
Il comitato 'Taranto futurà ha
presentato un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica di Taranto e
al Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Lecce, perchè lo
trasmetta al Tribunale dei ministri istituito nel distretto, chiedendo
il sequestro penale preventivo degli impianti di combustione dell’Ilva,
nel rispetto dell’art.8 della Direttiva comunitaria richiamata dalla
Corte Costituzionale con sentenza 85/2013, nonchè del principio di
precauzione, con conseguente blocco dell’attività produttiva.
Gli impianti dell’area a caldo dell’Ilva sono
attualmente sotto sequestro con facoltà d’uso, dopo che per molti mesi, a
partire dal 26 luglio 2012, erano stati sequestrati senza possibilità
di utilizzo, anche se la produzione di acciaio in stabilimento non si è
mai fermata. Nell’esposto il Comitato chiede inoltre che vengano
individuati e perseguiti penalmente coloro che hanno autorizzato (per
decreto legge o per provvedimento amministrativo) la continuazione
dell’attività produttiva dell’Ilva spa, determinando, quindi, la
permanenza dei reati di disastro ambientale, di getto pericoloso di cose
e di ogni altro reato che si dovesse ravvisare, con grave minaccia alla
salute dei cittadini di Taranto.
Secondo 'Taranto futurà l’autorizzazione a far
proseguire all’Ilva l’attività produttiva "certamente crea un ulteriore
inquinamento e rischio per la salute dei cittadini di Taranto, tenendo
conto anche della violazione delle prescrizione dell’Aia da parte
dell’Ilva spa, così come accertate in data 28, 29 e 30 maggio 2013
dall’Ispra (legale rappresentante dell’Ilva spa era ed è il dott. Enrico
Bondi) ed a fronte dell’accertato nesso causale generale tra
l’inquinamento dell’Ilva e le malattie della popolazione tarantina,
oltre alle ulteriori indagini epidemiologiche del ministero della Salute
e alla gravità sanitaria accertata dal Registro dei Tumori ultimo della
Regione Puglia".(GdM)
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