Ilva: Bondi disdice circolo aziendale Taranto, 400mila euro anno
Nell'Ilva affidata al commissario
Enrico Bondi non c'e' piu' spazio per il circolo aziendale
"Vaccarella", un'antica masseria con corte immersa nel verde e
con una serie di impianti sportivi, ubicata a Taranto Nord alle
porte del rione Paolo VI. L'Ilva ha infatti dato disdetta, a
valere dal primo gennaio prossimo, dell'accordo in base al
quale eroga alla fondazione "Vivere Solidale", gestita dai
sindacalisti delle federazioni metalmeccaniche, 400mila euro
l'anno perche' la "Vaccarella" continui a svolgere le sue
attivita' a favore dei dipendenti dell'Ilva di Taranto e dei
loro figli. Sindacati metalmeccanici e Ilva si incontrano oggi
a Taranto per studiare quali soluzioni sono possibili per
assicurare una continuita' al circolo aziendale Vaccarella. Dal
primo gennaio, infatti, l'azienda, su decisione del commissario
Enrico Bondi, non garantira' piu' il fondo di 400mila euro
assicurato alla fondazione che gestisce la struttura. La
disdetta risale agli inizi del mese ma e' un atto "non
conflittuale" dicono i sindacalisti dei metalmeccanici, molti
dei quali mesi addietro, quando l'Ilva di Taranto era nel pieno
della bufera giudiziaria, si sono autosospesi dalla fondazione
"Vivere Solidale". In sostanza l'Ilva "commissariata", pur
chiudendo i rubinetti del finanziamento, non ha tuttavia chiuso
definitivamente le porte a qualche forma di continuita' del
circolo aziendale e l'incontro di oggi dovrebbe servire a
individuare le possibili soluzioni. "L'attivita' del circolo e'
andata comunque avanti in questi mesi - spiegano i sindacalisti
- assicurando piu' o meno quello che si e' sempre fatto, ovvero
sport, tempo libero, iniziative per i dipendenti dell'Ilva e i
loro figli". A spingere l'Ilva di Bondi a dare un taglio alla
questione "Vaccarella" sono state le denunce e gli esposti
degli ultimi mesi. La gestione del circolo e' stata infatti
contestata e segnalata anche alla Magistratura in quanto
ritenuta una "zona opaca" di quello che e' stato definito il
"sistema Ilva". La masseria "Vaccarella" e' stata ereditata dal
gruppo Riva nel maggio 1995 quando dall'Iri acquisto' i beni
dell'Ilva ma negli anni precedenti, ovvero con l'Italsider e
l'Ilva di Stato, la stessa masseria e' stata uno dei simboli
piu' evidenti della vecchia gestione pubblica. Al di la' degli
appartamenti sovrastanti la corte della masseria, spesso usati
come foresteria per i dirigenti, in quegli anni il circolo
"Vaccarella" si distinse per manifestazioni sportive anche di
alto livello, soprattutto nel tennis, nella promozione della
stagione teatrale di Taranto e in una serie di spettacoli nei
mesi estivi sotto il nome di "Concerti sull'erba". Erano gli
anni in cui la siderurgia di Stato finanziava di tutto e di
piu', andando ben oltre il perimetro della produzione di
acciaio, e le questioni ambientali - sebbene le prime sentenze
per inquinamento dell'allora pretore Franco Sebastio, oggi
procuratore della Repubblica di Taranto, risalgano ai primi
anni '80 - non avevano certo assunto la dirompenza che hanno
oggi. L'avvento di Riva all'Ilva porto' l'azienda ad uscire
dalla gestione diretta della "Vaccarella", assicurando pero' ai
sindacati - che si fecero carico della masseria attraverso una
fondazione - un finanziamento annuale per la continuazione
delle attivita'. Un contributo che e' passato indenne
attraverso tutte le vicissitudini che hanno interessato l'Ilva
in poco meno di 20 anni di gestione privata sino a quando, a
meta' 2012, il caso del siderurgico di Taranto e' deflagrato
col sequestro degli impianti dell'area a caldo e i primi
arresti per disastro ambientale. Partono in quei mesi, infatti,
denunce ed esposti - anche del comitato "Cittadini e lavoratori
liberi e pensanti" uno dei piu' attivi nelle battaglie
sull'Ilva - tesi a evidenziare quelle che si ritengono
"anomalie" e aspetti poco chiari nella gestione e
nell'attivita' del circolo. Ma il taglio lo da' nelle scorse
settimane il commissario Bondi con la disdetta. A Bondi,
evidentemente, in un momento in cui l'Ilva va a caccia di
denaro e di commesse di lavoro per stare in piedi, pagare gli
stipendi agli 11mila dipendenti e finanziare i costosi lavori
ambientali dell'Aia nel siderurgico di Taranto, specie ora che
i legami con la holding Riva si sono notevolmente allentati,
quei 400mila euro annui devono essere sembrati se non uno
spreco, quantomeno una cosa di rivedere e ridiscutere
completamente. (AGI)
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