Ecco i flocculi della sconfitta operaia che emergono dalla melma sindacale più bieca e connivente.
I rappresentanti di operai e famiglie sfruttate chiedono che il padrone sia "salvo per legge".
Che schifo!
Non aggiungiamo altro...
ACCIAIO Dopo il sequestro preventivo deciso dal giudice per l’Ilva,
scatta il blocco degli impianti del gruppo. Riva "chiude" i forni, 1500 a
casa
«Serve un decreto Salva Riva». L'appello si è alzato da sindacati,
imprenditori, istituzioni riuniti ieri a Verona in un vertice
d'emergenza in Confindustria dopo il blocco delle attività negli
impianti della Riva Acciaio in tutt'Italia a seguito del provvedimento
di sequestro preventivo penale emesso dal Gip di Taranto. Un blocco
dell'attività che colpisce duro anche il Veneto, dove sono oltre 500 le
famiglie coinvolte: a Verona, nella storica fabbrica “Galtarossa” oggi
Riva Acciaio, lavorano 469 dipendenti, a cui vanno aggiunti un altro
centinaio delle imprese dell'indotto (autitrasporti e fornitori). Lo
stabilimento scaligero ieri è stato chiuso e i dipendenti messi in
mobilità come negli impianti di Caronno Pertusella (Varese), Lesegno
(Cuneo), Malegno, Sellero, Cerveno (Brescia) e Annone Brianza (Lecco) e
di servizi e trasporti (Riva Energia e Muzzana Trasporti) con un totale
1500 dipendenti. Lo stop è scattato ieri mattina dopo il provvedimento
di sequestro preventivo penale del Gip di Taranto, datato 22 maggio e 17
luglio 2013 e comunicato il 9 settembre all'azienda «in base al quale -
si legge in una nota della società che controlla anche l'Ilva di
Taranto - vengono sottratti a Riva Acciaio i cespiti aziendali, tra cui
gli stabilimenti produttivi, e vengono sequestrati i saldi attivi di
conto corrente e si attua di conseguenza il blocco delle attività
bancarie, impedendo il normale ciclo di pagamenti aziendali. Questo fa
sì che non esistano più le condizioni operative ed economiche per la
prosecuzione della normale attività». Immediate le reazioni a Verona,
con un vertice tenuto ieri dalle 15,30 alle 17 in Confindustria tra
sindacati, azienda e istituzioni. «Chiediamo subito l'intervento del
Governo, qui serve un decreto “SalvaRiva", come è stato fatto con l'Ilva
a Taranto, magari con la nomina di un commissario a guidare l'azienda -
ha sottolineato Dante Loi della Fiom Cgil -. Questa di Verona è una
fabbrica moderna, dove sono stati fatti importanti investimenti sul
fronte dell'ambiente, e che stava uscendo dal tunnel in cui era entrata
con la crisi del 2008, con 260 lavoratori su 469 a contratto di
solidarietà. Oggi, abbiamo commesse garantite per 4 mesi e la fabbrica
chiude. È assurdo». «È giusto tutelare la salute, combattere
l’inquinamento e prendere provvedimenti per evitarlo, ma in un momento
di gravissima crisi economica che un provvedimento di un magistrato
arrivi a costringere alla chiusura un’azienda di queste dimensioni, che
dà lavoro a decine di migliaia di famiglie, dà l’idea di un Paese
ridicolo - commenta il sindaco Flavio Tosi - Facciamo appello al Governo
e al Presidente Napolitano affinché siano adottati provvedimenti». (cislveneto)
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