Il decreto 'salva Riva Acciaiò del
ministro Flavio Zanonato "è pronto". Ma restano da sciogliere
divergenze all’interno del governo su cui – a quanto si apprende - il
premier Enrico Letta ha imposto uno stop, dagli Stati Uniti, avvertendo i
colleghi dell’Esecutivo che sarà lui a dire l'ultima parola, al ritorno
a Roma, giovedì; in tempo utile per portare il testo in Consiglio dei
ministri venerdì prossimo. L'intervento del governo è urgente, anche
sulla spinta dell’impatto sociale dei sequestri che hanno portato allo
stop della produzione negli stabilimenti Riva. "Con "1.400 addetti senza
lavoro, fornitori e clienti sull'orlo della chiusura", come ha
ricordato Federacciai. Ma il varo del decreto appare ancora non facile.
Il ministro dello Sviluppo aveva annunciato già per
ieri pomeriggio la convocazione di un Consiglio dei Ministri ad hoc, che
non si è poi mai riunito. La linea d’azione decisa da Zanonato è
chiara; emerge da un testo snello, in cinque articoli, con due punti
chiave: estensione del commissariamento Ilva con più poteri nella
gestione, e la possibilità di utilizzare beni e liquidità sotto
sequestro preventivo per non fermare la produzione. Un testo che per il
ministro è definitivo ma che potrebbe cambiare sulla spinta delle
opposizioni interne al governo: due i nodi politici posti dal
centrodestra, un no alla retroattività (che tecnicamente è essenziale),
ed un no ad un aumento di perimetro e poteri del commissariamento Ilva.
"Come Forza Italia, non accetteremo un altro commissariamento che
espropri ulteriormente le imprese, che vanno tutelate e difese", ha
puntualizzato ieri il ministro Maurizio Lupi.
Il decreto è "pronto" ed è "molto semplice", ha
ribadito oggi Zanonato, riassumendone il principio cardine: quando il
magistrato sequestra un’attività produttiva, l’attività prosegue con il
controllo di un custode giudiziario e la gestione degli organi
societari.
L'ultima stesura del decreto uscita dal ministero,
secondo la bozza letta dall’ANSA, prevede l’estensione del
Commissariamento Ilva alle società "controllate o collegate" (quindi
agli stabilimenti Riva) con l’eventuale nomina di subcommissari, "fino a
tre". E più poteri per commissario e subcommissari che "sono immessi
nella titolarità e nel possesso delle azioni, delle quote sociali, dei
cespiti aziendali e della liquidità delle società" sotto
commissariamento, "e le amministrano al fine di perseguire l’esercizio
delle attività d’impresa". Mentre sul nodo chiave dei beni sotto
sequestro preventivo, compresi titoli, quote azionarie e liquidità,
anche se in deposito, il testo prevede che, con immediata entrata in
vigore e effetto retroattivo, il custode giudiziario "ne consente
l’utilizzo e la gestione agli organi societari esercitando i necessari
poteri di vigilanza".
GIP: SEQUESTRO NON PRECLUDE USO BENI AZIENDA
Con il decreto di sequestro preventivo di beni per equivalente, sino
alla concorrenza di 8.1 miliardi di euro, al Gruppo Riva "non è stata
posta alcuna preclusione all’uso dei beni da parte del soggetto
proprietario": lo scrive il gip di Taranto Patrizia Todisco in risposta
ad una istanza rivolta dall’azienda.
Il decreto di sequestro dei beni del Gruppo Riva "non riguarda i
crediti" vantati dallo stesso nei confronti dei clienti. "Le liquidità
sequestrate al Gruppo Riva - continua il gip - non confluiscono nel
Fondo unico di giustizia" e le somme non possono essere reimmesse nel
possesso della proprietà perchè ciò equivarrebbe ad un dissequestro".
Spetta all’amministratore giudiziario gestire i soldi sequestrati al
Gruppo Riva, compresi i pagamenti, "purchè venga assicurata la
prosecuzione dell’attività aziendale e salvaguardate le finalità del
sequestro". E’ quanto disposto dal gip di Taranto Patrizia Todisco in un
provvedimento di tre pagine notificato stasera al custode e
amministratore giudiziario dei beni sequestrati, Mario Tagarelli. (GdM)
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