Risanamento all'Ilva. «Serve più tempo»
Nero su bianco. «Gli impianti Ilva, che subiscono
un arresto per l’adeguamento o la ricostruzione a seguito di
prescrizione previste dall’Aia (Autorizzazione integrata ambientale),
non sono autorizzati a riprendere l’esercizio fino alla completa
ultimazione degli interventi strutturali». Pesi e contrappesi: finisce
la lunga ed evidentemente «laboriosa» gestazione del Piano delle misure e
delle attività di tutela ambientale per l’Ilva, commissionato dal
ministro Andrea Orlando a tre esperti di sua nomina. Il documento ha
visto ieri la luce con dei «paletti» ben precisi, posti da: Giuseppe
Genon, docente di Ingegneria dell’ambiente al Politecnico di Torino;
Lucia Bisceglia, medico epidemiologo, dirigente dell’Arpa Puglia e Marco
Lupo, commissario all’Emergenza rifiuti della Regione Sicilia. Dello
stop agli impianti, in attesa del risanamento, si è detto. Altrettanto
delicato appare il passaggio sui tempi di applicazioni dell’Aia.
L’Ilva chiede dilazioni: far partire il cronometro dell’Autorizzazione
da giugno di quest’anno, data del commissariamento, e non da dicembre
dell’anno scorso, quando fu approvato il decreto diventato poi legge.
Questo pur assicurando il rispetto del limite di 36 mesi concessi dallo
Stato. Il Piano chiarisce che l’applicazione dell’Aia, la sua
fattibilità tecnica, in ragione della complessa dimensione degli
impianti, «può implicare la variazione dei contenuti
dell’Autorizzazione, ma limitatamente alla rimodulazione delle
tempistiche originariamente previste». A questo corrisponderà, comunque,
la possibilità che l’Aia sia riesaminata ai fini dell’applicazione di
misure per conformare le acciaierie alle leggi comunitarie, statali e
regionali».
Aia work in progress, anche se il percorso resta tutto da costruire.
Perché nel Piano appare un altro passaggio decisivo sul rapporto tra
città e fabbrica. La necessità di considerare un bene comune,
indivisibile, la salute dei cittadini e quella degli operai Ilva:
«Priorità - si legge nel documento - agli interventi in base alle
necessità di garantire un elevato livello di protezione ambientale e
sanitaria per i lavoratori e la popolazione generale».
Da ieri mattina il piano è in rete sul sito del ministero dell’Ambiente (www.miniambiente.it)
. Si tratta di 111 pagine in cui si affrontano, in maniera molto
articolata, i temi ai quali Orlando voleva gli esperti dessero una
risposta. Si parte dalle misure per limitare l’impatto inquinante delle
emissioni in atmosfera, passando attraverso gli interventi nel comparto
idrico e, soprattutto, nel delicato capitolo dei rifiuti. Emergenze,
queste ultime, non contemplate dall’ultima «versione» dell’Aia ma alle
quali occorre dare risposte urgenti. Perché costituiscono gravi
criticità, nel complesso sistema della siderurgia tarantina e del suo
impatto ambientale. Il lavoro punta, nella fase finale, a focalizzare la
messa in sicurezza e le bonifiche, gli interventi per il risparmio
energetico e le misure destinate alla tutela della salute. Su tutte «una
rete di monitoraggio biologico, ambientale e umano» prevista dalla
stessa Aia. Infine i costi.
Il Piano non è ancora definitivo. L’approvazione del ministero si
prevede entro trenta giorni dalla pubblicazione. La consultazione via
web permette ai cittadini osservazioni che potranno essere inviate,
tramite mail, all’indirizzo di posta elettronica commissariostraordinario@gruppoilva.com
(specificando nell’oggetto: «Osservazioni a Piano ambientale Ilva». Nel
frattempo i tre esperti hanno spiegato che dovrà essere l’Ilva, il
commissario straordinario Bondi, a dover realizzare un’analisi dei costi
degli interventi da inserire nel piano industriale di prossima
presentazione (a novembre). (GdM)
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