sabato 12 ottobre 2013

Piano piano

Risanamento all'Ilva. «Serve più tempo»

Nero su bianco. «Gli impianti Ilva, che subiscono un arresto per l’adeguamento o la ricostruzione a seguito di prescrizione previste dall’Aia (Autorizzazione integrata ambientale), non sono autorizzati a riprendere l’esercizio fino alla completa ultimazione degli interventi strutturali». Pesi e contrappesi: finisce la lunga ed evidentemente «laboriosa» gestazione del Piano delle misure e delle attività di tutela ambientale per l’Ilva, commissionato dal ministro Andrea Orlando a tre esperti di sua nomina. Il documento ha visto ieri la luce con dei «paletti» ben precisi, posti da: Giuseppe Genon, docente di Ingegneria dell’ambiente al Politecnico di Torino; Lucia Bisceglia, medico epidemiologo, dirigente dell’Arpa Puglia e Marco Lupo, commissario all’Emergenza rifiuti della Regione Sicilia. Dello stop agli impianti, in attesa del risanamento, si è detto. Altrettanto delicato appare il passaggio sui tempi di applicazioni dell’Aia.
L’Ilva chiede dilazioni: far partire il cronometro dell’Autorizzazione da giugno di quest’anno, data del commissariamento, e non da dicembre dell’anno scorso, quando fu approvato il decreto diventato poi legge. Questo pur assicurando il rispetto del limite di 36 mesi concessi dallo Stato. Il Piano chiarisce che l’applicazione dell’Aia, la sua fattibilità tecnica, in ragione della complessa dimensione degli impianti, «può implicare la variazione dei contenuti dell’Autorizzazione, ma limitatamente alla rimodulazione delle tempistiche originariamente previste». A questo corrisponderà, comunque, la possibilità che l’Aia sia riesaminata ai fini dell’applicazione di misure per conformare le acciaierie alle leggi comunitarie, statali e regionali».
Aia work in progress, anche se il percorso resta tutto da costruire. Perché nel Piano appare un altro passaggio decisivo sul rapporto tra città e fabbrica. La necessità di considerare un bene comune, indivisibile, la salute dei cittadini e quella degli operai Ilva: «Priorità - si legge nel documento - agli interventi in base alle necessità di garantire un elevato livello di protezione ambientale e sanitaria per i lavoratori e la popolazione generale».
Da ieri mattina il piano è in rete sul sito del ministero dell’Ambiente (www.miniambiente.it) . Si tratta di 111 pagine in cui si affrontano, in maniera molto articolata, i temi ai quali Orlando voleva gli esperti dessero una risposta. Si parte dalle misure per limitare l’impatto inquinante delle emissioni in atmosfera, passando attraverso gli interventi nel comparto idrico e, soprattutto, nel delicato capitolo dei rifiuti. Emergenze, queste ultime, non contemplate dall’ultima «versione» dell’Aia ma alle quali occorre dare risposte urgenti. Perché costituiscono gravi criticità, nel complesso sistema della siderurgia tarantina e del suo impatto ambientale. Il lavoro punta, nella fase finale, a focalizzare la messa in sicurezza e le bonifiche, gli interventi per il risparmio energetico e le misure destinate alla tutela della salute. Su tutte «una rete di monitoraggio biologico, ambientale e umano» prevista dalla stessa Aia. Infine i costi.
Il Piano non è ancora definitivo. L’approvazione del ministero si prevede entro trenta giorni dalla pubblicazione. La consultazione via web permette ai cittadini osservazioni che potranno essere inviate, tramite mail, all’indirizzo di posta elettronica commissariostraordinario@gruppoilva.com (specificando nell’oggetto: «Osservazioni a Piano ambientale Ilva». Nel frattempo i tre esperti hanno spiegato che dovrà essere l’Ilva, il commissario straordinario Bondi, a dover realizzare un’analisi dei costi degli interventi da inserire nel piano industriale di prossima presentazione (a novembre). (GdM)

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