Clini: non sono uomo dell'Ilva
La Gazzetta del Mezzogiorno, nell’agosto 2012 in un
articolo a firma Mimmo Mazza aveva scritto che, secondo
un’intercettazione telefonica agli atti della Procura di Taranto, io
sarei stato un «uomo dell’Ilva».
Notizia smentita qualche ora dopo con un comunicato
della Procura della Repubblica di Taranto, ma che continua a girare,
incurante della smentita, sul web e sulla stampa.
Sabato, in un articolo ancora a firma di Mazza sulla più
volte preannunciata chiusura dell’inchiesta Ilva, si afferma che io
sarei corresponsabile, in quanto direttore generale del ministero,
dell’AIA rilasciata il 4 agosto 2011, oggetto dell’indagine appena
conclusa con, apprendo da voi, 50 indagati.
Come ho avuto ripetutamente modo di chiarire, e come
risulta dagli atti che sono pubblici e consultabili, io non ho avuto
alcun ruolo nella procedura dell’Aia del 4 agosto 2011 in quanto la mia
direzione, una delle 5 in cui si articola il Ministero dell’Ambiente,
non si occupa di Aia. Al contrario ne ho criticato i contenuti, in
contrasto con la direttiva europea Ippc che ha stabilito gli obiettivi
delle Autorizzazioni Integrate Ambientali; il metodo «consociativo» con
il quale è stata predisposta; i tempi per il rilascio, superiori di 10
volte a quelli stabiliti dalla legge.
In particolare, nella mia audizione del 16 luglio 2013
alla X Commissione del Senato, ho messo in rilievo che l’Aia del 4
agosto 2011 rappresenta «l’esito di una procedura scarsamente motivata
sul piano tecnico, e caratterizzata da un compromesso “politico” tra la
resistenza dell’impresa ad assumere impegni in linea con le migliori
tecnologie disponibili e le istanze degli enti locali e delle
associazioni ambientaliste in gran parte non sostenibili sul piano della
fattibilità tecnica e giuridica. Questo è il contesto nel quale si
collocano, e si comprendono, le positive dichiarazioni con le quali le
autorità competenti hanno accolto l’Aia del 4 agosto 2011 (di cui è
disponibile un’ampia rassegna stampa)».
E a questo proposito la Gazzetta del Mezzogiorno
potrebbe ricordare ai suoi lettori in particolare le soddisfatte
dichiarazioni di allora dell’assessore all’ambiente, Nicastro, e del
direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato.
Io mi sono assunto la responsabilità di modificare l’Aia
del 4 agosto 2011, applicando rigorosamente la direttiva europea. Dopo
un’istruttoria di 6 mesi, il 26 ottobre 2012, ho rilasciato la nuova Aia
con prescrizioni finalizzate alla rimozione di tutti i fattori di
rischio individuati nell’area a caldo dello stabilimento. Gli interventi
previsti dovevano essere attuati in un arco temporale massimo di 36
mesi.
Il 15 novembre 2012 Ilva ha accettato le prescrizioni e
presentato il piano degli interventi per dare attuazione alla nuova Aia.
In questo modo la procedura si è completamente allineata alla direttiva
europea, perché Aia è diventata il documento di riferimento assunto
dall’impresa per la riqualificazione ambientale degli impianti.
Il sequestro dei prodotti finiti il 26 novembre 2012 ha
aperto un conflitto della Procura e del Gip contro l’amministrazione. La
Corte Costituzionale il 9 aprile 2013 ha pienamente riconosciuto la
legittimità della azione dell’amministrazione, ma intanto erano
trascorsi mesi preziosi per un’impresa che deve competere nei mercati
internazionali, e tutto è diventato più difficile.
Se si fosse seguita la via maestra indicata dall’Aia del
26 ottobre 2012, oggi Ilva sarebbe un cantiere aperto per la
realizzazione di interventi tecnologici e gestionali basati sui nuovi
standard europei per la siderurgia.
Vorrei ancora ricordare al vostro giornalista che
l’avvio dei lavori per il risanamento ambientale di Taranto, di cui ha
scritto sul giornale nell’edizione odierna (ieri, ndr), avviene oggi
grazie all’iniziativa che ho assunto il 26 luglio del 2012 con il
Protocollo per la riqualificazione ambientale di Taranto. Ho assunto
l’iniziativa per superare gli scandalosi ritardi e le inadempienze
rispetto agli impegni della Regione Puglia per Taranto. In particolare
vale la pena di ricordare che le risorse stanziate per il risanamento
del quartiere Tamburi (49,4 milioni ?) il 3 luglio 2007, sulla base di
un progetto di Regione e Comune, erano state successivamente destinate
ad altri progetti con una deliberazione della giunta regionale del 2
ottobre 2007. Questo per la verità storica. (GdM)
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