Comunicato stampa
Fondo Antidiossina e PeaceLink commentano la pubblicazione in Gazzetta
Ufficiale del DL 136 ''Disposizioni urgenti dirette a fronteggiare
emergenze ambientali e industriali e a favorire lo sviluppo delle aree
interessate''.
Rendono noto inoltre che il 18 dicembre si svolgera' a Roma al Ministero
dell'Ambiente la Conferenza dei Servizi per la messa in sicurezza della
falda nell'area sotto il parco monerali dell'Ilva.
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Con questo comunicato stampa, PeaceLink e Fondo Antidiossina intendono
lanciare un grido di allarme riguardo la preoccupante situazione
sanitaria, amministrativa ed ambientale di Taranto, conseguentemente ai
gravi e ripetuti incidenti di slopping, di emissioni pericolose
verificatesi in questi giorni in modo particolarmente intenso.
Ieri il nuovo decreto legge sull'Ilva e' stato pubblicato sulla Gazzetta
Ufficiale; e' il Decreto decreto legge 136 riguardante "Disposizioni
urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali e a
favorire lo sviluppo delle aree interessate".
La gravità della situazione va di pari passo con le azioni inutili del
governo, che con questa decisione politica di fatto estende i poteri del
Commissario e della sua struttura prorogando i termini di attuazione di
eventuali messe a norma e di azioni di bonifica ed annullando
l'Autorizzazione Integrata Ambientale.
Il testo del decreto é ritenuto dalle due associazioni inaccettabile e
impossibile da giustificare dinanzi al protrarsi di una situazione di
assoluta emergenza.
Tale decreto, finalizzato esclusivamente a garantire la produzione
dell'ILVA, annulla l'ordinanza del GIP Patrizia Todisco che il 5
novembre 2013 ha ribadito come, nell'interesse pubblico, i fondi posti
sotto sequestro dovessero garantire il principio di precauzione e non
andare a confluire nelle casse dell'attuale gestione commissariale il
cui solo scopo è assicurare la continuità produttiva in grave ed
evidente violazione delle decisioni della magistratura e delle leggi
europee.
I vari profili di inadempimento messi in luce dal GIP, l'inesistenza di
un piano industriale corroborati dal nuovo decreto vanno nel senso
totalmente opposto all'attuazione di una politica che voglia risolvere
la questione Taranto.
Non risulta inoltre chiaramente definito il regime autorizzativo in cui
opera lo stabilimento ILVA di Taranto, per quanto attiene all'AIA e alle
autorizzazioni che al momento sembrano mancare. Il Commissario,
supportato dal Governo, non ritiene cogenti le norme previste dall'AIA e
continua ad operare in flagrante violazione del diritto in materia.
La pratica di rimuovere e garantire la normativa vigente é una pratica
anti-costituzionale. La giurisprudenza europea in materia di ambiente e
di diritti umani prevede delle norme ineludibili come ad esempio
l'articolo 2 della Convenzione dei Diritti Umani ( di cui la Repubblica
Italiana é firmataria) che prevede la difesa del diritto primario alla
vita, come la direttiva europea IPPC.
Il principio del "chi inquina paga" viene posto, anch'esso, in grave
pericolo visto che il Commissariamento attuale dell'ILVA insieme al
Governo svuotano le casse ILVA annullando in sequestri, al solo fine di
garantire la produzione in totale violazione di numerose norme. Una
nuova comunicazione alle istituzioni europee, in merito al nuovo
decreto, é stata effettuata stamane.
La situazione di Taranto é arrivata ad un punto di non ritorno, il grido
di allarme che questo comunicato ed i video allegati intendono
lanciare, costituisce un'accusa precisa a tutti i governanti.
Per quanto riguarda la conferenza dei servizi indetta dal Ministero dell'Ambiente, la cosa
che preoccupa le associazioni e' l'intento del governo che non mira a
bonificare il sottosuolo.
Se venisse cementificata la vasta area sotto il parco minerali, senza
bonificare il terreno inquinato, verrebbero tombati e non rimossi gli
inquinanti che hanno impregnato il sottosuolo.
Una pratica del genere condannerebbe l'area ad uno stato di
compromissione perenne del sottosuolo, mentre nel frattempo rimane
irrisolta la questione della raccolta e del trattamento delle acque
meteoriche che finiscono nella falda dopo aver dilavato i terreni
inquinati dell'Ilva.
Per PeaceLink e Fondo Antidiossina Taranto: Antonia Battaglia, Alessandro Marescotti, Fabio Matacchiera
Ronchi: il decreto accelera il risanamento
«Spero che i suoi critici, ora che è pubblicato, leggano attentamente
questo decreto che rende disponibili, in modo legittimo e logico quindi
anche costituzionale, risorse finanziarie necessarie al risanamento
ambientale dell’Ilva». Lo ha dichiarato il sub-commissario Ilva Edo
Ronchi, in occasione della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del DL
136 “Disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e
industriali e a favorire lo sviluppo delle aree interessate”.
Ronchi
sottolinea anche che il decreto «accelera le procedure chiarendo che le
coperture enormi dei parchi che si devono realizzare, sono volumi
tecnici e quindi non devono attendere modifiche urbanistiche e dei piani
regolatori per essere realizzate, che, inoltre, accelera le procedure
per l’utilizzo delle aree interne non contaminate e che accelera i tempi
per le valutazioni di assoggettabilità e di VIA, senza minimamente
toccare le tutele ambientali» .
Per quanto riguarda il transitorio,
fino all’approvazione del piano ambientale, il decreto chiarisce cosa
deve fare il commissario, spiega Ronchi, e quali risultati deve
garantire (almeno l’avvio del 70% delle misure AIA e assicurando che,
per quanto dovuto all’ILVA, i parametri che misurano la qualità
dell’aria esterna siano a norma). «Per le sanzioni del Prefetto, il
decreto chiarisce –sottolinea Ronchi- che per le violazioni compiute
prima del Commissariamento, paga il titolare o l’azionista di
maggioranza, dopo paga l’Ilva commissariata nei casi delle violazioni
previste». Per quanto riguarda il rinvio di circa 60 giorni del piano
ambientale, conclude Ronchi «esso è reso necessario anche per includervi
tutte le misure necessarie per completare l’Aia , producendo così
un’accelerazione complessiva (prima si doveva attendere un’altra Aia per
acque, rifiuti, rischi d’incidente e energia), fermo restando il
termine finale di 36 mesi fissato dal precedente decreto che non
cambia».
Sullo stesso argomento interviene anche l’on. Michele
Pelillo. «Sono d’accordo – scrive – con Legambiente sul fatto che la
proroga per l’adozione del piano ambientale e, di conseguenza, del piano
industriale per l’Ilva di Taranto susciti perplessità. Proveremo, in
sede di conversione del provvedimento in legge, ad accorciare questo
lasso di tempo. Chiederemo al ministro Orlando, comunque, di anticipare i
tempi del piano ambientale rispetto a qualunque nuovo termine».
Del
decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale «valorizziamo – aggiunge
Pelillo – però anche gli straordinari aspetti positivi. Il documento
persegue due obiettivi importanti, la copertura finanziaria dei lavori
di ambientalizzazione e la semplificazione (oltre che l’accorciamento
dei tempi) delle procedure autorizzative per l’avvio dei cantieri. Con
questo provvedimento i commissari sono nella facoltà di chiedere ai
giudici di usare i soldi dei Riva sequestrati dalla procura di Milano:
un miliardo e ottocento milioni di euro. Il decreto legge, inoltre,
abbrevia e semplifica l’iter burocratico delle autorizzazioni, con una
compressione dei tempi e uno snellimento delle procedure. Dopo 50 anni
di niente, lo Stato – attraverso l’azione del governo e del Parlamento –
ci sta dando la possibilità, per la prima volta, di accettare la sfida,
la scommessa di trovare l’agognato punto di equilibrio tra l’esigenza
della produzione industriale e il diritto alla salute e alla vita dei
tarantini. E’ una scommessa che non possiamo non accettare, non perché
siamo sicuri di vincerla, ma perché è doveroso provarci. Non possiamo
arrenderci senza nemmeno provarci. Per provare a vincerla, impariamo
subito ad apprezzare il nuovo atteggiamento dello Stato e a realizzare
una maggiore unità di intenti». (CdM)
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