" Nelle stesse aree - si legge nell'ordinanza del 23 febbraio 2010, n. 176 - i terreni ad uso agricolo,dovranno obbligatoriamente subire le necessarie lavorazioni per poter essere destinate al pascolo o alla produzione di alimenti per gli animali".
Eppure, nonostante l'ordinanza ancora in vigore, e nonostante l'inquinamento non sia problema risolto ma piuttosto quanto mai attuale e persistente, le pecore continuano a pascolare in quelle aree interdette, come si può notare nella foto scattata ieri 8 maggio 2013.
Nella stessa ordinanza si legge che "I Sindaci dei comuni della Provincia di Taranto interessati sono incaricati dell’osservanza della presente ordinanza ed il personale di vigilanza del Dipartimento di prevenzione della ASL TA, gli agenti di Polizia Urbana e della forza Pubblica in generale del controllo e della esecuzione".
Le pecore pascolavano in quelle aree interdette nel quartiere Paolo VI e l'ipercoop di Taranto come il cartello indica: brucavano quell'erba raggiunta da polvere industriale e fumi di diossina emessi in anni e anni di inquinamento industriale. Fanno infatti da sfondo i camini dell'Ilva, che zoomando la foto si vedono chiaramente. Le pecore distano 8.5 km dai camini dell'Ilva.
Quei terreni sono o non sono contaminati?
Chi realizza i controlli e in che modo vengono effettuati?
Chi tutela i cittadini/consumatori di Taranto?
Tutt* dovrebbero domandarselo, anche chi di Taranto non è.
Perchè la carne e i prodotti caseari possono arrivare molto, molto lontano, soprattutto in questi tempi vicini, molto vicini alle festività natalizie, dove nelle tavole degli italiani è consuetudine e tradizione mangiare carne di agnello. Non sia mai fosse alla diossina!
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