Soprattutto quelli con la pancia e le tasche riempite dalle lobby, grassi e tronfi come i borghesi di gaberiana memoria...
Sabato sera, nell’ambito dell’evento La notte della Vita e del Sacro
sono stati invitati per un dibattito pubblico i giornalisti Luca
Telese e Paolo Mieli.
Aldilà di pensieri tanto gentili quanto di pura
forma, tipo “Taranto è meravigliosa, magica”, in estrema sintesi sono
venuti a dirci che loro, in quanto amplificatori di notizie, sono
disposti a parlare delle cose migliori di Taranto, ma a due condizioni:
che si sviluppi “un’idea” per cui parlarne e che quest’idea non passi
dalla rinuncia all’Ilva.
Questo il messaggio di Telese, un giornalista
passato con leggiadria da Rifondazione Comunista a Il Giornale di
Berlusconi
nell’incontro moderato dall’ex PdL Attilio Romita?
Non è che piuttosto dobbiamo fare a meno di
‘malattie e morte’ no, solo di parlarne. (TargatoTA)
Rispetto a Telese, Paolo Mieli ha aperto alla possibilità che Taranto possa rinascere senza Ilva
ed acciaio, valorizzando la sua storia, ed ha fatto l'esempio di
Kalkar, centrale nucleare convertita in Germania. (FR)
A noi tutta questa 'sta poesia evanescente e cruda condanna (ad una convivenza necessaria) non ci ha convinto.
Ancora una volta i "vip" dell'informazione quando vengono a Taranto sono vaghi e interessati come i "vip" dell'industria. Non ci sono i
tarantini in queste taranto e soprattutto non c'è un concetto di gente
che fa un luogo ma di un luogo che si fa perchè è solo il luogo che conta...
Centocinquantanni di
materialismo storico per finire ancora in bocca ai soliti neoreazionari
crociani...
Sull'evento:
La Notte della Vita e del Sacro è la notte in cui tornare a noi, nel
cuore della città vecchia, tra le storie di un passato con cui fare i
conti e che dobbiamo ricordare e un futuro da progettare insieme.
E’ l’invito dell’Assessore alle Risorse Agroalimentari, Fabrizio Nardoni
che insieme alla Curia Arcivescovile e l’Arcivescovo Mons. Filippo
Santoro, ha reso possibile la prima edizione dell’appuntamento che
animerà l’isola antica di Taranto a partire dalle 18.00 di sabato 14
dicembre.
Spunti di riflessione, teatro, musica, enogastronomia, ma anche tanta
storia e tradizione, che dal pomeriggio di sabato renderanno vivi luoghi
simbolo della religiosità e della comunità tarantina, come la
Cattedrale di San Cataldo, il MUDI (Museo Diocesano), le Chiese di San
Domenico, Sant’Agostino e San Michele e le Piazze Duomo, Costantino e
San Francesco.
Abbiamo chiamato a raccontare la Taranto delle grandi potenzialità
associazioni, movimenti, istituzioni culturali di rilievo del territorio
– dice Nardoni – e abbiamo voluto che a raccogliere la sfida di una
narrazione all’esterno di questo enorme patrimonio ci fossero
intellettuali di fama nazionale come Paolo Mieli, presidente di RCS, il
giornalista Luca Telese e il poeta Davide Rondoni.
Così la sfida diventa la stessa Taranto che dalla crisi (di valori,
ambientale, economica e produttiva) deve ripartire provando a mettere da
parte per una volta il disfattismo di questi giorni e ritrovando la
speranza tra le cose per lei sacre: dalla vita appunto, sino alle grandi
occasioni di sviluppo, occupazione e benessere che possono giungere
dalla riqualificazione del centro storico, dalla tradizione
eno-gastronomica e marinara, passando per le potenzialità turistiche e
di innovazione.
Come anticipato il via alla serata sarà affidato alla conversazione su
“Taranto: dalla crisi alla speranza”, che a partire dalle 18.00 di
svolgerà nell’ex Scuderie di Palazzo Episcopio. La conversazione che
sarà moderata dal giornalista RAI e caporedattore di Rai 3, Attilio
Romita, ha previsto anche l’intervento dell’Assessore Nardoni e le
conclusioni dell’Arcivescovo di Taranto, Mons. Filippo Santoro.
Subito dopo, a partire dalle 19.30, in contemporanea prenderanno il via
il percorso artistico e quello dei sapori.
Nelle postazioni artistiche si succederanno presentazioni di volumi
dedicati al patrimonio enologico pugliese, piece teatrali a cura del
CREST, mostre e letture a cura del circolo fotografico “Il Castello”,
della Confranternita dell’Addolorata e del Touring Club di Taranto,
nonché momenti musicali con il Trio ArmoiEnsemble e l’Orchestra ICO
della Magna Grecia.
Da segnalare alle 19.45 in Cattedrale l’intervista a Polo Mieli che
presenta il suo ultimo volume edito da RCS “I conti con la storia”.
L’autore intraprende un viaggio coraggioso e appassionato nella memoria
intermittente, con la convinzione che, se saremo capace di fare i conti
con la storia senza preconcetti o pregiudizi, ci imbatteremo in non
poche sorprese e forse saremo in grado di “ritrovare una base comune da
cui avventurarci nella ricerca del nostro passato”
Nuove dottrine e nuovi radicalismi sono entrati in campo – dice Mieli – e
si sono mescolati con quel che rimaneva delle vecchie fedi; tutte
insieme poi hanno viziato l’aria, rendendo impossibile agli analisti e
ai raccontatori del passato di prendere il fiato necessario per
un’impresa che potesse dirsi di grande respiro”.
Alle 20.30 al Museo Diocesano Davide rondoni e Luca Telese in un
singolare dialogo su “Gesù un racconto sempre nuovo”.
Per il percorso dei sapori nelle Piazze Duomo, Costantino e San
Francesco sarà possibile gustare prodotti tipici natalizi e avventurarsi
in un programma di degustazioni guidate con Slow Food e la rete dei
micro-birrifici artigianali tarantini.
Degustazioni di vini pugliesi a cura di Puglia in Rosè.
La Notte della Vita e del Sacro è anche su Facebook
(Facebook.com/Vitaesacro), Instagram (Instagram.com/Vitaesacro) e
Twitter (twitter.com/Vitaesacro).
com. (PressRegione)
Una cronaca fedele:
La città, con gli occhi o gli occhiali di chi vive
fuori e si costruisce un'opinione su Taranto. Di questa immagine, hanno
provato a parlare, dialogando tra loro, nel suo cuore antico, il vecchio
borgo pre-unitario, dove nonosante si possa pure scegliere di rimandare
il problema, il grosso degli edifici sta crollando e lancia
continuamente urla di dolore. “La Notte della Vita e del Sacro” è stata
una sequenza di conversazioni, presentazioni di libri nei luoghi di
culto, passeggiate, degustazioni, teatro canzone, cantastorie, musica
del vivaio del territorio. A dare il “la”, ieri sera, una tavola rotonda
nelle ex scuderie dell'Arcivescovado: “La Crisi e la Speranza”. Una
radiografia degli stereotipi, non un ascolto delle tante anime. C'era
curiosità sulle parole di: Davide Rondoni, poeta contemporaneo; Paolo
Mieli, presidente RCS; Luca Telese, conduttore di Matrix; Attilio
Romita, del Tg3 Puglia. Rappresentavano il territorio: Fabrizio Nardoni,
assessore regionale alle Risorse Agroalmentari; Riccardo Pagano a nome
dell'Università; Cisberto Zaccheo a nome del Comune; ed infine monsignor
Filippo Santoro, arcivescovo, al quale sono state affidate le
conclusioni dell'evento organizzato in seguito ad uno spunto
dell'assessore regionale. Davide Rondoni avrebbe preferito ascoltare
storie di speranza (e, chissà, forse avrebbe apprezzato la fatica di “Le
Sciaje” in RigeNeratività, o l'intraprendenza dei giovani occupanti di
Officine Tarantine agli ex Baraccamenti Cattolica dismessi, o ancora il
programma culturale della Chiesa di Sant'Anna) e non ha nascosto il suo
disagio con una premessa rispettosa: «Chi sono io per venire a parlare
di speranza qua?». Ha tentato di lanciare un messaggio su come
fronteggiare la “malora dell'acciaio”: «La malora è il contrario della
speranza, inarrestabile. Alla malora, ti opponi se ami qualcosa e
sospiri. Io l'ho capito in Sierra Leone, incontrando i bambini soldato.
Bisogna ripartire da ciò che ami e ti fa sospirare. Il sospiro ti da una
forza più dura dell'acciaio e più dura della malora. Non mi fido di un
intellettuale che non dice cosa ama. Chiederei ai tarantini cosa stanno
amando ora». Luca Telese ritiene illusorio pensare ad una Taranto senza
Ilva e mostrava di essere affascinato dal passato industriale di
Italsider ed Arsenale, e da un futuro legato alla siderurgia, si arrivi o
meno alle condanne per disastro ambientale. La città vecchia, definita
magica, l'ha incantato. Eppure, ha ammesso di aver parlato solo del caso
Ilva legato alla cronaca recente, nel suo lavoro, senza spostare la
lente su altro: «Siamo venuti ad accendere i riflettori solo quando le
polemiche ci hanno costretto. L'Ilva è una metafora dei poteri forti e
ci chiediamo come risolvere. Ma Taranto non può vivere senza Ilva e
contro l'Ilva. Non esiste un ritorno all'Eden o ad un passato agricolo».
Attilio Romita ha confermato quanto la stampa parli di Taranto solo se
si tratta di Ilva e si è chiesto: «Come se ne esce? Cinque volte su sei,
devi parlare di ambientalisti, tumori. Un circolo vizioso». Illuminante
ed articolata, in contrapposizione, la visione di Paolo Mieli, magari
consapevole di un passato magnogreco, storico, valoriale, radicato e
forse sradicato con l'avvento del siderurgico: «Taranto è una città di
fede ed arte. Il 2013 deve essere l'ultimo anno in cui si parla di una
città divisa. Taranto, viene da molto lontano ed andrà lontano quando
non si parlerà di Ilva ed acciaio. Ha il diritto e dovere di vivere come
“Taranto” e non solo come una città con una vertenza della quale deve
farsi carico l'Italia. Provate a separare Taranto dall'Ilva, laddove si
fa cultura. “Riprendiamo” Taranto. Se no, ne morite, e ne moriamo. Deve
poter vivere su un altro binario. Le città con centrali nucleari, a metà
degli anni 80, come Kalkar a Düsseldorf, non esistono più ed occupano
con il loro parco tematico più persone della centrale. Se ci rivedremo
alla fine del 2014, potremo ragionare di un'altra idea di Taranto e dire
“l'abbiamo costruita anche noi”. Non parliamo al 100% di Taranto ed
Ilva. Raccontiamo altro, senza censura. Mi rendo disponibile. Mentre
sfogliamo la margherita, chiedendoci “Ilva si, Ilva no”, facciamo vivere
una città parallela, con le radici nella sua storia. Con più futuro
della questione dell'Ilva. Sembrerà un ricordo. Può essere superato. Ci
sono precedenti in occidente». Secondo Nardoni, la classe dirigente ha
sbagliato, cullandosi sulla grande industria, perdendo di vista
artigianato, pescaturismo ed enogastronomia di qualità, con potenziale
inesplorato nella filiera della trasformazione del prodotto. Il
professor Pagano ha ricordato le criticità strutturali universitarie.
Zaccheo non negava la difficoltà di raccontare la Taranto positiva.
Monsignor Santoro dichiarava di essersi schierato a favore della
promozione di un'immagine opposta ad una città in agonia moribonda.
Ritenendo importante parlare della sua religiosità popolare
mediaticamente. (Francesca Rana - Il nuovo quotidiano di Puglia)
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