Si conferma un'intervento di pura propaganda, a tratti razzista e cinico dove i burattini tarantini sono dipinti come la vergogna di se' stessi.
Così si gestisce l'opinione ai tempi dei tavoli culturali...
Clini e Mellone sull'ILVA, tra palco e realtà
L'ex
ministro e lo scrittore intervengono all'università di Tor Vergata,
facoltà di economia, in un incontro dibattito sull'Ilva di Taranto
Corrado Clini
"Questa emergenza dei tumori della pleura dipende da un rischio che è presente oggi? No! Dipende dalla storia dell’inquinamento industriale e dell’inquinamento del territorio di Taranto.
Queste malattie che sono state contratte allora non sono delle influenze, sono delle malattie croniche, degenerative che hanno un tempo di incubazione di 20, 30 anni e immaginare che invece siano il risultato di una situazione attuale è proprio sbagliato da un punto di vista tecnico ma è sbagliato da un punto di vista di valutazione dei rischi perché oggi non c’è più quel problema, l’amianto è stato messo fuori legge ala fine degli anni ‘80.
La stessa cosa vale per le problematiche legate alla contaminazione del suolo soprattutto da pcb e da diossine, che sono state emesse in una quantità spaventosa da quegli impianti industriali, sino a qualche anno fa.
L’ilva è un centro siderurgico di interesse pubblico
Ha consolidato nel corso dei decenni una rete di relazioni con tutta la struttura sociale del territorio, oggi leggo sui giornali, finalmente fatta luce sulle connivenze, posso dirvi, è una cretinata, il problema non è questo, il problema è che era fisiologico che il comune, la provincia, regione, le organizzazioni sindacali, la chiesa, tutti avessero avuto un collegamento in qualche modo con questa grande struttura industriale, vuoi perché bisognava far assumere delle persone, vuoi perché bisognava far lavorare le imprese del territorio, quelle dei trasporti e quelli delle pulizie, vuoi perché c’era bisogno di investimenti per attività esterne di interesse comune è esattamente quello che è avvenuto in tutte le realtà industriali italiane delle partecipazioni statali."
L'ex ministro continua a parlare di AIA, prodotti finiti sequestrati e controlli arpa, per tanto è bene seguire con attenzione il file audio
Angelo Mellone
"Anche chi si immagina un futuro non pervenibile per Taranto si inventa anche un passato mai esistito, Taranto era una città, un’isola fortificata di 18mila abitanti di cui 800 vivevano nei conventi e nei palazzi nobiliari e gli altri 17mila abitavano in case malsane, in quello che adesso è lo splendido centro storico, prima era un posto dove più della metà della popolazione era affetta da tifo, tubercolosi, colera, tisi, sifilide, dove c’era una densità di abitanti anche anche di 9 persone per stanza calcolando stanze di 3x4 perché c’era gente che viveva ammassata peggio delle galline nei pollai.
Taranto era questa, era una città povera, malsana, di gente mal nutrita dove non c’era , dove non c’era una biblioteca, dove non c’era una sega di niente, questa è Taranto
Mi fa sorridere ed essere piuttosto perplesso quando, anche in buona fede, mi si viene a prospettare l’ipotesi di Taranto città d’arte, Alessandro che come me ha viaggiato sa che basta arrivare a Martina franca o a lecce per capire la differenza tra Taranto e una città d’arte.
Taranto è una città carina, che, puoi fare delle cose, insomma è una città che è diventata tale, è diventata più provincia di lecce e terra d’otranto perché prima è diventata una citta di proprietà della marina militare e dell’industria di guerra"
Corrado Clini
"Questa emergenza dei tumori della pleura dipende da un rischio che è presente oggi? No! Dipende dalla storia dell’inquinamento industriale e dell’inquinamento del territorio di Taranto.
Queste malattie che sono state contratte allora non sono delle influenze, sono delle malattie croniche, degenerative che hanno un tempo di incubazione di 20, 30 anni e immaginare che invece siano il risultato di una situazione attuale è proprio sbagliato da un punto di vista tecnico ma è sbagliato da un punto di vista di valutazione dei rischi perché oggi non c’è più quel problema, l’amianto è stato messo fuori legge ala fine degli anni ‘80.
La stessa cosa vale per le problematiche legate alla contaminazione del suolo soprattutto da pcb e da diossine, che sono state emesse in una quantità spaventosa da quegli impianti industriali, sino a qualche anno fa.
L’ilva è un centro siderurgico di interesse pubblico
Ha consolidato nel corso dei decenni una rete di relazioni con tutta la struttura sociale del territorio, oggi leggo sui giornali, finalmente fatta luce sulle connivenze, posso dirvi, è una cretinata, il problema non è questo, il problema è che era fisiologico che il comune, la provincia, regione, le organizzazioni sindacali, la chiesa, tutti avessero avuto un collegamento in qualche modo con questa grande struttura industriale, vuoi perché bisognava far assumere delle persone, vuoi perché bisognava far lavorare le imprese del territorio, quelle dei trasporti e quelli delle pulizie, vuoi perché c’era bisogno di investimenti per attività esterne di interesse comune è esattamente quello che è avvenuto in tutte le realtà industriali italiane delle partecipazioni statali."
L'ex ministro continua a parlare di AIA, prodotti finiti sequestrati e controlli arpa, per tanto è bene seguire con attenzione il file audio
Angelo Mellone
"Anche chi si immagina un futuro non pervenibile per Taranto si inventa anche un passato mai esistito, Taranto era una città, un’isola fortificata di 18mila abitanti di cui 800 vivevano nei conventi e nei palazzi nobiliari e gli altri 17mila abitavano in case malsane, in quello che adesso è lo splendido centro storico, prima era un posto dove più della metà della popolazione era affetta da tifo, tubercolosi, colera, tisi, sifilide, dove c’era una densità di abitanti anche anche di 9 persone per stanza calcolando stanze di 3x4 perché c’era gente che viveva ammassata peggio delle galline nei pollai.
Taranto era questa, era una città povera, malsana, di gente mal nutrita dove non c’era , dove non c’era una biblioteca, dove non c’era una sega di niente, questa è Taranto
Mi fa sorridere ed essere piuttosto perplesso quando, anche in buona fede, mi si viene a prospettare l’ipotesi di Taranto città d’arte, Alessandro che come me ha viaggiato sa che basta arrivare a Martina franca o a lecce per capire la differenza tra Taranto e una città d’arte.
Taranto è una città carina, che, puoi fare delle cose, insomma è una città che è diventata tale, è diventata più provincia di lecce e terra d’otranto perché prima è diventata una citta di proprietà della marina militare e dell’industria di guerra"
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