giovedì 8 agosto 2013

L'ultima sub-roncata: "facciamolo alla tedesca!"


Ronchi promette un'Ilva alla tedesca

Sub commissario Edo Ronchi, il ministro Flavio Zanonato ha detto che la domanda di acciaio è ripartita: ciò riguarda anche l’Ilva?
«I dati sia degli ordini sia del fatturato di luglio dell’Ilva sono in significativo aumento e promettenti e anche se è presto per parlare di una ripresa stabile si può ben sperare, anche perché le produzioni dell’Ilva sembrano in grado di tenere spazi di mercato, interno ed estero».
A che punto è il piano ambientale e quali sono le sue linee guida?
«La legge 3 agosto 2013 numero 89 prevede che la stesura del Piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria sia fatta entro 60 giorni dalla nomina dei tre esperti, quindi entro il 15 settembre; c’è poi un mese per le consultazioni e quindi un altro mese per la stesura finale: entro metà novembre dovrebbe esserci pronto il Piano che deve prevedere azioni e tempi necessari per garantire le prescrizioni dell'Aia. Dovrà anche "garantire il rispetto delle prescrizioni di legge" in materia non regolate dall’Aia, cioè gestione dei rifiuti, scarichi idrici e di gestione delle acque di prima pioggia, sequestri disposti dalla magistratura che richiedono interventi di messa a norma e di rischi di incidenti rilevanti. L’istruttoria delle misure è stata avviata, resta da fare alcune verifiche dei tempi che dipendono dalle soluzioni tecnologiche da adottare, prevedibilmente entro agosto».
L’Aia deve essere applicata in 36 mesi: ce la farete?
«Capisco la preoccupazione per i ritardi nell’attuazione dell’Aia ma non è ragionevole pensare che basti il decreto e la nomina del Commissario per risolvere i ritardi precedenti. Il decreto 61, trasformato nella legge 89, attribuisce alla gestione commissariale gli stessi 36 mesi che l’Aia assegnava alla gestione precedente: le misure che stiamo valutando sono realizzabili in 36 mesi, salvo ritardi non imputabili alla gestione commissariale: per esempio, i tempi delle autorizzazioni delle autorità competenti saranno rispettati? Quanto ci vorrà per avere discariche disponibili?».
A proposito di discariche recentemente ci sono state molte polemiche: come è la situazione? «Anche migliorando, come faremo, le attività di riciclo dei rifiuti, si produrrà una significativa quantità di rifiuti, destinata a crescere con le attività di bonifica e quindi serviranno nuove discariche. Continuerò a cercare un’intesa con tutti i livelli istituzionali su tre punti: sarebbe meglio smaltire questi rifiuti in discariche interne dell’Ilva per ragioni ambientali (evitare l’impatto del trasporto e quello dei traffici non sempre controllabili date le ingenti quantità di rifiuti prodotti), per ragioni di tempi ( trovare soluzioni idonee, stipulare contratti, eccetera, richiedono tempi troppo lunghi) e per ragioni economiche (stiamo parlando di una capacità di oltre 4 milioni di tonnellate di rifiuti il cui smaltimento in discariche esterne costerebbe intorno ai 400 milioni di euro). Abbiamo due discariche interne: per rifiuti pericolosi e per rifiuti non pericolosi,dalla positiva valutazione d’impatto ambientale e la cui collocazione e il cui progetto sono già stati giudicati ambientalmente idonei; noi siamo in grado di progettare e realizzare modalità di costruzione e di gestione di queste discariche perfettamente a norma. Se tutti i livelli istituzionali fossero d’accordo su questi tre punti, senza aprire conflitti sulle competenze né affidandoci a opinioni singole, si potrebbe recuperare il ritardo accumulato dal 2007».
E a che punto è il piano industriale?
«Il piano industriale comprenderà le misure di quello ambientale che regolerà in parte anche l’attività produttiva dello stabilimento e conterrà anche misure di investimento di tipo produttivo per il miglioramento impiantistico, misure di riorganizzazione aziendale e, infine, il piano finanziario che è già ad uno stadio avanzato di elaborazione e che è seguito personalmente da Bondi».
Ilva può essere davvero risanata?
«Poiché in Italia consumiamo da 27 a 30 milioni di tonnellate di acciaio, ne importiamo circa 14 e ne esportiamo 12 , dovremmo cercare di produrlo e di non mandare altrove le produzioni che richiedono maggiore impegno ambientale. In Germania - dove si producono 42 milioni di tonnellate d’acciaio - a Duisburg c’è un’acciaieria della TyssenKrupp, che produce più acciaio dell’Ilva, 8,5 milioni di tonnellate annue, con lo stesso ciclo produttivo e quell’ impianto, vicino alla città, funziona in modo sostenibile. Perché mai non dovremmo riuscirci anche noi?»

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