Una ricerca ha valutato il rischio per la salute da esposizione a elementi metallici per i lavoratori e la popolazione di Taranto. Dalla ricerca non emerge un inquinamento degli ambienti di vita da elementi metallici di origine industriale.
Pavia, 19 Ago – In questi ultimi anni il tema dell’impatto ambientale degli impianti siderurgici in Italia è diventato molto delicato in relazione alle note vicende dell’ Ilva di Taranto. Le sue emissioni sono state oggetto di continue indagini e perizie (chimiche ed epidemiologiche); per i vertici dell’Ilva sono
state ipotizzate accuse di disastro colposo e doloso, avvelenamento di
sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni
sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e
sversamento di sostanze pericolose.
Ricordando la varietà delle sostanze inquinanti studiate
(metalli pesanti, materie particolate, rifiuti gassosi, idrocarburi
policiclici aromatici, benzene, amianto, diossine, …), e con possibili
effetti sulla salute di lavoratori e cittadini di Taranto, ci
soffermiamo oggi su una ricerca effettuata nell’ambito degli studi
promossi in Italia dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore
per la Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro (ora Inail) e finalizzati a
monitorare l’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua di falda e
di mare nell’area di Taranto, definita nel 1990 dal Consiglio dei
Ministri ad elevato rischio di crisi ambientale in
quanto “caratterizzata da gravi alterazioni degli equilibri ecologici
nei corpi idrici, nell’atmosfera e nel suolo tali da comportare un
rischio per l’ambiente e per la popolazione”.
Questa ricerca ha avuto l’obiettivo di studiare l’escrezione urinaria di diversi elementi metallici nei lavoratori dell’impianto siderurgico a ciclo integrale e nella popolazione generale di Taranto, per valutare il rischio per la salute da esposizione a elementi metallici e analizzare i fattori che condizionano la loro escrezione.
Per conoscerne metodi e risultati
di questa ricerca è possibile leggere un intervento pubblicato sul numero di ottobre/dicembre 2012 del Giornale Italiano di Medicina
del Lavoro ed Ergonomia: “Valutazione del rischio per la salute da esposizione a elementi
metallici nei lavoratori del siderurgico e nella popolazione generale di
Taranto (Italia)”, a cura di Leonardo Soleo, Piero Lovreglio, Laura
Panuzzo, Maria Nicolà D’Errico, Antonella Basso e Ignazio Drago (Dipartimento
Interdisciplinare di Medicina, Sezione di Medicina del Lavoro “E.C. Vigliani”,
Università di Bari “A. Moro”, Bari), Maria Enrica Gilberti, Cesare Tomasi,
Pietro Apostoli (Dipartimento di Medicina Sperimentale ed Applicata, Sezione di
Medicina del Lavoro ed Igiene Industriale, Università di Brescia, Brescia).
L’intervento
ricorda che “gli stabilimenti siderurgici a ciclo
integrale sono considerati insediamenti
industriali ad elevato impatto ambientale di numerosi inquinanti chimici,
tra cui elementi metallici, nonostante la continua innovazione tecnologica
abbia reso i processi di produzione dell’acciaio nei paesi occidentali sempre
più efficienti e meno inquinanti”. Infatti durante la produzione sia di ghisa
che di acciaio alcuni lavoratori possono essere esposti “a elementi metallici,
quali piombo (Pb), mercurio (Hg), zinco (Zn), manganese (Mn), cromo (Cr),
cadmio (Cd), nichel (Ni), rame (Cu), arsenico (As) ed altri”. Inoltre
“attraverso le loro emissioni in atmosfera questi stabilimenti siderurgici
possono anche determinare un inquinamento dell’aria da elementi metallici che
può interessare la popolazione generale che risiede nelle aree abitative
circostanti gli stabilimenti”. E la popolazione “può essere esposta a elementi
metallici anche indirettamente attraverso l’inquinamento sia del suolo,
conseguente alla ricaduta di elementi metallici dalle emissioni in atmosfera
dei predetti impianti, che dell’acqua di falda e marina contaminata dagli
scarichi dei processi di lavorazione che in essi si svolgono e che possono
contenere As, Pb, Cr, Cu, Zn e Ni”.
Gli autori sottolineano inoltre
che l’esposizione a elementi metallici nei lavoratori degli impianti
siderurgici “risulta in genere poco studiata in letteratura rispetto a quella
ad altri inquinanti, quali idrocarburi
policiclici aromatici (IPA), benzene e diossina”.
Dunque l’obiettivo dello studio è stato di studiare “l’escrezione urinaria
di As, Cr, Mn, Co, Ni, Cu, Zn, Cd, Sn, Ba, Hg, Pb, Sb nei lavoratori
dell’impianto siderurgico a ciclo integrale e nella popolazione generale di
Taranto per la valutazione del rischio per la salute da esposizione
occupazionale e, rispettivamente, ambientale”.
A questo proposito sono stati
considerati “49 lavoratori dello stabilimento siderurgico (esposti), che
lavoravano nei reparti parchi minerali, agglomerato, acciaieria 1 e 2 e
impianti marittimi, e 50 soggetti della popolazione generale di Taranto
residente a varia distanza dallo stabilimento (controlli), scelti con criterio
randomizzato tra esposti e controlli di un precedente studio condotto nel 2005”
(una precedente ricerca su 195 lavoratori maschi e su due gruppi di soggetti
maschi della popolazione generale).
Veniamo subito ai risultati.
I risultati del monitoraggio
ambientale “hanno mostrato nei campionamenti di polvere respirabile effettuati
sia in postazione fissa che con campionatori personali concentrazioni di As e
Cd sempre inferiori al LOD (limite
di rivelabilità, ndr), mentre Cr, Mn, Ni, Cu e Pb, sebbene pressoché sempre
dosabili, sono risultati 1-2 ordini di grandezza al di sotto dei rispettivi
TLV-TWA dell’American Conference of Governmental Industrial Hygienists
(ACGIH)”.
Per lo Zn, “per il quale non
esiste un TLV raccomandato dall’ACGIH, complessivamente solo il 25% delle
determinazioni sono risultate superiori al LOD”.
Il Mn è risultato l’unico elemento
metallico a presentare concentrazioni urinarie significativamente più
elevate negli esposti rispetto ai controlli, con valori urinari nei due gruppi
comunque contenuti nel range dei valori di riferimento italiani. Co, Cu, Zn, Sn e Sb hanno mostrato
concentrazioni urinarie significativamente più elevate nei controlli rispetto
agli esposti, mentre As, Cr, Cd, Ba, Hg e Pb non hanno mostrato differenze tra
i due gruppi. Il Ni è risultato inferiore al LOD nel 60% dei soggetti dei due
gruppi”.
Inoltre in considerazione della
“pressoché identica eliminazione urinaria di elementi metallici da parte di
esposti e controlli è stata studiata la dipendenza
dei singoli elementi metallici dalle variabili indipendenti”. Ad esempio
età, BMI (indice di massa corporea), anzianità lavorativa, consumo di prodotti
caseari, carne, pollame, molluschi e crostacei, fumo di sigaretta, …
L’intervento – che vi invitiamo a
visionare integralmente – riporta diverse tabelle esplicative, anche con
riferimento alla dipendenza di alcuni elementi metallici urinari da variabili
indipendenti.
I risultati “non hanno mostrato
nei lavoratori del siderurgico una escrezione urinaria dei singoli elementi
metallici tendenzialmente più elevata rispetto ai controlli; anzi per alcuni
elementi metallici (Co, Cu, Zn, Sn e Sb) si è osservato l’opposto e per quelli
a maggior rilevanza tossicologica (As, Cr, Ni, Cd, Hg e Pb) non è stata
osservata alcuna differenza tra i due gruppi. Questi risultati, pertanto, consentono
di ritenere del tutto irrilevante il
rischio per la salute da esposizione a elementi metallici di tipo occupazionale
per i lavoratori dello stabilimento siderurgico e ambientale per i soggetti
della popolazione generale di Taranto residente a varia distanza dallo
stabilimento”.
E questo secondo gli autori vale
“sia per gli effetti tossici degli elementi metallici studiati, che per quelli
cancerogeni per gli elementi metallici in grado di provocarli con una relazione
dose-risposta di tipo lineare con assenza di una soglia di effetto. Per questi
ultimi effetti, non superando essi in alcun lavoratore, con l’eccezione
dell’As, il valore del 95° percentile del rispettivo valore di riferimento, non
dovrebbe essere attesa alcuna azione concausalmente responsabile nella genesi
di tumori
di origine occupazionale nei lavoratori e di un eccesso di rischio
neoplastico di origine ambientale nella popolazione di Taranto”.
In conclusione “non è emerso un inquinamento degli ambienti
di vita da elementi metallici di origine industriale, mentre, secondo la
ricerca, altri fattori non occupazionali sembrano in grado di condizionare l’intake (assunzione, ndr) degli elementi
metallici”.
“ Valutazione del rischio per la salute da esposizione a elementi
metallici nei lavoratori del siderurgico e nella popolazione generale di
Taranto (Italia)”, a cura di Leonardo Soleo, Piero Lovreglio, Laura
Panuzzo, Maria Nicolà D’Errico, Antonella Basso e Ignazio Drago (Dipartimento
Interdisciplinare di Medicina, Sezione di Medicina del Lavoro “E.C. Vigliani”,
Università di Bari “A. Moro”, Bari), Maria Enrica Gilberti, Cesare Tomasi,
Pietro Apostoli (Dipartimento di Medicina Sperimentale ed Applicata, Sezione di
Medicina del Lavoro ed Igiene Industriale, Università di Brescia, Brescia), in Giornale Italiano di Medicina del Lavoro
ed Ergonomia, volume XXXIV - n. 4 - ottobre/dicembre
2012 (formato PDF, 416 kB). (Puntosicuro)
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