giovedì 25 giugno 2009

E a Taranto? Tutto tace... e inquina

"A Cornigliano investo fino all'ultimo euro"
Emilio Riva e la crisi: primo semestre 2009 drammatico, ma ripartiremo
di Enrico Pedemonte


Conferma che manterrà le promesse sottoscritte nel 2005 quando firmò l´accordo di programma che gli garantiva la concessione su un milione di metri quadrati a Cornigliano. Assicura che entro il 2010 concluderà la costruzione dei nuovi impianti di produzione. Ma Emilio Riva, alla vigilia della presentazione del bilancio 2008, che Repubblica ha letto in anteprima (vedi intervista a pagina 26 dell´edizione nazionale), non manifesta ottimismo.
La crisi drammatica che ha colpito il settore a partire dal settembre scorso ha ridotto i profitti dell´Ilva del 44 per cento (da 877 a 503 milioni di euro). E i conti dei primi mesi del 2009 sono drammatici. La produzione trimestrale è scesa in un anno da 4,7 a tre milioni di tonnellate, e nel secondo trimestre crollerà a due. Questa congiuntura, la più drammatica nella vita dell´83enne capitano d´industria, ha spinto Riva a ridurre la produzione del 70 per cento e a mettere in cassa integrazione migliaia di dipendenti: 1100 su duemila a Genova, 4.300 su quasi 12 mila a Taranto.
Per ora Riva non vede spiragli nel futuro. Ma pensa che alla fine, quando la crisi sarà finita, l´Ilva sarà più solida dei concorrenti, con impianti nuovi costruiti utilizzando i pingui profitti degli ultimi anni e un indebitamento a lungo termine che non incrina la solidità del gruppo. «Entro la fine dell´anno prossimo tutti gli impianti in cantiere a Genova saranno ultimati. Saremo pronti a ripartire. E avremo un treno di laminazione da due milioni di tonnellate nuovo di zecca». Riva conferma la centralità di Genova nella strategia industriale dell´Ilva: «Il nostro stabilimento è in una posizione straordinaria, tra porto e autostrada, che ci consente di guardare alla Francia meridionale, e contemporaneamente ci apre le strade del Belgio, della Germania, del Nord Europa».
Quando le nebbie della crisi si saranno diradate Riva prevede che i lavoratori all´opera nello stabilimento genovese saranno nuovamente duemila. Ma sottolinea di non avere preso alcun impegno in questo senso. Fa notare che il mestiere di imprenditore impone un´attenzione continua all´ammodernamento degli impianti e alla loro automazione: «Quando ho cominciato a lavorare, per una colata ci volevano sei ore, ora siamo a 17 minuti. In molti impianti che stiamo rimodernando: dove c´erano sei pulpiti con sei persone, ora ne basta un solo, con un operaio che lavora al riparo di una cabina con aria condizionata».
Riva conferma di essere interessato alla costruzione di una centrale elettrica nell´area di Cornigliano che dovrebbe prendere il posto della vecchia e inquinante centrale a carbone che sorge accanto alla Lanterna. Ne sta discutendo con Enel e negli ultimi mesi l´ipotesi che il nuovo impianto sia simile a quello, a carbone, recentemente inaugurato a Civitavecchia, ha fatto più volte capolino nei contatti con l´ente elettrico e le amministrazioni locali. Riva dice di non essere interessato a diventare un venditore di energia elettrica, ma solo di avere nei pressi degli stabilimenti l´energia necessaria al loro funzionamento. Guarda al futuro. La concessione scade tra 56 anni e in un recente incontro con Repubblica si era detto certo che nel 2065 la famiglia Riva, e l´Ilva, saranno ancora lì. A meno che qualcuno non metta sul tavolo diversi miliardi di euro per rilevare azienda e concessioni. Perché «il mondo è metà da vendere e metà da comprare», ci dice Riva. E lui, nei prossimi anni, è più probabile che compri. (La Repubblica)

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