martedì 17 marzo 2009

Un resoconto a caldo sul convegno e uno a freddo

Una vera giornalista non resiste al dovere di cronaca, ed ecco - sul suo Myspace - un resoconto schietto!

Omissioni Colpose, le ha chiamate così Paola D’Andria, presidente dell’Ail di Taranto, Associazione italiana per la lotta contro le Leucemie i Linfomi ed i Mielomi, le colpe imperdonabili di chi in questi decenni ha voluto ignorare le sollecitazioni dei cittadini, impedendo il dibattito sul futuro industriale della città, sulla volontà della gente, sulla scelta o meno di credere nell’industria o nelle vocazioni del territorio. In tanti, si sono girati dall’altra parte e hanno nomi e cognomi. L’Ail nel suo intervento al Convegno “Emissioni Colpose, Salute Pubblica”, organizzato nell’aula bunker della Corte d’Appello di Taranto il 14 marzo 2009 (mentre di fronte giace abbandonata la nuova Corte d’Appello, completata nel 2004 e rimasta compiuta e chiusa, destinata alla nuova incuria) ha ricordato chi ha taciuto sull’inquinamento di Taranto e l’aumento di alcune patologie, come il cancro nell’area a ridosso della città. Nel suo elenco c’erano tutti: Regione per aver impedito i controlli sugli inquinanti, Provincia e Comune per aver ritirato la costituzione di parte civile dal processo contro l’Ilva e la gestione dei parchi minerari, sindacati perché hanno boicottato il confronto in fabbrica con gli operai spingendoli ad accettare il ricatto occupazionale, parlamentari perché hanno ignorato le istanze della città lungamente e la Chiesa jonica perchè non si è schierata a tutela delle persone ammalate e preoccupate. Le parole più accorate sono state le sue. E sono le parole di chi ogni santo giorno è a contatto con la malattia nella sua postazione all’ospedale San Giuseppe Moscati di Taranto e trova il tempo di occuparsi di tutti i progetti, Casa Ail e tutte le altre iniziative, come le uova di Pasqua, in vendita in questi giorni. Nella lunga carrellata di relazioni, un posto di rilievo l’hanno avuto le argomentazioni di Marina Venezia, avvocato e referente di Cittadinanza Attiva. Senza mezzi termini, con coraggio e determinazione ha detto chiaramente che il processo contro l’Ilva e i parchi minerari poteva essere un processo storico, invece la sentenza di condanna contro il Gruppo Riva si è ridotta in una passeggiata, in quanto Comune e Provincia tra la fine del 2004 e l’inizio del 2005 hanno ritirato la costituzione di parte civile. Questo ha impedito alla comunità di Taranto di ottenere il risarcimento danni. L’avvocato Venezia, dopo questo passaggio doveroso ha però detto di aver trovato diverse norme, ad esempio nel Codice dell’Ambiente, al quale una vittima delle emissioni potrebbe appellarsi per richiedere un risarcimento. Non era d’accordo con il presidente dell’Ordine degli Avvocati, Angelo Esposito (il quale ha annunciato l’istituzione di un osservatorio sull’ambiente in consiglio) quando dubitava della possibilità di avere giustizia contro un grosso colosso dell’industria. Infatti, a nome di Cittadinanza Attiva esorta i cittadini a farsi avanti, perché ci sono le strade per richiedere i risarcimenti, come avvenne a Marghera anni fa e fu un solo operaio a farlo. Nonostante le nuove leggi stiano rischiando secondo lei di agevolare la Grande Industria rimettendo molti poteri nei mani dei ministri e meno nei cittadini, non vuole mollare ed invita i cittadini a fare altrettanto. Altra giusta considerazione l’ha fatta alla fine un altro avvocato, Mariangela Stasi, dell’Associazione 12 Giugno-Morti sul lavoro, la quale ha detto, pregando di iniziare a parlare di MORTI NERE, nere come il lutto, che la legge regionale contro le diossine sembra una vittoria di Pirro, poco adatta a sventolare come trofeo di qualcuno. Perché in un’area dove ci sono tante industrie, non basta assicurarsi che ognuna rispetti la legge. Tutte insieme supereranno sicuramente i limiti. A parte il fatto che gli inquinanti sono diversi e non si riducono alla diossina. La stessa ricordava che in America i cittadini possono avere più possibilità per rivendicare i propri diritti e denunciare i danni ricevuti dall’inquinamento. Non solo, in altre aree, il solo fatto di aprire un polo industriale pesante presuppone danni alla collettività e una sorta di risarcimento anticipato alle comunità. La relazione clinica di Mauro Minelli, dell’Imid, Centro di Immunologia Clinica di Campi Salentina, ha confermato le preoccupazioni di tanti. Nel Salento, ci sarebbe una concentrazione assolutamente al di sopra della media di malattie infiammatorie cronicizzate, anticamera di tumori, malattie cardio-vascolari e polmonari. E il problema a suo avviso sarebbe stato troppo sottovalutato. Altro dato, l’effetto del Mercurio sulla salute dei salentini, e quindi si parla di un’area con Taranto capofila, nel suo ragionamento, fino a Brindisi. Non spettava al medico trovare le cause ma secondo lui una causa scatenante deve essere individuata e non si può far finta di nulla, soprattutto perché determinati inquinanti presenti nel tarantino sono associati a queste malattie. E questi inquinanti sono nell’aria, nella terra e nel mare, nei fondali ad esempio laddove vorrebbero fare i dragaggi. Le affermazioni di Giorgio Assennato, a nome dell’Arpa Puglia di Taranto hanno sollecitato qualche dubbio e qualche conseguente considerazione. Lo stesso ha asserito di ritenere “Acrobazia Intellettuale”, la teoria della correlazione tra le emissioni industriali e le patologie. Ha detto che ai fini del monitoraggio ambientale le centraline non servono a niente perché non creerebbero un nesso con le malattie né sarebbero associate ad indicatori biologici del problema. Ha turbato i presenti la notizia dell’impossibilità di monitorare le industrie quando ci sono gli incidenti. Il professor Assennato ha infatti ammesso che le centraline in loro dotazione si disattivano proprio in quel momento. Infine, ha puntato il dito contro il Pm10, attestando che le loro centraline lo rilevano insieme alle polveri del Sahara, pertanto non riuscirebbero con facilità a capire le differenze. A quanto pare sarebbe meglio iniziare ad analizzare il Pm2,5. Adesso queste polveri sottili sono conosciute a pochi e ci vorrebbe molto per farsi capire su questo particolato. Legambiente, però le tracce di Pm2,5 le ha trovate e l’Organizzazione Mondiale della Sanità comincia a puntare il dito su queste polveri insidiose e dannose per il cuore. Dunque, il problema è evidente, gli strumenti a disposizione rischiano quasi di sottostimare gli effetti degli inquinanti, esattamente come è già accaduto quando il Treno Verde di Legambiente ha fatto le sue analisi, compromesse dallo scirocco. Insomma, Eolo continua a metterci lo zampino, quindi sarebbe ora di tenerne conto quando si fanno i campionamenti degli inquinanti. La frase più ricorrente della relazione del professor Assennato è stata: «È difficile, è difficile». Al contrario preferisco invece mettere in evidenza il «Si può fare» pronunciato da coraggiose donne professioniste quella stessa sera.
Alcune di loro diventeranno un po’ le nostre Erin Brockovich?
Non mi riferisco solo al film con Julia Roberts, e se non l’avete fatto, comunque vedetevelo, ma ai risultati.
Francesca Rana

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