sabato 7 marzo 2009

Dopo l'Ilva il cinema?

Il porto turistico non si farà, il cineporto sì. A Bagnoli non attraccheranno gli yacht ma, in compenso, ci sarà spazio per una piccola Cinecittà. Nonostante una bonifica ancora al 40 per cento, i ritardi, i soldi che spariscono e ricompaiono come nel gioco delle tre carte.
Lìoccasione si presenta proprio a Bagnoli nell'Officina meccanica dell'ex Ilva. Ironia della sorte, il Cineporto diventa da subito location di una vera e propria telenovela. Il primo ciak è del 22 novembre 2006. Bagnoli, interno giorno: il governatore Antonio Bassolino e il sindaco Rosa Russo Iervolino annunciano che là, dove per 80 anni si era forgiato l'acciaio, sorgerà un centro di produzione per l'audiovisivo all'avanguardia.
Ci sono le foto in rendering, che fanno intravedere quel che sarà degli 8 mila metri quadri dell'ex corpo di fabbrica: su cinque livelli, uno dei quali interrato, sorgeranno tre teatri di posa, uffici di produzione e post-produzione, sale costumi, sale di scenografia e doppiaggio, camerini, sale visione e uffici casting, sartorie, falegnameria, deposito attrezzature. C?è il nome, altisonante: Bagnoli Studios. I costi annunciati sono 11,4 milioni di euro: i soldi li metterà la Regione Campania e li gestirà la Bagnolifutura, la società di trasformazione urbana al 90 per cento di proprietà del Comune di Napoli.
L'inizio dei lavori è previsto per dicembre 2007. Ma dal giorno dell'annuncio a oggi ci sarà solo la gara per la progettazione e i lavori per un importo pari a 19,6 milioni, otto in più di quanto inizialmente comunicato. Niente altro. Ci pensa Claudio Velardi, divenuto intanto assessore regionale al Turismo, a dare pepe alla trama con un colpo di scena: decide, ad agosto 2008, di spostare quelle risorse su altre iniziative.
La soluzione del giallo la trova Bassolino che impone all'assessore alle Attività produttive, il fedelissimo Andrea Cozzolino, di reperire le risorse per mantener fede all'investimento annunciato davanti alle telecamere 30 mesi fa. Una fiction nella fiction, che ha avuto il merito di distogliere l?attenzione dalle vicende più spinose sul futuro di Bagnoli. Da un lato, c'è la recente decisione del Tar della Campania che ha bocciato il Piano urbanistico esecutivo e, di fatto, bloccato i lavori.
Dall'altro, la scelta del Comune di Napoli di non rimuovere più la cosiddetta "colmata a mare". Quella che per tre ministri all'Ambiente era 'una bomba ecologica' resterà lì ancora a lungo, perché «le risorse a disposizione sono state notevolmente ridotte e non sarebbero sufficienti», secondo il vicesindaco, il notaio Tino Santangelo, che annuncia: «Ne faremo l'Agorà per il Forum Universale delle Culture, che si terrà a Napoli nel 2013». Serviranno altre risorse per la 'messa in sicurezza', una sorta di blindatura in cemento armato lunga quasi un chilometro. (L'Espresso)

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