sabato 7 marzo 2009

La Difesa si "svende" l'arsenale

... servono soldi per pagare le missioni militari?

Un albergo di lusso al posto di una caserma, di un forte o di una struttura militare ormai in disuso ma situata in posizione 'strategica' sotto il profilo turistico: è una prospettiva destinata a realizzarsi, anche se non nel breve periodo, se andrà a buon fine il processo di progressiva dismissione dei beni che la Difesa considera non più funzionali alle proprie esigenze. Per far conoscere agli investitori il considerevole patrimonio architettonico, storico e culturale della Difesa, il ministero ha deciso di partecipare al Salone mondiale Mipim di Cannes.
"Non andiamo lì per vendere", si affretta a precisare Ignazio La Russa, durante la conferenza stampa di presentazione dell'evento. "Si tratta di una pura opera di informazione sulle opportunità di investimento per chi vorrà assicurarsi immobili di grande prestigio".
Questa grande fiera immobiliare, dal 10 al 13 marzo, sarà la 'vetrina' ideale per promuovere ''strutture poste in luoghi di grande prestigio, spesso nei centri storici delle città d'arte''. In quest'ottica, ha spiegato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, in una conferenza a Roma, sarà possibile individuare ''strutture da dare in futuro in gestione anche per un utilizzo turistico-alberghiero''. Al Mipim, comunque, la Difesa ''non andrà per vendere. Questa è la 'cornice' di un progetto che ancora deve realizzarsi. Per la 'tela' - chiarisce - ci sarà tempo''.
I beni considerati non più utili dalla Difesa sono un migliaio su tutto il territorio italiano (l'arsenale e l'Isola di S. Andrea a Venezia, la Caserma Montebello a Milano, la Caserma La Marmora a Torino, Forte Cavour dell'Isola Palmara a La Spezia, il Comprensorio San Gallo a Firenze, Palazzo Brasini e l'arsenale a Taranto) e tra questi almeno 200 sono considerati ''di pregio''. Le strutture, ha rilevato il sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto, potranno essere messe a disposizione dei Comuni, mentre le aree industriali militari non più in attività potrebbero rivelarsi utili per il sistema industriale civile. In cambio delle dismissioni dei beni, la Difesa potrà ottenere ''lavori di ristrutturazione di caserme, opere di manutenzione, realizzazione di nuovi alloggi per il personale''.
Il progetto si concretizzerà anche in virtù della legge 133 del 6 agosto del 2008, che consente al ministero della Difesa di effettuare, in autonomia, l'attività di alienazione, permuta, valorizzazione e gestione dei beni immobiliari. E' stato così avviato il processo di individuazione di tutti i possedimenti demaniali che potrebbero essere messi sul mercato. Dal punto di vista dei militari, ha osservato il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Vincenzo Camporini, il flusso di risorse che in questo modo finirà nelle casse dello Stato ''potrà incrementare l'efficienza di questa 'macchina' per il bene del Paese''.
Al Salone Mondiale immobiliare Mipim 2009 la Difesa esporrà ''un consistente repertorio fotografico di quelle installazioni di cui già si prevede l'alienzazione e quindi - spiegano alla Difesa - la conseguente immissione sul mercato immobiliare''. La gran parte delle strutture militari in Italia vanta ''una consistenza storica, architettonica e paesaggistica di inestimabile retaggio tradizionale''. Per dirla con lo slogan che accompagnerà il ministero a Cannes, ''un'eredità di valore''. (Adkronos)
La Russa intende affittare o magari vendere (non subito, l'attuale legge non lo consente) tale patrimonio.
Il fatto è che l'operazione rischia di dar vita ad un "doppione" e sprecare così parte delle risorse recuperate. Perché l'idea di cedere o affittare pezzi del patrimonio pubblico non è una novità: nel precedente governo Prodi era stata avviata una operazione ad hoc, chiamata "Valore Paese", che avrebbe dovuto appunto valorizzare gli immobili della Difesa. Il progetto era stato affidato all'Agenzia del Demanio, guidata allora da Elisabetta Spitz, alla quale - attraverso due decreti - la Difesa stessa aveva "girato" la gestione di circa 400 caserme. L'Agenzia avrebbe dovuto concederle in affitto per 50 anni garantendo agli affittuari la tutela degli investimenti effettuati. Poi il governo è cambiato, la Spitz è stata sostituita con Maurizio Prato e l'operazione non è mai davvero decollata. Peccato che nel frattempo l'Agenzia si fosse dotata di una Spa istituita apposta e tuttora esistente, necessaria per seguire gli affitti (e un domani, probabilmente le vendite). E che la Difesa - che nel frattempo si è ripresa l'Arsenale Venezia "passato" a suo tempo alla Spitz - ancora non ce l'abbia. Quando l'offerta sul mercato davvero ripartirà, gli immobili e terreni di Stato potranno comunque contare sulla "concorrenza" di ben due "agenzie".(Repubblica)

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