martedì 13 aprile 2010

L'Italia ferita nell'ambiente dalle parole dei ragazzi

Reportage, racconti, inchieste e testimonianze per il Festival internazionale di giornalismo di Perugia. L'Italia dell'ambiente ferito raccontata dai ragazzi

Brevi reportage sulle condizioni dei fiumi. Analitici racconti sulla distruzione delle sempre più rare isole di verde in città. Sondaggi sulle opinioni dei giovani effettuati nei centri commerciali. Testimonianze di amarissimi disvelamenti sulla condizione della propria città e accorate dichiarazioni d'amore nei confronti degli animali e degli spazi a rischio nel nostro territorio. Tantissimi gli articoli che sono arrivati dalle oltre seimila scuole che partecipano al progetto di Repubblica@Scuola in occasione del concorso indetto dal Festival internazionale di giornalismo di Perugia e dal nostro giornale.
A vincere il concorso è Clara Macor, studentessa del Liceo Classico Alessandro Volta di Como. Clara sarà così l'inviata di Repubblica.it al festival e, il 21 aprile a Perugia, potrà incontrare e intervistare Leo Hickman, "firma" del Guardian ed esperto mondiale di ambiente.

Le colpe dell'Italiano Medio. Nel suo articolo, dall'esplicativo titolo "L'Italiano Medio", la studentessa ha messo in evidenza le contraddizioni, in tema d'ambiente, tra le opinioni e i comportamenti di ciascuno di noi: "Si fuma l'ultima sigaretta, la finisce e butta il mozzicone a terra, l'Italiano Medio. L'Italiano Medio si lamenta riguardo il "problema rifiuti", eppure non contribuisce a risolverlo. L'Italiano Medio si sposta solo ed esclusivamente in macchina. L'Italiano Medio odia lo smog. Egli pensa: "Non va bene così", ma non muove un dito per cambiare la situazione. Dal nord, al sud. Nessuno si salva. Dal petrolio nel Po alla Napoli dei rifiuti. L'Italiano Medio sa che ci vogliono anni per smaltire la plastica, la carta e tutto il resto. L'Italiano Medio butta piattini e fazzoletti di carta nell'erba fresca. L'Italiano Medio è così pigro che, anche con il cestino a mezzo metro di distanza, preferisce far cadere i suoi rifiuti sul terreno. "Tanto da solo non posso cambiare il Mondo" dice: e non li raccoglie. Questa è l'Italia".


Diossina a Taranto
di alkor2a (Medie Inferiori ) scritto il 27.03.10

Sono nato e cresciuto in una città chiamata Taranto: per me è sempre stata una città meravigliosa e nessuna è come lei. Mi piace perché ha due mari, Mar Grande e Mar Piccolo che i cittadini sfruttano coltivando i mitili più buoni di tutto il bacino mediterraneo; mi piace perché ha una grande storia, capitale della Magna Grecia e acerrima nemica dell’Impero Romano; mi piace anche per via dei suoi bei colori sfumati sul rossastro.
Da quando sono nato c’è una enorme industria siderurgica chiamata inizialmente Italsider e poi Ilva, che emana fumi da alcune ciminiere che per me sono quasi parte integrante della cittadina e ne esaltano le caratteristiche. Mi hanno sempre affascinato anche quelle piccole polveri trasportate dal vento, che coprono strade, palazzi, muri, monumenti……. e li rendono di un colore rossastro che tanto mi piace.
Pensavo inizialmente che tutti questi fossero una caratteristica “speciale” di Taranto: ma invece no. Crescendo ho scoperto che in tutta Italia le città sono molto diverse dalla mia. Avendo la possibilità di viaggiare ho scoperto che alcune città italiane sono più pulite, senza quei nuvoloni rossi sulla città, ma soprattutto hanno un aria più leggera rispetto alla nostra. Infatti tornando a casa ho notato che molte volte non riuscivo proprio a respirare per via dell’aria pesante che c’è in città.
Guardandomi intorno per la città ho notato strane cose. Sui balconi dei palazzi ho letto vari slogan tra cui il più comune è “Ti svegli la mattina respirando la diossina”. Questi slogan li ho ritrovati anche in alcune manifestazioni cittadine contro l’Ilva per la diossina che emana nell'atmosfera. Io, però, prendendo parte a queste manifestazioni sentivo sempre e ovunque parlare di diossina e mi chiedevo: Cosa è la diossina?
Essendo un po’ più grande mi sono documentato leggendo libri a riguardo, leggendo quotidiani cittadini, ma soprattutto facendo ricerche su internet ed ho potuto dare tante risposte alla mie domande. Ho scoperto che la diossina è il problema principale della mia città perché si va ad accumulare nei grassi degli esseri viventi, e anche se ne respiriamo poca, ne mangiamo tanta.
Mi chiedevo: Come si mangia la diossina? Semplice, intorno allo stabilimento dell’Ilva ci sono grandi pascoli di ovini, bovini e suini che mangiano il foraggio lì coltivato: è come se gli animali mangino solo diossina che poi automaticamente si trasferisce sulle nostre tavole causandoci gravi danni alla salute. Ho anche letto che Taranto è la città che emana circa il 93% della diossina prodotta in Italia e circa l’8,8% di quella europea, pertanto ha il primato della città più inquinata al mondo. Ho scoperto anche che Taranto emana una quantità di diossina all’anno che è quasi il triplo dei limiti imposti dall’Unione Europea; inoltre a Taranto ci sono circa 1200 decessi l’anno per via dei tumori causati dall’inquinamento. Ma ancor più grave, il WWF e la Legambiente hanno denunciato il Comune, la Provincia e l’Ilva per aver firmato un accordo che ha concesso all’Ilva il permesso speciale per emanare più diossina di un inceneritore, ma a questi incontri ed in tribunale non si è mai presentato nessuno. Quindi è evidente che nessuno vuole risolvere il problema.
L’inquinamento di Taranto non è dovuto solo alla diossina ma anche alle polveri sottili prodotte dai parchi minerali lasciati all’aperto dall’Ilva: quando si alza il vento, le polveri volano per tutta la città andando a ricoprire tutto ciò che incontrano sul loro cammino. Solo ora so cosa è quella polvere rossastra che tinge le nostre nuvole e ricopre la città, che mi sembrava tanto speciale. Ma ancor più grave è sapere che queste polveri causano tumori se respirate. La gente del luogo si chiede: Perché i parchi minerali devono essere all’aperto? Questo è quello che mi chiedo anch’io. A Taiwan, per esempio, sede di un’altra grossa industria siderurgica, le polveri minerali vengono messe al coperto evitando dunque questi problemi. Forse la copertura non si può realizzare perché costa troppo, ma almeno si eviterebbe di danneggiare la salute dei cittadini.
Costruendo l’Ilva si è tralasciato il problema della salute dei cittadini, infatti dal 1971 al 1996 il numero dei morti a causa dei tumori è quasi raddoppiato: si è pensato solamente all’arricchimento di alcune persone e della città, dando lavoro a migliaia di operai.
Penso che l’Ilva abbia dato molte opportunità di lavoro però abbattendola definitivamente si verrebbero a creare nuovi posti di lavoro, per esempio operai addetti allo smantellamento dell’area. Per me, chiudendo l’Ilva, Taranto potrebbe ridiventare una città pulita, bella e con una grande storia, e successivamente piena di turisti. Sicuramente togliendo l’Ilva verrebbero meno i posti di lavoro però la salute dei cittadini è certamente la cosa più importante per una città. Inoltre mi lamento di un’altra cosa: se l’Ilva deve essere presente sul nostro territorio perché non si controllano i livelli di inquinamento? Oppure perché, data questa situazione, non intervengono il Governo italiano e l’Unione Europea?
Spero che i miei desideri vengano esauditi perché nessuno in Italia e nel mondo sa come noi tarantini viviamo e spero che il territorio tarantino diventi una meta turistica grazie alla rivalutazione delle sue risorse naturali, storiche e culturali. Per ora sono solo desideri e chissà se verranno esauditi. Io sento di amare ancora la mia città ma vorrei che lei amasse di più me.

(clicca qui per andare al sito di Repubblica e votare questa lettera)

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