mercoledì 30 luglio 2008

Caro Silvio ti scrivo...

Si trasmette in calce la lettera del Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola al Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi sulla questione delle emissioni di diossina dallo stabilimento ILVA di Taranto.


Caro Presidente del Consiglio,

Taranto è una città splendida ma sofferente. La fabbrica – la grande fabbrica che doveva essere il suo polmone produttivo, simbolo e vita della città – sembra essersi rovesciata contro le attese e le speranze di una intera comunità.
Inquinamento, malattie tumorali, distruzione del territorio, lo sfregio di interi quartieri condannati a vivere senza poter aprire le finestre: queste sono le immagini che compaiono nelle lettere e nei disegni che i bambini tarantini ogni giorno mi inviano. (Lettere e disegni che ho voluto raccogliere in un libro che Le invio come un promemoria oltre che come un dono). Talmente alta è la soglia di allarme fra i cittadini che oggi qualsiasi tipo di attività e di impresa viene considerata (e contrastata) come se fosse un colpo di grazia alla tempia di una città allo stremo.
In questo contesto la Regione Puglia è intervenuta per modificare, per riequilibrare, per provare a coniugare le ragioni della salute e quelle del lavoro.
E’ stato sottoscritto un protocollo di intesa che ha coinvolto ILVA e tutte le parti sociali, un accordo di programma con il Ministero dell’Ambiente ha indirizzato le procedure di AIA (autorizzazione integrata ambientale).
Il tutto per modificare in concreto le condizioni ambientali, per ridurre l’inquinamento, per far respirare la gente e dare una speranza di futuro.
Alcuni obiettivi sono stati raggiunti: 72 progetti di risanamento ambientale in ILVA sono stati già realizzati, un’altra sessantina sono in corso o programmati, è stato rimosso l’amianto,
dismesse le apparecchiature al PCB, ridotto il cumulo di olivina, applicata una sperimentazione sulle diossine per ridurne la carica distruttiva, migliorate le emissioni in atmosfera, ma tutto questo non basta.
Altre città, come Genova, si sono semplicemente liberate della fabbrica ed hanno visto repentinamente cambiare la loro vita e riscoperto il colore del cielo.
A Taranto questo non è possibile ma non è possibile neanche continuare così, con piccoli miglioramenti segnati su un calendario troppo lungo. La città non ne può più. Il management dell’Ilva sa che abbiamo perseguito con realismo e rispetto l’obiettivo di una radicale ambientalizzazione delle strutture produttive del colosso siderurgico. E quel management non può replicare alle spasmodiche attese della città minacciando, sia pure velatamente, il ricorso al ricatto occupazionale. Occorre fare scelte coraggiose, scelte non più
procrastinabili, scelte di vita.
Ecco perché la Regione intende chiedere ed ottenere da ILVA interventi efficaci, ecco perché non possiamo accontentarci di spalmare in 5 anni una riduzione significativa delle diossine, ecco perchè Le chiedo di aiutarci cambiando quella norma che stabilisce un limite così alto a questo veleno che vi rientra tutto.
E’ la stessa richiesta che ho avanzato al precedente Governo e che Le rinnovo per conto di tutti i pugliesi. In attesa di un gentile riscontro, La saluto cordialmente.

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