martedì 16 febbraio 2010

Mafia e risorse fondamentali...

Il boss cambia affari: acqua, rifiuti, supermercati
Ma il cemento delle opere pubbliche continua a mantenere il fascino anni ‘70


La realtà documenta che, a dispetto delle confische operate in questi anni, l’economia della Sicilia continua a essere soggetta all’iniziativa mafiosa. Si registrano comunque mutamenti di rilievo. Se nel secondo Novecento le consorterie hanno puntato in modo debordante sull’edilizia, pubblica e residenziale, negli ultimi tempi, senza nulla togliere al cemento, che a dispetto di tutto mantiene il proprio fascino, le medesime sono state attratte pure da altri tipi di affari, per più ragioni in vistosa crescita. Nella lista dei business più ambiti sono finiti le energie rinnovabili, la gestione dei rifiuti, la grande distribuzione. Era nelle cose del resto che avvenisse, giacché è su tali linee che si giocano oggi sfide, pure in chiave economica, fra le più importanti. Una voce in forte ascesa è costituita altresì dall’acqua, la cui erogazione, in Italia come in altri paesi, è andata passando dal controllo pubblico a quello privato. Sin dagli esordi, beninteso, la mafia siciliana ha tratto rendite importanti dal controllo delle sorgenti e dei corsi d’acqua. Nel nuovo stato di cose, chiamando a patti multinazionali e società quotate in borsa, le consorterie territoriali sono in grado però di portarsi oltre, compartecipando alla gestione degli acquedotti, dei dissalatori, delle condotte, degli impianti di erogazione nelle case. In definitiva, per le economie più fosche, come per le banche, interessate alle utilities come mai in passato, l’appropriazione del bene comune è strategica. La storia va quindi in replica, con i processi di modernizzazione, o supposti tali, che in Sicilia insistono a passare in modo inclusivo, senza che nessuna parte della tradizione venga lasciata indietro, in un intricato tango di richieste e concessioni, appalti e subappalti.
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