venerdì 14 febbraio 2014

Quisquiglie, pinzellacchere..

Ilva, Emilio Riva a processo per maxievasione da 52 mln

Dovrà difendersi dall’accusa di aver frodato il Fisco, assieme a tre manager, per un totale di oltre 52 milioni di euro, Emilio Riva, 87 anni e fondatore del colosso siderurgico Ilva. L’anziano patron, già indagato per disastro ambientale assieme ai figli nell’inchiesta della Procura di Taranto, è stato infatti rinviato a giudizio dal gup di Milano Anna Maria Zamagni per una maxi-evasione che sarebbe stata realizzata nel 2007 attraverso una complicata operazione finanziaria per non versare in Italia le tasse dovute dal gruppo.
Accogliendo la richiesta del pm di Milano Stefano Civardi, che fa parte del pool coordinato da Francesco Greco, il giudice ha mandato a processo anche Mario Turco Liveri e Agostino Alberti, all’epoca rispettivamente responsabile finanziario e responsabile fiscale del gruppo dell’Ilva di Taranto e anche Angelo Mormina, che era managing director di Deutsche Bank Londra (non è più nell’istituto di credito dal 2012). Stando all’imputazione, Emilio Riva e gli altri tre imputati per frode fiscale «al fine di evadere le imposte sui redditi, sulla base di una falsa rappresentazione nelle scritture contabili obbligatorie e avvalendosi di mezzi fraudolenti idonei a ostacolarne l’accertamento», avrebbero portato avanti una complessa operazione di finanza strutturata all’unico scopo di consentire alla «consolidata Ilva spa» l’abbattimento del reddito, «mediante l’utilizzazione di elementi passivi fittizi» per quasi 160 milioni di euro «e conseguentemente per la consolidante Riva Fire spa (...) una pari riduzione della base imponibile e un’evasione di imposta Ires pari a 52.463.213 euro».
Secondo le indagini della Gdf di Milano, in particolare, attraverso una serie di contratti, tutti collegati tra di loro e sottoscritti tra alcune società del gruppo e l’istituto di credito tedesco, gli utili fatti dall’Ilva in Italia sarebbero stati trasferiti all’estero per sfruttare un regime fiscale più favorevole e, allo stesso tempo, sarebbero state fatte figurare perdite in Italia per pagare meno tasse. Al centro dell’inchiesta c'è la dichiarazione dei redditi del 2008. Intanto, però, l’Ilva al termine del contenzioso fiscale relativo alla maxi-evasione ha già versato all’Agenzia delle Entrate circa 65 milioni di euro.
Il processo si aprirà il prossimo 19 maggio davanti al giudice della prima sezione penale, ma non è l’unica grana giudiziaria milanese per il patron dell’Ilva. I pm Stefano Civardi e Mauro Clerici, infatti, stanno indagando sulla gestione del gruppo da parte della famiglia Riva almeno su altri tre fronti. Lo scorso maggio, un primo troncone d’indagine ha portato al sequestro di 1,9 miliardi di euro per i reati di truffa ai danni dello Stato e trasferimento fittizio di beni: i pm hanno ipotizzato che il patron Emilio e il fratello Adriano Riva, assieme ad alcuni professionisti, abbiano sottratto soldi dalle casse dell’Ilva, nascondendoli in paradisi fiscali e facendoli poi rientrare in Italia attraverso lo scudo fiscale. Gli inquirenti, inoltre, stanno indagando anche sui rapporti tra la holding Rive Fire di Emilio Riva e la controllata Ilva con l'ipotesi di appropriazione indebita ai danni dei soci di minoranza. Infine, lo scorso 22 gennaio i magistrati milanesi hanno emesso un mandato d’arresto europeo per Fabio Riva, uno dei figli di Emilio che vive a Londra. È accusato di associazione per delinquere e truffa aggravata ai danni dello Stato per aver messo in piedi, assieme ad altri dirigenti, un sistema per ottenere illecitamente, tra il 2007 e il 2013, circa 100 milioni di euro di stanziamenti pubblici. (GdM)

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