giovedì 15 ottobre 2009

Vertice a Bari: pecore alla diossina fine della mattanza
Si realizzeranno le «fattorie didattiche». Intanto si attende la decisione del Consiglio di Stato


• No alla mattanza, non abbattere più altre pecore e capre colpevoli di aver pascolato in campi dove si è depositata diossina e perciò esse stesse “infette” da diossina e pcb (policolorobifenili). Pecore e capre potrebbero, invece, essere destinate alla realizzazione delle cosiddette “fattorie didattiche” e soprattuto potrebbero essere curate. No all’abbattimento e sì alla cura, insomma. La proposta del Tavole Verde pare trovare consensi anche presso i componenti del Comitato tecnico scientifico insediato presso la Regione ed allargato per l’incontro dell’altro ieri ai referenti dell’Arpa (agenzia regionale per la protezione ambientale), dell’Università di Bari, ad alcuni tecnici campani che hanno già affrontato una storia affine. Sono centinaia e centinaia i capi ovini sulla cui sorte dovrà, comunque, pronunciarsi il Consiglio di Stato a cui Antonio D’Alessandro, un allevatore tarantino, si è rivolto dopo che il Tar di Lecce ha praticamente confermato quanto l’Asl di Taranto aveva ordinato: abbattere quei capi nei cui campioni di carne e di latte sono stati rilevati livelli di non conformità ai limiti di diossina e pcb previsti per legge. Lo stop all’ordinanza, prima con il ricorso al Tar e ora con l’ulteriore passaggio al Consiglio di Stato, sembrerebbe aver dato il tempo necessario per far maturare un orientamento diverso anche a livello regionale. E’ anche per questo che all’incontro dell’altro ieri in Regione, il Comitato tecnico scientifico ha anche ascoltato un verterinario ed un sindacalista campani che avevano, appunto, seguito una vicenda simile a quella pugliese. In Campania, il problema riguardò le bufale, anch’esse “infette” da diossina, tant’è che si ricorderà che tempo addietro per un certo periodo erano state messe al bando le mozzarelle di bufala. In quel caso lo Stato intervenne con una legge ad hoc con la quale gli allevatori furono risarciti del danno subito. Ecco, ora gli allevatori tarantini chiedono in pratica lo stesso trattamento allo Stato proprio per non incorrere in una disparità di trattamento. I fondi destinati sinora dalla Regione – pe - raltro attingendo ad un capitolo di spesa non proprio corretto (fondi sanitari) – appaiono appena sufficienti agli interventi di smaltimento già effettuato per un altro migliaio di capi. Quello che è rimasto andando agli allevatori, a titolo risarcitorio, pare davvero ben poca cosa rispetto al danno ed alla beffa da essi subiti. Il principio del giusto risarcimento, tra l’al - tro, pare essere stato anche un elemento di condivisione nell’incontro del Comitato tecnico. Così almeno riferisce l’on. Paolo Rubino che, in qualità di coordinatore del Tavolo verde, esprime soddisfazione per l’esito e l’attenzione ricevuta dagli allevatori.
Cosa accadrà ora? “Ora – dice l’on. Rubino – si tratta di coinvogere anche i livelli politici. Quello di ieri è stato un inconro più prettamente tecnico in cui si è verificata la fattibilità della nostra richiesta. Ma si tratta anche di stendere materialmente un progetto per la realizzazione delle fattorie didattiche. Per questo progetto, ci sono già i primi contatti con il prof. Ceci della Facoltà di Veterinaria dell’Università di Bari”. MARIA ROSARIA GIGANTE (La Gazzetta di Taranto, VI)

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