lunedì 7 novembre 2011

300 nel miscroscopio

Eran 300... ma basteranno?

Disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose e inquinamento atmosferico sono i reati per cui sono indagati Emilio Riva, presidente dell'Ilva spa sino al 19 maggio 2010, Nicola Riva, presidente dell'Ilva dal 20 maggio 2010, Luigi Capogrosso, direttore dello stabilimento Ilva, Ivan Di Maggio, dirigente capo area del reparto cokerie e Angelo Cavallo, capo area del reparto Agglomerato.
I carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Lecce hanno ipotizzato: getto pericoloso di cose, incenerimento di rifiuti gassosi, derivanti dalle acciaierie tramite impianti sprovvisti di autorizzazione, e emissioni non autorizzate in atmosfera provenienti dalle acciaierie. Hanno registrato 120 episodi del fenomeno dello slopping, di cui 70 episodi presso l'acciaieria 2 e 50 presso l'acciaieria 1.
In questo momento è in corso l'incidente probatorio sulle emissioni dell'Ilva e nell'ambito dello stesso è emerso che ci sono 300 dipendenti Ilva da monitorare, per capire la correlazione tra le loro condizioni di salute e le emissioni dell'Ilva.
Noi ci chiediamo se monitorare solamente 300 dipendenti, su circa 11.000, possa essere sufficiente e ci chiediamo se saranno considerate solamente le malattie riconosciute come malattie professionali. Questi dati, così raccolti, potrebbero esseri limitativi per alcune ragioni.
Ci sono dipendenti Ilva, anche molto giovani, che si ammalano di forme tumorali per le quali risulta difficile dimostrare il nesso causale proprio perché, a seconda del reparto in cui hanno lavorato, non esisterebbero in apparenza fonti dirette di esposizione.
E' ipotizzabile che molti dipendenti Ilva potrebbero chiedere di mettersi in malattia, senza certificare le reali ragioni di tale richiesta per paura di perdere il posto di lavoro (potrebbero, così, sopportare cicli di chemioterapia e radioterapia, ritornando poi a lavorare). Andrebbero, quindi, monitorati i dipendenti che sono stati costretti a ricorrere a periodi di malattia, verificando se hanno trascorso periodi in ospedali o abbiano seguito terapie antitumorali o interventi chirurgici o di autotrapianto oppure se siano deceduti.
Da qui, secondo noi, nasce la necessità di monitorare le condizioni di salute dei lavoratori attraverso l'istituzione di indagini epidemiologiche accurate, in quanto, da queste, è possibile notare che anche lavoratori assunti da poco tempo si ammalano in breve tempo.
Le indagini epidemiologiche potrebbero mettere in luce incidenze di patologie oncologiche e non oncologiche, senza necessariamente risalire allo specifico inquinante che potrebbe rimanere sconosciuto. Attraverso l'individuazione dei reparti maggiormente colpiti, alle esperienze lavorative (grado di esposizione e successivo cambio di mansione), si potrebbero avere dei risultati nettamente diversi rispetto a quelli ottenibili seguendo una procedura che non tiene conto di alcune criticità, a nostro avviso, rilevanti.
Ovviamente siamo fiduciosi nelle Istituzioni e nell'operato dei periti incaricati dalla Procura di Taranto, ma abbiamo l'obbligo, in quanto cittadini che sono portavoce di altri cittadini, di manifestare alcune legittime perplessità, senza per questo mettere in dubbio la professionalità degli esperti nominati dal G.I.P.. Siamo certi che gli esperti sapranno scegliere la metodica più opportuna per mettere in luce la verità che, come è a tutti noto, nella città di Taranto fatica ad emergere.

Alessandro Furnari - MoVimento 5 Stelle Taranto

Nessun commento: