martedì 10 febbraio 2009

La UIL regionale conosce i fatti...

"Taranto è una città che fa parte dell'Unione Europea e tutti gli stabilimenti siderurgici d'Europa, compresi quelli italiani, si sono adeguati al rispetto delle emissioni di diossina. Senza andare tanto lontano - ha dichiarato il segretario regionale della Uil, Aldo Pugliese - nel Friuli Venezia Giulia da anni la Regione è intervenuta disponendo come emissione massima 0,4 nanogrammi; e lo stabilimento di Servola di Trieste è andato ben al di sotto, emettendo 0,1 nanogrammi. Quindi, non si scappa. La verità è che l'Ilva di Taranto avrebbe dovuto già da qualche anno a questa parte mettersi in regola sulle emissioni, così come avvenuto nel resto dell'Unione. “
Secondo la Uil, insomma, "le inadempienze non sono imputabili ad altri. Andare all'estero potrebbe essere letta in una logica di minaccia, per non cambiare lo stato delle cose senza investire, continuando agli stessi livelli di emissione. Ma non crediamo a questa ipotesi, anche perché parliamo del più grande impianto siderurgico d'Europa e non di una fabbrica di caramelle".
Pugliese poi spiega che "la legge regionale stabilisce che l'Ilva dovrà arrivare a ridurre le emissioni di diossina a 0,4 nanogrammi a dicembre del 2010, mentre entro il 31 marzo prossimo (ovvero dal 1 aprile) dovrebbe emettere la metà rispetto ad oggi. Pur non disponendo allo stato attuale dell'impianto di produzione dell'additivo urea, l'Ilva può dimezzare le emissioni acquistandola. E' sufficiente ricordare che in via sperimentale l'Ilva questo tipo di operazione l'ha già fatta, ottenendo già i risultati previsti dalla legge regionale.“
“Quindi - conclude il segretario Uil - non si capisce quale sia il problema. Riteniamo che tutto questo lo dovrebbe comprendere anche il ministro Prestigiacomo che ha riconvocato una riunione per domani alle 18. Pertanto, con uno sforzo di buona volontà che allo stato non troviamo - e non in una logica di muro contro muro - la soluzione si potrebbe trovare. A meno che non si preferisca privilegiare uno sterile scontro che non porta da nessuna parte e che comunque non tutela i cittadini e i lavoratori".

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