lunedì 29 novembre 2010
Che primato!!!
domenica 28 novembre 2010
A proposito del Rapporto Ambiente e Sicurezza!!!
Un’esplosione la notte scorsa ha provocato la rottura di un tratto di tubo del sistema di trasporto del gas al convertire numero tre dell’Acciaieria 1 dell’Ilva di Taranto. È la stessa azienda a renderlo noto sottolineando che «sono subiti scattati i sistemi di sicurezza dell’impianto siderurgico e non si sono registrate conseguenze per i lavoratori». L’incidente non ha dunque avuto riflessi sulla produzione dell’Acciaieria numero 1.
Poco dopo la mezzanotte, secondo la ricostruzione che fa l’azienda, «la catena di sicurezza automatica, avendo rilevato una percentuale di ossigeno nel gas anomala rispetto ai valori previsti, aveva determinato il blocco delle attività di soffiaggio presso il convertitore numero 3». «In accordo con le procedure di sicurezza – prosegue la nota dell’Ilva – si svolgeva immediatamente un controllo da parte del personale preposto che non evidenziava nessun guasto».
«Alla ripresa della produzione, dopo qualche minuto, avveniva, però, - si legge ancora – un’esplosione che provocava la rottura di un tratto di tubo del sistema di trasporto del gas». L'azienda sottolinea che «nei prossimi giorni verranno svolti tutti i controlli necessari a verificare le cause dell’incidente e saranno valutati eventuali miglioramenti per la prevenzione futura di episodi analoghi». (GdM)
sabato 27 novembre 2010
L'ABBATTIMENTO DEGLI INQUINANTI NON E' SUFFICIENTE
Taranto libera con questo intervento intende rivolgersi al Presidente della regione Nichi Vendola, al Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e a tutta la stampa.
Questo comitato ha scelto di non essere presente in occasione della presentazione del rapporto Ambiente e Sicurezza 2010 tenutosi martedi 23 novembre nell’auditorium dell’azienda siderurgica. Il lavoro di Taranto libera prosegue mediante attecchimento del movimento nel tessuto sociale, affinchè si superi la protesta dei pochi e si attui un cambiamento alla radice.
Con questo intervento non intendiamo rivolgerci ad Ilva S.p.A. poiché riteniamo che questa azienda non abbia nulla da aggiungere, nulla da promettere e nulla da spiegare sulla presunta ecocompatibilità dei suoi impianti negli anni della sua permanenza a Taranto. Non possiamo fare altro che considerare ‘presunta’ questa eco compatibilità poiché l’Ilva non è disposta ad aprire i suoi blindatissimi cancelli alla società civile, costituita da professionalità in grado di fare valutazioni e osservazioni, in virtù’ di quella tanto millantata trasparenza, oggi termine alla moda, ma che solo alcuni coraggiosi rispettano.
L’Ilva, tuttavia, nonostante i suoi dichiarati sforzi per l’ambientalizzazione, emette il 98% del benzo(a)pirene rilevato. Non crediamo sia lecito, quindi, considerarci estremisti quando invitiamo le autorità competenti a provvedere al fermo degli impianti, ad avviare un processo di partnership anche con l’azienda perché si arrivi alla chiusura dell’area a caldo, riconvertendo le attività produttive e reimpiegando i dipendenti mediante un programma studiato e realizzato prima della effettiva chiusura degli impianti. Nei mesi scorsi questa azienda ha ben illustrato gli sforzi compiuti per l’ambientalizzazione degli impianti, mediante spot demagogici e pedagogici che hanno invaso le case di cittadini ignari, magari pure distratti. Le cifre elencate dall’Ingegner Buffo dell’Ilva, non danno alcuna indicazione sulla corrispondenza tra percentuale di abbattimento e sostanziale calo dell’inquinamento, non essendo chiara la produzione massima complessiva degli inquinanti stessi nel corso del ciclo produttivo. Ricordiamo, inoltre, che i dati forniti, certi e validati di cui parla l’Ilva, spesso altro non sono che il frutto di autocertificazioni fornite dall’azienda stessa che, come anche confermato da ISPRA, non vengono tecnicamente verificate mediante controlli incrociati dallo stesso ente che li raccoglie. L’ISPRA si limita a sollevare obiezioni che l’azienda può giustificare con un semplice e breve commento dai contenuti non documentati.
Al Presidente Vendola ricordiamo pero’ che il contenimento delle emissioni attraverso il controllo dei valori limite per tutti gli inquinanti, seguendo la strada dell’ambientalizzazione, non rappresenta in alcun modo una certezza rispetto alla reale tutela della salute umana. Gli aspetti tossicologici, estremamente complessi connessi agli effetti della combinazione di numerosi agenti inquinanti, impongono un atteggiamento politico di massima cautela, nel rispetto del principio fondamentale di precauzione, questo soprattutto tenuto conto della estrema vicinanza degli impianti industriali al centro abitato.
Secondo la Commissione europea, il ricorso al principio di precauzione si iscrive nel quadro generale dell’analisi del rischio e più particolarmente nel quadro della gestione del rischio che corrisponde alla presa di decisione. Il ricorso al principio di precauzione è giustificato quando riunisce tre condizioni, ossia: l’identificazione degli effetti potenzialmente negativi, la valutazione dei dati scientifici disponibili e l’ampiezza dell’incertezza scientifica. Quale decisione intende prendere il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola? La persistente assenza di un registro epidemiologico, poiché la Regione ha preferito ‘investire’ il denaro pubblico, anziché nella prevenzione, solo nella cura (con il San Raffaele del Mediterraneo), è sintomo di una maniera del tutto disallineata rispetto al resto dell’Europa, di concepire l’innovazione in ambito sanitario.
Ad Emma Marcegaglia diciamo, invece, che la riconversione industriale, la progettazione di nuovi scenari economici e lavorativi per Taranto, non solo rappresentano una necessità per questa città data l’estrema incertezza del mercato dell’acciaio, ma anche una grande opportunità per la definizione di nuove politiche di sviluppo sostenibile senza che si creino fratture nel mondo del lavoro ma allo stesso tempo rompendo col preesistente e superandolo. Si tratta di un percorso di responsabilità comune e condivisa che va nella direzione del bene collettivo, anche di quello dei futuri giovani industriali tarantini. La monocultura in generale non puo’ rappresentare una sicurezza in termini di stabilità economica. Quella dell’acciaio, poi, oltre ad essere per sua natura incerta, offre una dubbia qualità dell’occupazione che presenta forti esternalità negative. Queste si verificano quando il soggetto responsabile degli impatti negativi (Ilva) non corrisponde al danneggiato (operaio) un prezzo pari al costo del danno subito (malattie ‘professionali’).
L’opinione pubblica sta cambiando ed è per questo che andremo oltre la protesta superando la provocazione e la minaccia: anche i ‘leoni’, prima o poi, periscono.
giovedì 25 novembre 2010
Paolo Sesto a Torino!
Il film, prodotto con il sostegno di Apulia Film Commission, è stato interamente girato nella scuola media "Luigi Pirandello" del quartiere Paolo Sesto
Domenica "Firma per i tuoi polmoni"!
Quest’anno Altamarea organizza un corteo, come è avvenuto nel 2008 e nel 2009. Domenica 28 novembre sarà invece in piazza con una raccolta di firme a Taranto in piazza Immacolata dalle ore 10 alle 13 perché venga cambiata la cosiddetta “legge salva-Ilva” che ha tolto il “tetto” al benzo(a)pirene, esponendo migliaia di persone al rischio di questa sostanza cancerogena.
E’ urgente inviare queste firme al Presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, presso la quale recentemente vi sono state le audizioni di Legambiente e PeaceLink per richiedere la modifica al decreto legislativo 155/2010. Altamarea fa appello ai cittadini per venire a firmare la petizione. Tale petizione sostiene la risoluzione dell’on. Elisabetta Zamparutti la quale ha inserito nell’atto che verrà discusso in Commissione tutte le nostre richieste di modifica della nuova normativa. Se verrà approvata la risoluzione dell’on. Elisabetta Zamparutti il governo sarà impegnato formalmente a modificare la normativa reintroducento un limite massimo obbligatorio per il benzo(a)pirene, sostanza cancerogena che “sfora” quotidianamente nel quartiere Tamburi di Taranto e che, secondo i calcoli dell’Arpa, proverrebbe al 98% dalla cokeria Ilva.
Altamarea ha preferito questa iniziativa al corteo. Ciò in considerazione del fatto che la gravità dei problemi che la città si trova a contrastare richiede in questo momento molte iniziative mirate, efficaci e articolate in forma di “campagna” anziché una di tipo generale.
Pur non escludendo il ricorso ad una nuova manifestazione di massa, ciò che oggi occorre urgentemente prima di tutto è il coinvolgimento attivo dei cittadini attorno alle specifiche urgenze, con campagne mirate, concrete, chiare ed efficaci. Come quella sul benzo(a)pirene, che seguiremo dall’inizio alla fine in modo da non dare tregua ai parlamentari e da far sentire loro il “fiato su collo” di tutti i cittadini che invieranno la loro firma.
Ecco perché ogni firma sarà importante. Chiederemo che ogni firma venga protocollata all’Ufficio di presidenza della Commissione Ambiente di Montecitorio. E chiederemo che venga dato conto dell’iter dell’intera procedura in modo che i cittadini possano avere una normativa che sia a tutela della salute e non di chi inquina.
“Firma per i tuoi polmoni”, sarà lo slogan dell’iniziativa di domenica mattina.
mercoledì 24 novembre 2010
Impariamo a monitorare l'inquinamento
Finalità: formare dei formatori per portare conoscenze nelle scuole e per misurare gli IPA cancerogeni con una strumentazione facile da usare.
L'Associazione PeaceLink organizza un corso di 30 ore per imparare a conoscere e a misurare gli IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici). Chi lo frequenta acquisirà competenze teorico/pratiche e, se valutato idoneo alla fine dell'attività formativa, potrà svolgere attività di formazione (di primo o di secondo livello a seconda delle competenze acquisite) da realizzare nelle scuole nell'ambito delle attività di educazione al volontariato. Durante in corso verrà spiegato come si effettuano corrette misurazioni con analizzatori portatili di IPA e adeguate interpretazioni dei dati rilevati.
Altre cose da sapere:
- il corso è aperto a tutte le associazioni e i volontari che vogliano frequentarlo;
- il corso sarà tenuto da esperti del settore e si avvale di una collaborazione con strutture universitarie;
- il corso si avvale del finanziamento del Centro Servizi Volontariato di Taranto.
Il corso comincerà venerdì 3 dicembre alle ore 16, presso l'Istituto Righi di Taranto.
Gli incontri saranno di 4 ore l'uno, tranne l'ultimo che durerà 2 ore, e si terranno - salvo imprevisti - di venerdì. Ovviamente non si terranno durante le vacanze di Natale. A chi è interessato verrà fornito un programma dettagliato.
Richiesta di partecipazione al corso
Compila questo modulo. I dati servono per stipulare la polizza assicurativa. I costi della polizza non sono a tuo carico. Il corso è finanziato dal Centro Servizi Volontariato.
Il/la sottoscritto/a chiede di frequentare il corso di 30 ore sugli IPA e si impegna a mettere le conoscenze acquisite al servizio di attività di volontariato a favore della comunità.
Nome e cognome:
nato/a a:
il giorno/mese/anno:
residente a:
via:
codice fiscale:
organizzazione di volontariato (1):
volontario/aspirante volontario (2):
cellulare:
telefono fisso:
e-mail:
sei presente su Facebook? SI/NO:
NOTE:
(1) Per partecipare al corso occorre indicare un'associazione di volontariato di appartenenza; se non fai parte di nessuna associazione puoi indicare "PeaceLink" o "Altamarea".
(2) Se non hai fatto attività di volontariato con l'associazione specificata prima indica "aspirante volontario".
Domenica in piazza: stop benzo(a)pirene
"Il 28 novembre metti la tua firma.
Domenica prossima, ore 10-13, raccolta firme in Piazza Immacolata a Taranto
Perché? Per sostenere la risoluzione dell'on. Zamparutti che impegna il governo a ripristinare subito un valore limite per il benzo(a)pirene cancerogeno.
A Taranto sta "sforando" i tuoi polmoni.
Vieni in piazza con noi.
Firma anche tu la petizione contro il benzo(a)pirene."
Ilva: Immagini parlanti!
Caso Taranto a Radio Radicale
Ascolta le interviste:
domenica 21 novembre 2010
Recycl-ART!
Questa sera in via Lazio 87, sede dei COBAS. ore 16h00
Portate con voi : buste di latte, cartone, tappi di bottiglia di birra, bottiglie di plastica
- se è possibile, materiale per lavorare (pennello, colla, smalti)
NB: tutto deve essere in perfetta condizione e pulito all'interno.
Il rifiuto non è qualcosa di sporco, ma è una risorsa da impiegare, e come qualsiasi altro oggetto personale ad uso quotidiano, ha un suo valore ($) e ciclo di vita. Non uccidiamolo subito, diamogli una seconda chance di vita più dignitosa e creativa!
Il laboratorio è autogestito grazie all'impegno attivo di : Taranto ciclabile, WWF Taranto, coriTA, Associazione malati cronici, comitato ADNV, artisti indipendenti.
mercoledì 17 novembre 2010
I re magi portano il benzo(a)pirene a Roma!
Nasce il fronte benzo(a)pirene: cittadini, esperti e parlamentari si alleano per cambiare una norma assurda che consente di inquinare impunemente fino al 2013. Ci riferiamo ad una norma indifendibile contenuta nel decreto legislativo 155/2010, rispetto alla quale sta crescendo l’indignazione e la mobilitazione dei cittadini.
Alle ore 9.30 si è tenuta l’audizione di PeaceLink presso la Commissione Ambiente della Camera dei Deputati. Hanno relazionato Alessandro Marescotti (presidente PeaceLink), Lidia Giannotti (curatrice del dossier di PeaceLink sul benzo(a)pirene) e Annamaria Moschetti (pediatra).
All’audizione hanno partecipato tredici deputati: Angelo Alessandri, Chiara Braga, Alessandro Bratti, Guido Dussin, Raffaella Mariani, Carmen Motta, Sergio Michele Piffari, Ermete Realacci, Renato Walter Togni, Roberto Tortoli, Sandra Zampa, Elisabetta Zamparutti, Fierfelice Zazzera.
Ai deputati è stato distribuito e illustrato il “Dossier benzo(a)pirene” di PeaceLink (vedi sotto).
Alessandro Marescotti ha proiettato alcune slides che sintetizzano le ragioni della campagna benzo(a)pirene. Ha sottolineato i rischi sanitari di questa sostanza cancerogena che in alcune città è attribuibile prevalentemente al traffico e in altre alle emissioni di alcune industrie inquinanti.
Lidia Giannotti ha evidenziato i passi indietro compiuti a causa di una norma inserita nel decreto legislativo 155/2010 che è passata inosservata, con la quale è stato rimosso il “tetto massimo” di 1 nanogrammo di benzo(a)pirene per metro cubo di aria. In caso di superamento, la disciplina precedente prevedeva piani e interventi immediati da parte delle Regioni. Tutto questo in Italia era già stabilito fin dal 1999.
Annamaria Moschetti ha esposto le ragioni per cui i pediatri, attraverso le loro associazioni nazionali, hanno chiesto ai parlamentari il ripristino del “tetto” per il benzo(a)pirene. Si è soffermata sul rischio di trasmissione transplacentare di questo cancerogeno, dalla madre al feto.
L’audizione di PeaceLink è stata un’occasione per suscitare delle prese di posizione significative. Nei giorni scorsi infatti contro il decreto 155/2010 - che ha dato “licenza di inquinare” fino al 2013 per il benzo(a)pirene – hanno preso posizione:
- la Società Chimica Italiana
- la IAS (la Società Italiana Aerosol) che raggruppa scienziati ed esperti degli inquinanti aereodispersi
- l’Associazione Culturale Pediatri
- Federazione italiana Medici Pediatri
- la Società Italiana di Pediatria
- i Medici per l’Ambiente (ISDE)
Anche Legambiente e CGIL avevano già espresso un giudizio negativo sul decreto legislativo 155/2010.
Alle ore 16 si è tenuta una conferenza stampa nella Sala Stampa di Montecitorio in cui sono state esposte le valutazioni sull’audizione e sulle strategie da portare avanti per ottenere una modifica al decreto legislativo 155/2010. Vi ha partecipato, con una specifica relazione, anche il dott. Gianluigi De Gennaro, in rappresentanza della Società Chimica Italiana e della IAS che studia gli inquinanti dispersi nell’aria. De Gennaro ha parlato di “passo indietro” della normativa italiana con il decreto legislativo 155/2010. Nella conferenza stampa sono intervenuti l’on. Maurizio Turco e Angelo Bonelli, Presidente della Federazione Nazionale dei Verdi. Erano presenti anche gli on. Zamparutti e Zazzera. Abbiamo sottolineato il ruolo indispensabile di Altamarea, il coordinamento tarantino contro l’inquinamento, nel lanciare immediatamente l’allarme benzo(a)pirene e la “manomissione” delle norme nazionali.
Valutiamo positivamente questo movimento che congiunge cittadini, esperti e i parlamentari più sensibili. Fra questi va annoverato l’impegno dell’on. Zamparutti e dell’on. Bratti che hanno presentato delle risoluzioni, nonché dell’on. Zampa - che porterà il problema nella Commissione Infanzia – e dell’on. Zazzera che ha sostenuto fin dall’inizio la campagna benzo(a)pirene di PeaceLink.
I parlamentari, nonostante le incombenze legate all’esame della Legge Finanziaria, sono intervenuti esprimendo apprezzamento per i contributi forniti da PeaceLink.
E’ importante battersi per il ripristino di norme più severe per combattere l’inquinamento cancerogeno da benzo(a)pirene. Con l’audizione si è creato finalmente un canale di comunicazione stabile fra mobilitazione dei cittadini e parlamentari. Adesso occorrerà far votare una risoluzione che impegni il governo a cambiare il decreto legislativo 155/2010 rendendo operativo da subito il divieto di superamento del valore di 1 nanogrammo di benzo(a)pirene a metro cubo.
Inoltre la Commissione Ambiente verrà sollecitata a fare una mappa di tutte le città in cui si rischia lo “sforamento” per il benzo(a)pirene.
Non tutti i cittadini di altre regioni sono informati su questo rischio sanitario. Solo una campagna nazionale, estesa e ramificata, potrà darci la forza e l’autorevolezza per cambiare questa legge scandalosa che permette agli inquinatori di violare i diritti fondamentali dei cittadini alla vita e alla salute.
ASSOCIAZIONE PEACELINK
Dossier Benzoapirene
la Fabbrica dei Tedeschi
La fabbrica dei tedeschi è una pellicola che dà voce alla rabbia, alle domande senza risposta di come sia potuto accadere, al dolore dei parenti dei 7 dipendenti dello stabilimento – morti nel rogo sviluppatosi all’interno di un reparto produttivo – e alle accuse lanciate verso i responsabili dell'azienda.
Il film sarà proiettato a Taranto presso il Cinema Bellarmino, del circuito D’Autore (corso Italia – angolo via Mezzetti), con inizio alle 18.00.
“Abbiamo scelto di proiettare questo film nel capoluogo jonico per l’evidente assonanza dei temi trattati nell’opera e vissuti dalla comunità tarantina a causa della presenza dell’Ilva – commenta Alessandro Langiu, curatore del progetto ‘Festival della Memoria’ – La sicurezza nei luoghi di lavoro, al pari dell’impatto sull’ambiente circostante e la salute della popolazione sono priorità che l’emergenza occupazionale può indurre a mettere in secondo piano, ma che possono imporsi all’attenzione con la forza della tragedia, com’è avvenuto appunto a Torino e Taranto”.
martedì 16 novembre 2010
Riva indagato: disastro doloso
Riva indagato: disastro doloso
Quattro periti sono stati incaricati di verificare i danni a persone e ambiente delle diossine I pm vogliono sapere anche se sia necessario chiudere lo stabilimento
A Taranto qualcuno starebbe provocando volontariamente un disastro ambientale, buttando in aria fumi, diossine, benzoapirene, in sostanza veleni, facendo così ammalare e poi morire molta, troppa gente. Quegli stessi fumi starebbero lentamente inquinando la catena alimentare, e così i veleni di Taranto finiscono sulle tavole di tutta Italia.
Questo qualcuno sarebbe Emilio Riva, il padrone delle acciaierie Ilva, il primo azionista di Alitalia, che insieme a suo figlio Nicola, il direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso e il responsabile di uno dei reparti dello stabilimento siderurgico, Angelo Cavallo è accusato dalla procura di Taranto di disastro doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, getto e sversamento pericoloso di cose, più una serie di altri reati sugli infortuni del lavoro. A muovere la nuova accusa è il procuratore capo di Taranto, Franco Sebastio, che sull'Ilva indaga ormai da vent'anni.
Per la prima volta però nella lunga storia di battaglia ambientale, dopo un'udienza del 27 ottobre, l'8 novembre scorso un giudice, il gip Patrizia Todisco, ha deciso di capire se realmente tutti i problemi di Taranto arrivino dalle ciminiere dell'Ilva, dai quei minareti industriali che dominano e ammorbano, a credere alle colonne di fumo e alla puzza, la città. Per farlo il gip ha nominato - "tenuto conto delle segnalazioni tecniche e delle denunce pervenute dal Comune, dall'Arpa e da numerose associazioni ambientaliste" - quattro periti (Mauro Sanna, Rino Felici, Roberto Monguzzi, Nazzareno Santilli) ai quali ha affidato cinque quesiti attorno ai quali ruoterà il futuro ambientale di Taranto e della Puglia.
I tecnici dovranno verificare se "dallo stabilimento Ilva si diffondano gas, vapori, sostanze aeriformi e solide (polveri), contenenti sostanze pericolose per la salute dei lavoratori e per la popolazione del vicino centro abitato di Taranto". In particolare dovranno essere cercate le diossine, il benzoapirene, sostanze fortemente cancerogene per le quali Taranto ha l'indice di emissione più in alto di Europa.
Il giudice però va oltre. Chiede infatti per la prima volta "se i valori di emissione di tali sostanze eventualmente ritenute nocive per la salute di persone e animali, nonché dannose per cose e terreni, determino situazioni di danno o di pericolo inaccettabili". E soprattutto domanda "in caso affermativo, quali siano le misure tecniche necessarie per eliminare la situazione di pericolo, anche in relazione ai tempi di attuazione delle stesse e alla loro eventuale drasticità".
In sostanza, il tribunale vuole sapere se l'Ilva sia la causa di tutto. Ma chiede anche se sia necessario, per mettere fine al disastro, chiudere lo stabilimento tenendo presente anche le ricadute occupazionali: oggi l'Ilva dà lavoro a 13mila persone all'incirca. Le associazioni ambientaliste hanno chiesto un referendum tempo fa sulla chiusura dello stabilimento, poi stoppato dal Tar. Sull'incidente probatorio si sono sollevate nuove polemiche politiche: né il Comune, né la Regione si sono costituite con tecnici di parte. L'azienda invece rimanda al mittente tutte le accuse: "Siamo uno degli stabilimenti più controllati d'Italia - dicono - e negli ultimi anni abbiamo speso come nessuno in ambientalizzazione: rispettiamo tutte le leggi". (La Repubblica)
domenica 14 novembre 2010
Censurata l'informazione libera!!!
In emergenza, Lannes ha attivato un blog dal titolo "Io sto con GIANNI LANNES e la VERA informazione!!!" che vi invitiamo a visitare e diffondere per contribuire a sostenere il lavoro di questo giornalista.
Barilla: cancellate Italia Terra Nostra
di Gianni Lannes
La Barilla dei noti fratelli delega il professor avvocato Vincenzo Mariconda con studio a Milano per il lavoro sporco. Invece di rimuovere l’amianto fuorilegge (legge 257/1992) che imbottisce lo stabilimento di merendine e biscotti a San Nicola di Melfi in Lucania, tentano illegalmente di far cancellare il sito del giornale online ITALIA TERRA NOSTRA. Invece di denunciare alla magistratura per l’eventuale reato di diffamazione a mezzo stampa, tutto da dimostrare o citarci in giudizio in sede civile per un risarcimento danni, chiedono ad Aruba di oscurarci. Questa è la democrazia di chi è socio degli Anda-Buhrle (dall’anno 1979), noti soggetti trafficanti a livello internazionale di armi e ordigni. Se si tiene ad una voce libera è il momento di agire nel solco della legalità per rivendicare concretamente il diritto alla libertà di espressione. Tra l’altro sul caso sono state presentate diverse interrogazioni ancora senza risposta dal governo Berlusconi. BOICOTTIAMO LA BARILLA. SOS: pubblicate sul web e diffondete le inchieste di ITN sull’amianto alla Barilla di San Nicola di Melfi. (per il post originale clicca qui)
Riva indagato: disastro doloso
"L'Ilva avvelena le tavole italiane"
Riva indagato: disastro doloso
Quattro periti sono stati incaricati di verificare i danni a persone e ambiente delle diossine I pm vogliono sapere anche se sia necessario chiudere lo stabilimento
TARANTO - A Taranto qualcuno starebbe provocando volontariamente un disastro ambientale, buttando in aria fumi, diossine, benzoapirene, in sostanza veleni, facendo così ammalare e poi morire molta, troppa gente. Quegli stessi fumi starebbero lentamente inquinando la catena alimentare, e così i veleni di Taranto finiscono sulle tavole di tutta Italia.
Questo qualcuno sarebbe Emilio Riva, il padrone delle acciaierie Ilva, il primo azionista di Alitalia, che insieme a suo figlio Nicola, il direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso e il responsabile di uno dei reparti dello stabilimento siderurgico, Angelo Cavallo è accusato dalla procura di Taranto di disastro doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, getto e sversamento pericoloso di cose, più una serie di altri reati sugli infortuni del lavoro. A muovere la nuova accusa è il procuratore capo di Taranto, Franco Sebastio, che sull'Ilva indaga ormai da vent'anni.
Per la prima volta però nella lunga storia di battaglia ambientale, dopo un'udienza del 27 ottobre, l'8 novembre scorso un giudice, il gip Patrizia Todisco, ha deciso di capire se realmente tutti i problemi di Taranto arrivino dalle ciminiere dell'Ilva, dai quei minareti industriali che dominano e ammorbano, a credere alle colonne di fumo e alla puzza, la città. Per farlo il gip ha nominato - "tenuto conto delle segnalazioni tecniche e delle denunce pervenute dal Comune, dall'Arpa e da numerose associazioni ambientaliste" - quattro periti (Mauro Sanna, Rino Felici, Roberto Monguzzi, Nazzareno Santilli) ai quali ha affidato cinque quesiti attorno ai quali ruoterà il futuro ambientale di Taranto e della Puglia.
I tecnici dovranno verificare se "dallo stabilimento Ilva si diffondano gas, vapori, sostanze aeriformi e solide (polveri), contenenti sostanze pericolose per la salute dei lavoratori e per la popolazione del vicino centro abitato di Taranto". In particolare dovranno essere cercate le diossine, il benzoapirene, sostanze fortemente cancerogene per le quali Taranto ha l'indice di emissione più in alto di Europa.
Il giudice però va oltre. Chiede infatti per la prima volta "se i valori di emissione di tali sostanze eventualmente ritenute nocive per la salute di persone e animali, nonché dannose per cose e terreni, determino situazioni di danno o di pericolo inaccettabili". E soprattutto domanda "in caso affermativo, quali siano le misure tecniche necessarie per eliminare la situazione di pericolo, anche in relazione ai tempi di attuazione delle stesse e alla loro eventuale drasticità".
In sostanza, il tribunale vuole sapere se l'Ilva sia la causa di tutto. Ma chiede anche se sia necessario, per mettere fine al disastro, chiudere lo stabilimento tenendo presente anche le ricadute occupazionali: oggi l'Ilva dà lavoro a 13mila persone all'incirca. Le associazioni ambientaliste hanno chiesto un referendum tempo fa sulla chiusura dello stabilimento, poi stoppato dal Tar. Sull'incidente probatorio si sono sollevate nuove polemiche politiche: né il Comune, né la Regione si sono costituite con tecnici di parte. L'azienda invece rimanda al mittente tutte le accuse: "Siamo uno degli stabilimenti più controllati d'Italia - dicono - e negli ultimi anni abbiamo speso come nessuno in ambientalizzazione: rispettiamo tutte le leggi" (La Repubblica)
Ieri mattina, il gip Patrizia Todisco, nell'incidente probatorio, ha affidato la superperizia ad un pool del quale fanno parte un ingegnere chimico, Nazareno Santilli e tre chimici, Rino Felici, Roberto Monguzzie Mauro Sanna.I periti dovranno accertare la presenza di diossina e benzoapirene negli alimenti e anche i livelli di inquinamento ambientale provocato dalle stesse sostanze.
All'incidente probatorio era presente uno dei magistrati inquirenti, ilprocuratore Franco Sebastio (il pm Mariano Buccoliero era impegnato perchè alla vigilia del Riesame di Sabrina). Il compito dei periti sarà quello di individuare la “sorgente inquinante” (l'attenzione della magistratura si è spostata dal camino dell'ILVA all'elettro filtro dell'AGL/2 dello stesso stabilimento), di chiarire se vi sianofonti attive di PCB, di verificare il funzionamento degli impianti e svelare fino a che punto le sostanze tossiche si siano estese fino a contaminare anche gli allevamenti in questione e mettere a rischio la qualità degli alimenti di produzione animale. Infatti, l'atto istruttorio riguarda due procedimenti unificati uno relativo alle emissioni ambientali e l'altro avviato in seguito all'abbattimento di alcuni capi di bestiame di sette aziende zootecniche. La drastica decisione è stata adottata da Asl e Regione Puglia in seguito a verifiche che hanno fatto emergere la presenza di sostanze inquinanti nel latte e nella carne di ovini e caprini. Sulla vicenda, che investe anche il settore della sicurezza alimentare, non soltanto quindi quello ambientale, la Procura ha deciso fare chiarezza. Sotto accusa sono finiti i vertici dell'Ilva. Gli inquirenti hanno iscritto sul registro degli indagati Emilio Riva e Nicola Riva, il direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso e il dirigente del Reparto Agglomerato Angelo Cavallo. I reati ipotizzati vanno dal disastro colposo, all'omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, al danneggiamento aggravato di beni pubblici, allo sversamento di sostanze pericolose, all'inquinamento atmosferico. Nell'udienza di ieri, si è costituita soltanto la Provincia, nominando un legale, l'avvocato Carlo Petrone. Il sindaco Ezio Stefàno era in aula, da quanto è trapelato, “per ascoltare”.
Il Comune, la Regione e il Ministero dell'Ambiente, parti offese, fino a ieri non avevano nominato alcun legale.
Hanno ancora il tempo per costituirsi. Alcune associazionia mbientaliste si sono presentate per prendere parte all'udienza ma ciò non è stato possibile poichè formalmente non avevano alcun titolo. Prossima udienza il 27 giugno 2011 prima della quale i periti consegneranno le relazioni. Successivamente, sarà disposta un'altra perizia tesa a fare luce sugliaspetti epidemiologici.
(A. L.) - [Fonte: Corriere Del Giorno, 9 Novembre 2010]
sabato 13 novembre 2010
mercoledì 10 novembre 2010
La petizione sul benzo(a)pirene alla Camera
Tra i primi firmatari Cogliati Dezza, Realacci, Vendola, Poli Bortone, Schittulli, Stefàno, Camusso e Landini
Nomi illustri della politica di tutti gli schieramenti, del sindacato e del mondo scientifico hanno firmato la petizione sul benzo(a)pirene lanciata un mese fa da Legambiente per chiedere al Governo di rivedere con urgenza il decreto legislativo 155/2010, meglio noto come “legge salva Ilva”, che ha peggiorato la normativa sulla presenza di questo inquinante killer nell’aria delle grandi città italiane.
Domani nel corso di un’audizione in Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati sulla vicenda benzo(a)pirene Legambiente illustrerà in Parlamento i dettagli della petizione che è stata già firmata dal suo presidente Vittorio Cogliati Dezza, da Ermete Realacci, deputato e responsabile Green Economy del PD, Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, Adriana Poli Bortone, senatrice del movimento IO SUD, Susanna Camusso, segretario generale della CGIL, Maurizio Landini, segretario generale della FIOM CGIL, Francesco Schittulli, presidente PDL della Provincia di Bari e della Lega Italiana Lotta ai Tumori, e Ippazio Stefàno, sindaco di Taranto.
Le firme illustri raccolte finora da Legambiente non si fermano qui. Tra i firmatari figurano tra gli altri Roberto Della Seta, capogruppo del PD in Commissione ambiente del Senato, Francesco Ferrante, senatore e responsabile delle politiche relative ai cambiamenti climatici del PD, Alessandro Bratti, capogruppo del PD in Commissione ambiente della Camera, Lorenzo Nicastro, assessore alla qualità dell’ambiente della Regione Puglia, Angela Barbanente, assessore alla qualità del territorio della Regione Puglia, Carmelinda Lombardi, assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Barletta, Andria e Trani, Paolo Crosignani, direttore Registro tumori ed Epidemiologia ambientale dell’Istituto tumori di Milano, Fabrizio Bianchi, epidemiologo ambientale del CNR di Pisa, Mariangela Vigotti, ricercatore dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa, Roberto Romizi, presidente nazionale dei Medici per l’ambiente.
Tra i firmatari pugliesi e tarantini compaiono:
Michele Pelillo, Assessore al bilancio e programmazione della Regione Puglia, Michele Losappio, capogruppo SEL nel Consiglio regionale della Puglia,
Antonio Decaro, capogruppo PD nel Consiglio regionale della Puglia, Donato Pentassuglia, consigliere regionale PD della Puglia,
Alfredo Cervellera, Consigliere regionale SEL della Puglia, Francesco Laddomada, Consigliere regionale della Lista “La Puglia per Vendola”,
Dante Capriulo, Assessore al Bilancio e Tributi del Comune di Taranto, e Valentina D’Amico, regista del film “La svolta - Donne contro l’Ilva”.
Tra i sindacalisti hanno firmato:
Claudio Falasca, Coordinatore Dipartimento Ambiente e territorio della CGIL Nazionale, Vittorio Bardi, Fiom CGIL,
Gianni Forte, Segretario Generale della CGIL Puglia, Luigi D’Isabella, Segretario Generale della CGIL Taranto,
Rosario Rappa, segretario Fiom CGIL Taranto, Emilio Viafora, Segretario Generale della CGIL Veneto,
e Michele Gravano, Segretario Generale della CGIL Campania.
“Nonostante il benzo(a)pirene sia un potente cancerogeno - ricorda Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente - il Governo con un decreto approvato in piena estate ha prorogato al 31 dicembre 2012 la scadenza per ridurre la sua concentrazione nell’aria sotto la soglia di 1 nanogrammo per metro cubo. È una proroga imperdonabile che prolunga l’esposizione di milioni di cittadini ad un inquinante killer in città come Taranto, Trieste, Venezia o Padova o aree metropolitane come quelle di Milano e Torino. Per questo chiederemo alla Commissione ambiente della Camera dei deputati di attivarsi per convincere il governo a fare marcia indietro”.
Con la petizione Legambiente chiede di ripristinare il termine temporale del 1999 per il raggiungimento dell’obiettivo di 1 nanogrammo per metro cubo nelle città con oltre 150mila abitanti, oltre ad un maggior controllo sulla qualità dell’aria che respiriamo nelle nostre città. “Occorre ristabilire il potere d’intervento delle Regioni sull’inquinamento da benzo(a)pirene - concludono Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, e Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto - per attuare misure efficaci per il raggiungimento dell’obiettivo che, vale la pena ricordarlo, è stato raggiunto da tempo in diverse città italiane. La riduzione delle emissioni di benzo(a)pirene deve essere ottenuta con interventi sugli impianti industriali e sulle altre fonti con costi anche rilevanti, perché il diritto alla salute dei cittadini e dei lavoratori va garantito in ogni caso. Solo con un’industria innovativa e davvero sostenibile infatti il nostro Paese sarà in grado di affrontare in modo efficace la crisi economica e occupazionale, esorcizzando disastrose ipotesi di delocalizzazione degli impianti”.
martedì 9 novembre 2010
Grottaglie che fa?
Finalmente la Provincia segue l’esempio dei cittadini responsabili.
E il Comune di Grottaglie che fa?
Un anno ha impiegato gli organi della Provincia di Taranto a costituirsi parte civile nel processo contro Ecolevante, dopo la delibera del Consiglio provinciale del nov. 2009 che, comunque, giungeva a oltre un anno dall’inizio del processo.
Ma la costituzione, tardiva, degli organi della Provincia, è stata ora possibile solo perché la Provincia di Taranto era già rappresentata e tutelata, non dalla Giunta e dal suo Presidente ma da alcuni cittadini elettori.
Questi cittadini, infatti, si erano già costituiti, proprio per la Provincia di Taranto, parte civile nel processo. E ciò era avvenuto attraverso lo strumento dell’azione popolare, che consente ai cittadini elettori di sostituirsi all’inerzia degli organi provinciali ordinari, per tutelare e difendere gli interessi della Provincia.
Questa volta è stata quindi la Provincia a seguire l’esempio dei cittadini elettori già presenti nel processo in sostituzione dell’istituzione.
La Provincia ha raccolto perciò i frutti di un’azione proposta dai cittadini a tutela degli interessi collettivi dell’ente provinciale. Infatti, se i cittadini elettori non si fossero tempestivamente costituiti parte civile nel processo Ecolevante, la Provincia non avrebbe mai potuto costituirsi.
Pertanto la Provincia di Taranto e i suoi organi rappresentativi, a partire dalla Giunta provinciale e dal suo Presidente, se vogliono ancora ritenersi ed essere considerati degni di rappresentare ed esercitare le loro rispettive funzioni, dovrebbero aver almeno il buon gusto, se non li soccorre un elementare senso etico e civile, di ringraziare pubblicamente quei cittadini responsabili che si sono ad essi sostituiti.
E’ proprio il caso, quindi, che si guardi al processo Ecolevante come al risultato di un’azione di alto valore civile e politico.
Un’azione attraverso la quale i cittadini elettori, con due distinte azioni popolari, per tutelare non solo gli interessi dell’ente Provincia di Taranto ma anche quelli dell’ente Comune di Grottaglie, hanno dato un esempio davvero straordinario di responsabilità civile.
E hanno messo a nudo le resistenze di alcune amministrazioni. Resistenze che tuttora continuano, dal momento che gli organi rappresentativi ordinari del Comune di Grottaglie, cioè Sindaco e Giunta comunale, continuano a rimanere ancora, vergognosamente, inerti.
Nuove prospettive
Taranto è la nostra città. Una città che da oltre mezzo secolo subisce gli effetti di un pesante inquinamento.
Anni di denunce ci hanno dato consapevolezza inducendoci a familiarizzare con una realtà che condiziona la nostra esistenza. Taranto è condannata? Da cosa dipende la rinascita di questa città?
La classe dirigente è stata incapace di pensare ad una riconversione industriale, andando oltre l’acciaio, andando oltre le attività inquinanti. La rinascita di Taranto ora dipende dalla capacità che ognuno di noi ha di manifestare questa voglia di cambiamento, dal desiderio di mettere in atto appunto una riconversione culturale, partecipando attivamente.
‘Riconversione culturale’ è infatti un progetto nato con l’intento di aprire un dibattito sulla possibilità di pensare ad una Taranto non piu’ riconosciuta come terra di fumi e di malattie.
Una ‘Riconversione culturale’ è quanto si deve pretendere per trasformare Taranto in una terra viva, dinamica che partecipi attivamente alla propria riscossa. Così l’arte si mette al servizio della città come mezzo per arrivare ai giovani, agli interlocutori ed attori del futuro di questa città. Cosa vogliamo per la nostra città? Saranno i giovani a dirlo.
Taranto libera e Radio Attivi annunciano l’avvio del progetto attraverso la presentazione della rassegna di eventi che vedono la partecipazione di artisti che offriranno spunti di riflessione nel corso della loro performance. Il progetto prevede anche la proiezione di filmati che saranno seguiti da un dibattito. Il primo appuntamento è l’11 novembre presso Gabba Gabba Rock Club, via Tre Fontane 8, Lama, con proiezione di un video estratto dalla trasmissione ‘’Malpelo’’, seguirà un dibattito. Al progetto collaborano: Associazione Tamburi 9 luglio 1960, Taranto Ciclabile, Meetup Grilli MoVimento Taranto, Associazione Malati Infiammatori Cronici, Associazione La Fontanella, CoriTa.
lunedì 8 novembre 2010
Un apostrofo rosa nel rosso sbiadito..
Sindacato aderisce a petizione Legambiente contro sostanza cancerogena
29/10/2010 | Ambiente
Roma, 29 ottobre - La CGIL esprime "la sua più seria preoccupazione per le decisioni assunte dal governo sul 'benzo(a)pirene', una sostanza classificata come cancerogena dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro" e chiede che "si agisca subito per ridurne le emissioni".
Le normative nazionali ed europee, spiega in una nota la CGIL, "fin dal 1999 impongono limiti rigorosi ma ben poco è stato fatto nel nostro Paese in tutto questo tempo per contenere le emissioni di questa insidiosissima sostanza". Al contrario, denuncia il sindacato, "il governo italiano il 13 agosto scorso ha approvato il Decreto legislativo 155/10 con cui ha peggiorato pesantemente la normativa sul benzo(a)pirene posticipando dal 1 gennaio 1999 al 31 dicembre 2012 il termine temporale per ottenere la riduzione di questo inquinante nell'aria ambiente sotto la soglia di 1 nanogrammo per metro cubo previsto per le città con oltre 150mila abitanti".
La CGIL denuncia come "il governo, ricorrendo ad un vecchio vizio, invece di farsi carico delle proprie responsabilità intervenendo per tempo per garantire maggiore sicurezza, modifichi le leggi secondo i propri interessi prolungando l'esposizione di milioni di cittadini ad un pericoloso cancerogeno". La CGIL considera questo modo di fare "irresponsabile ed inaccettabile e chiede immediati interventi per ridurre il livello di emissioni del benzo(a)pirene senza dover aspettare il 2012". Per queste ragioni la CGIL aderisce alla petizione promossa da Legambiente, tra i cui firmatari c'è anche la vice segretaria generale, Susanna Camusso.
sabato 6 novembre 2010
La "cosa" pubblica è davvero di tutti?
Grazie al Comune di Taranto, la prima data del mercatino salterà in quanto VENERDÌ 5 NOVEMBRE, ci hanno comunicato la possibilità di fare il mercatino (dopo 45 giorni dalla richiesta) al quale faceva seguito l'OBBLIGO di pagare il suolo pubblico della SCALINATA S.EGIDIO e del PARGHEGGIO a ridosso della stessa. Oltretutto nel pargheggio avremmo avuto le macchine pargheggiate, in quanto nel permesso è specificato che non saranno presenti i vigili urbani...quindi le macchine avremmo dovuto rimuoverle noi...ricapitolonado avremmO dovuto pagare un suolo pubblico OCCUPATO DA MACCHINE , in quanto c'era UN DISSERVIZIO dei vigili...MA veniamo al pagamento, ovviamente noi nella domanda avevamo specificato che non volevamo pagare il suolo pubblico e avere quindi il Patrocinio del comune, in quanto gli artigiani erano persone di città vecchia e in generale disoccupati, ma il comune non ha ritirato l'obbligo di pagare l'occupazione, cosa che avviene invece nel mercatino del centro, dove gli espoisitori non pagano nulla. ORa ci chiediamo: e se invece di un mercatino artigianale fatto da persone comuni e nulla tenenti, avessimo organizzato una sfilata (magari di una di quelle marche griffate che tanto fa lustro nella città) o meglio ancora un MIss MOtors (fatto lo scorso mese a ridosso del ponte girevole) avremmo avuto gli stessi problemi? si sarebbe o no ottenuto il patrocinio? convinti che la città vecchia vada rispetatta e riqualificata: CI VEDIAMO IL 5 DICEMBRE (...ultima cosa, ci rivolgiamo a tutti coloro che abbiamo invitato ad esporre e che credono nel progetto CITTÀ VECCHIA, lo deve dimostrare nei fatti, perchè il problema è sempre quello: LE PAROLE SONO TANTE, MA LA VOLONTÀ È A ZERO).