L’Aia dimezza la produzione Ilva
Il siderurgico fa i conti con i tagli
Nuovo cronoprogramma per l'autorizzazione ambientale
Il primo altoforno chiuderà l’1 dicembre prossimo
Otto milioni di tonnellate. E’ questo il limite di
produzione annua di acciaio stabilito dalla nuova autorizzazione
integrata ambientale (Aia) per l’Ilva in via di elaborazione da parte
del gruppo istruttorio insediato dal ministero. Una netta riduzione
rispetto alla capacità nominale degli impianti siderurgici di Taranto e
quasi la metà nei confronti della quota fissata dalla vecchia Aia.
Martedì 9 ottobre la commissione si riunirà a Roma e, per tre giorni,
limerà la versione finale dell’autorizzazione che sarà esaminata in sede
di conferenza dei servizi. Qui, in ogni caso, sarà sempre possibile
apportare eventuali modifiche. Nel gruppo istruttore, formato dai nove
esperti (Fardelli, Castiglione, Roettgen, Rapicetta, Tafaro, Garofoli,
Santoro, Ekuakille, De Molfetta), è in atto un serio confronto sulle
misure da includere nell’autorizzazione perché sia rispettosa delle
indicazioni del gip, dell’adeguamento alle conclusioni delle bat europee
e delle leggi regionali. In funzione di queste esigenze i limiti sono
fissati ai valori più bassi e i tempi di realizzazione degli adeguamenti
strutturali accelerati, anche se l’impossibilità di ispezionare tutti
gli impianti dell’area a caldo sequestrati e il continuo afflusso di
documentazione da parte dell’Ilva anche oltre la scadenza del 30
settembre ha indotto la commissione, d’intesa con il ministero, a
presentare un «primo parere tecnico intermedio, rinviando a una
successiva fase l’elaborazione dei rimanenti».
Di conseguenza la nuova Aia riguarderà solo l’area a caldo e i parchi.
In seguito saranno elaborati i pareri tecnici per discariche, rifiuti e
acque. Per i parchi primari si profila l’obbligo di copertura entro il
primo trimestre del 2016 e, nel frattempo, la riduzione dell’altezza del
50% e non solo del 19%; per le aree di stoccaggio coke, omo e nord la
copertura dovrà essere realizzata subito al rilascio dell’Aia. Il
provvedimento nega l’esercizio di Afo3, peraltro fermo da tempo, e nega
«espressamente sia l’utilizzo che la detenzione di pet-coke e catrame di
cokeria» da subito. Prevede, inoltre, che entro due anni l’azienda
passi allo spegnimento del coke con il sistema "dry quencing" negando
l’utilizzazione dell’acqua come avviene oggi. Per l’acciaieria sono
indicati interventi per ridurre le emissioni diffuse e convogliate e
altre misure durante i processi di cokefazione e nell’agglomerato.
L’azienda, intanto, rispondendo alla richiesta di documentazione
integrativa fatta dalla commissione avant’ieri ha aggiornato ancora una
volta il cronoprogramma degli interventi. Quest’ultima versione, sotto
l’incalzare dei custodi e della Procura assolutamente insoddisfatti
delle risposte fornite dall’azienda alle disposizioni «da eseguire
nell’immediato» date dai tre ingegneri Barbara Valenzano, Emanuela
Laterza e Claudio Lofrumento, differisce molto da quella presentata il
18 settembre ai magistrati, alla stampa e ai sindacati.
(CdM)
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