mercoledì 30 settembre 2009

Processi lunghi per salvare i colpevoli

COMUNICATO STAMPA MEDICINA DEMOCRATICA
Svolta la prima udienza del processo per la morte di Antonino Mingolla

Si è svolta oggi a Taranto la prima udienza preliminare del processo per la morte di Antonino Mingolla, avvenuta il 18 aprile 2006, a causa di un incidente sul lavoro all’Ilva di Taranto.
Contemporaneamente all’esterno del tribunale si è svolto un presidio solidale cui hanno partecipato Medicina Democratica, La rete per la Sicurezza sui posti di Lavoro, Associazione 12 Giugno, Slai Cobas, lavoratori e cittadini che hanno così espresso la vicinanza a Franca Caliolo , moglie di Antonino.
Nel corso della prima udienza inoltre la Fiom Cgil di Taranto si è costituita parte civile.
Siamo consapevoli che il processo, la cui prossima udienza è stata fissata per il 18 novembre, sarà lungo e difficile, e per tale ragione medicina democratica lo seguirà con grande attenzione fornendo il massimo sostegno a Franca Caliolo in questa battaglia per ottenere giustizia.

Paul Connett a Taranto!

La città dei mille rifiuti ha incontrato l'uomo dei rifiuti zero!
Peccato che politici ed amministratori avessero altro da fare ieri sera!
Ecco la presentazione, gentilmente fornita dallo stesso professore, da studiare e diffondere.

Paul Connett a Taranto 29 Settembre 09

ENI: La rivolta della città

Rifiuti, una brutta faccenda



Montanari inaugura il supermicroscopio!

Da Arcoiris TV

Il giorno Mercoledì 23 Settembre 2009 Stefano Montanari ha organizzato una conferenza stampa cui tutte le testate (giornali, radio e TV) sono stati invitati a partecipare. L’argomento è stato la partenza del microscopio elettronico e tutto quanto riguarda la vicenda.

Guarda anche: La ricerca sulle nanopatologie resta senza microscopio.

Visita il sito: http://www.stefanomontanari.net

Per vedere il filmato clicca qui!

martedì 29 settembre 2009

...ma la crisi dell'acciaio è finita???



...perché la produzione (di nuvole) sembra esser tornata quella di un tempo...

Fate di noi quello che vi pare!

A questo punto, perchè non ci usano anche per gli esperimenti nucleari?
Stefàno, è ancora il caso di fare il sindaco muto?

Surroghiamo gli enti inetti!

COMUNICATO STAMPA di Vigiliamo per la discarica. 29 settembre 2009

PROCESSO ECOLEVANTE: L’azione popolare sostituisce nel processo il Comune di Grottaglie e la Provincia rimasti inerti

Il 5 ottobre prossimo inizierà il processo nei confronti del rappresentante legale della Ecolevante spa dott. Boccini e del funzionario della Provincia ing. Ruggieri, dopo il rinvio a giudizio deciso lo scorso giugno dal gip dott.ssa Ingenito.
Solo ripercorrendo l'iter di questo processo se ne può capire la portata.
Il 21 luglio 2006 Vigiliamo avvia l'azione legale, con la richiesta di sequestro del III lotto, dopo che il Tribunale amministrativo di Lecce aveva accolto il ricorso di Vigiliamo per le illegittimità nelle autorizzazioni.
Dopo la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dell’amministratore delegato di Ecolevante e del dirigente del Servizio ecologia e ambiente della Provincia, alcuni cittadini grottagliesi, nella loro qualità di elettori, propongono una “azione popolare”.
Cioè, nello stesso procedimento penale avviato da Vigiliamo, questi cittadni-elettori si sostituiscono al Comune di Grottaglie e alla Provincia, che sono rimasti inerti (cioè senza prendere posizione alcuna), costituendosi parte civile e chiedendo i danni da devolvere a favore dello stesso Comune e della Provincia.
Riguardo all’azione popolare il gup evidenzierà che “la sostituzione dell’attore popolare al Comune costituisce una grave limitazione all’autonomia dell’ente”.
Nel 2007, nel procedimento “madre” impostato da Vigiliamo si innesta un altro procedimento promosso su denuncia delle associazioni: Sud in movimento, Anpana e Lida, e del Comune e della Pro loco Marciana di S. Marzano.
Nell'aprile 2009 vengono tutti ammessi al processo dal Giudice delle udienze preliminari: cittadini elettori costituitisi nell'azione popolare, associazioni e Comune di S. Marzano.
Pertanto, nel processo che inizierà il 5 ottobre, l’azione popolare sostituisce il Comune di Grottaglie e la provincia di Taranto e, a quanto risulta al comitato Vigiliamo per la discarica, è la prima volta che nel circondario del Tribunale di Taranto viene esercitata e riconosciuta un’azione popolare da parte di cittadini elettori.

Un pò di chiarezza sulla legge diossina

Diossina nei cieli della città di Taranto


Una data storica per la nostra regione, ma ora il problema è l’attuazione
di Eliana De Giorgio

La legge 19 dicembre 2008 n. 44, nota come legge antidiossina, è stata approvata dal Consiglio Regionale nella seduta del 16 dicembre e, dichiarata urgente, è entrata in vigore a partire dal 23 dicembre 2008.

La legge reca il titolo “Norme a tutela della salute, dell’ambiente e del territorio: limiti alle emissioni in atmosfera di policlorodibenzodiossina e policlorodibenzofurani”: ma cosa prevede nel concreto? Quella che segue è una sintesi, articolo per articolo.
Articolo 1: campo di applicazione della legge e definizioni tecniche

L’articolo 1 definisce il campo di applicazione della legge, che è limitato ai “processi termici dell’industria metallurgica sviluppati all’interno di impianti soggetti ad autorizzazione integrata ambientale”, più nello specifico all’industria primaria e secondaria del ferro e dell’acciaio e all’industria primaria e secondaria dei metalli non ferrosi. Il medesimo articolo inoltre fornisce alcune definizioni tecniche, specificando cosa si intende per “tutela del territorio”, “tutela della salute e dell’ambiente”, “emissione”, “valore limite di emissione”, “PCDD e PCDF” (rispettivamente policlorodibenzodiossina e policlorodibenzofurani), “tossicità equivalente o TEQ” (una grandezza tossicologica che esprime la concentrazione di una sostanza nociva in termini di quantità equivalente a un composto standard, che nel caso specifico è stato individuato nella tetracloro-dibenzo-p-diossina, la più potente tra le diossine).
Articolo 2: valori limite di emissione
L’articolo 2 indica i valori limite di emissione nell’atmosfera a cui le industrie pugliesi dovranno attenersi, adottando i limiti imposti dal protocollo di Aarhus, un accordo preso da 16 Paesi dell’Unione Europea nel 2004 e che li impegna a rientrare nei limiti di emissioni previsti entro il 2012. Il suddetto articolo prevede che gli impianti di nuova realizzazione adottino immediatamente le migliori tecnologie disponibili per rientrare nei valori limite di 0,4 nanogrammi a metro cubo. Gli impianti già esistenti, invece, dovranno gradualmente ridurre le emissioni di PCDD e PCDF a 2,5 nanogrammi a metro cubo entro il 1° aprile 2009 e a 0,4 nanogrammi a metro cubo entro il 31 dicembre 2010. Va sottolineato che la scadenza del 1 aprile 2009 è stata fatta slittare al 30 giugno 2009, a seguito della modifica alla suddetta legge approvata il 30 marzo 2009, mentre la scadenza del 31 dicembre 2010 è rimasta invariata.
Articolo 3 e articolo 4: controllo delle emissioni inquinanti ed entrata in vigore della legge
L’articolo 3 riguarda la vigilanza e il controllo delle emissioni inquinanti da parte dell’ARPA Puglia. Entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge i gestori degli impianti dovranno presentare all’ARPA un piano per il campionamento in continuo dei gas di scarico, la cui esecuzione sarà a totale carico dei soggetti gestori. Qualora, durante il monitoraggio dell’ARPA, venga riscontrato un superamento dei valori limite la Regione Puglia diffida il gestore dell’impianto a rientrare nei limiti previsti entro sessanta giorni, trascorsi i quali sarà obbligato ad arrestare l’esercizio dell’impianto.
Infine l’articolo 4 indica i parametri in base ai quali è stata calcolata la tossicità equivalente e sancisce l’entrata in vigore della presente legge contestualmente alla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia.
Il prossimo passo è l’attuazione
Quella pugliese è la prima legge regionale in materia. Il limite “europeo” di 0,4 nanogrammi a metro cubo era stato già adottato dalla regione Friuli Venezia Giulia per lo stabilimento siderurgico di Servola (ora gruppo Lucchini) a Trieste, mentre a livello nazionale il limite vigente è molto più elevato (D.Lgs. 152/2006).
Tuttavia, quello che conta adesso è l’attuazione della legge, rispetto alla quale l’Ilva è già in ritardo. Infatti, secondo quanto segnalato dall’associazione PeaceLink, occorrono “circa 16 mesi per implementare un sistema efficace di abbattimento della diossina”. A oggi l’Ilva non ha presentato alcun progetto per l’abbattimento delle emissioni. Pertanto la scadenza del 31 dicembre 2010 (entro la quale queste ultime dovrebbero scendere al di sotto del limite di 0,4 nanogrammi a metro cubo) rischia di non essere rispettata. Inoltre, per quanto riguarda il piano per il campionamento in continuo delle emissioni (richiesto dall’articolo 3 della citata legge entro sessanta giorni dalla sua entrata in vigore) l’azienda non ha ancora presentato nulla all’ARPA, risultando palesemente inadempiente sotto questo aspetto. Dunque il fatto che esista una legge regionale a tutela della salute e dell’ambiente non deve farci sentire più tranquilli riguardo a ciò che mangiamo e respiriamo, almeno finché questa legge non verrà fatta rispettare in tutti i suoi punti. (Editaonline)

lunedì 28 settembre 2009

DIFFERENZIAMOCI PER DAVVERO

Ecco il bell'articolo di Paola Fornaro pubblicato sull'ultimo numero della "Voce del Popolo". Ci siamo permessi di sottolineare alcuni "passaggi critici" dell'intervista al presidente Pucci, che preferisce l'estetico inceneritore agli antiestetici cassonetti colorati della differenziata...

Bomba giocattolo. A chi serve?

E perchè non pensare maliziosamente che qualcuno voglia invece favorire l'ENI con un pacco bomba finto, tanto per creare scalpore contro gli ambientalisti-terroristi?
Si è già visto come la tattica del terrorismo sia fondamentale per garantire interessi di stati occupatori e multinazionali.
Ah, se i giornalisti fossero più vispi! (quelli veri sono pochi e a volte fanno la fine di Ilaria Alpi...)
Sarebbe bastato che la "brava" redattrice, invece di limitarsi dal suo studiolo a commentare un'agenzia stampa, avesse fatto un giro intorno all'ingresso principale, dove è stata trovata la bomba. Avrebbe sicuramente notato che è presidiato giorno e notte da vigilantes e telecamere. Non passa un minuto prima che qualcuno non ti fermi con aria presuntuosa e ti chieda conto di chi sei: come ci è arrivata la "terribile bomba carnevalesca" senza che nessuno se ne accorgesse?
Misteri ENI!


Allarme all’Eni per un pacco bomba
Ma era tutto finto. L’ordigno di plastica e cartone trovato da un vigilante

• Il pacco bomba era stato confezionato ad arte e avrebbe ingannato anche l’occhio più esperto, ma era completamente innocuo.
Una scatola di cartone con tre candelotti collegati da fili elettrici ad un orologio. Tutto finto. Ma quando il vigilantes della raffineria Agip Eni di Taranto se l’è trovato di fronte, durante il suo giro di perlustrazione, ha avuto un brivido sulla schiena. L’uomo, allarmato, ha immediatamente chiamato i carabinieri.
Sul posto, in pochi minuti, sono arrivati i militari della compagnia di Taranto e le Volanti della polizia. Il pacco bomba, che ad una prima occhiata poteva di certo trarre in inganno, è stato trovato nei pressi del cancello principale della raffineria.
Immediatamente è scattato il dispositivo di sicurezza. La zona è stata transennata fino all’arrivo degli esperti di esplosivi che, apertto il pacco, hanno smascherato la bufala di cattivo gusto. Nella scatole c’erano tre pezzi di tubo di plastica legati a guisa di candelotti. Da questi fuoriuscivano fili elettrici collegati ad un orologio che si trovava sul fondo della scatola e che, in realtà, era stato solo disegnato.
Il finto pacco bomba è stato preso in consegna dagli investigatori. Sarà inviato nei laboratori della Scientifica. L’obiettivo degli investigatori è cercare possibili tracce (impronte digitali, capelli, saliva) lasciate dagli autori di questo inquietante gesto.
L’Eni due anni fa aveva proposto il raddoppio di tutta la raffineria di Taranto per portare la capacità produttiva da 6 milioni a 11 milioni di tonnellate l’anno. L’investimento complessivo ammonterebbe ad un miliardo di euro. Il progetto, però, a giugno scorso aveva subito lo stop del ministero dell’Am - biente per questioni ambientali. Di recente l’Eni ha proposto la sostituzione della vecchia centrale ad olio combustibile con una nuova a turbogas (potenza 260 MW, investimento da 180 milioni) che però, qualora fosse costruita, aumenterebbe in maniera significativa le emissioni di CO2. L’iniziativa ha scatenato le polemiche e la reazione delle associazioni ambientaliste. Anche il presidente della Regioone, Nichi Vendola, ha detto no.
Gli investigatori stanno lavorando nel riserbo. Non si esclude che la minaccia sia maturata proprio in questo clima di veleni e di contestazione. Un brutto segnale a cui bisognerà dare risposte immediate da parte delle forze dell’ordine.
MARISTELLA MASSARI, Gazzetta di Taranto, p.IV

Assennato tuona

Ultimatum di Assennato «Subito il Centro salute altrimenti me ne vado
Il direttore dell’Arpa: non ha senso accettare la routine e dare risposte inadeguate rispetto alle necessità

• «Se entro il 31 dicembre non sarà data certezza alla realizzazione del Centro di eccellenza ambiente e salute, il primo gennaio 2010 io mi dimetto». L’annuncio è di Giorgio Assennato, direttore generale dell’Arpa Puglia, a cui viene dato atto di aver svolto un ruolo determinante nelle valutazioni e nella prevenzione dello stato di salute di ambiente e popolazione. Dalla platea del convegno «Le diossine a Taranto tra ambiente e salute», Assennato sceglie di condurre fino in fondo la battaglia per un ruolo sempre più incisivo dell’Agenzia di protezione ambientale. «Non avrebbe senso - chiarisce - continuare ad accettare la routine e dare risposte che sono indietro rispetto a quelle che dobbiamo dare».
Non è da meno l’assessore regionale alla Sanità, Tommaso Fiore, che nelle conclusioni alza il tiro: «Mi dimetto prima di lui». Ma la sua minaccia è in relazione all’esiguità di fondi a disposizione ed in particolare alla previsione di un aumento del fondo sanitario di solo uno 0,01% per il 2010, di gran lunga assorbito da un tasso di inflazione ancora maggiore. «Sarà impossibile - chiarisce - fare operazioni di riparto su un fondo che di fatto non c’è». Disponibilità, quindi, sempre più risicate a fronte di esigenze sempre più grosse ed impegnative. Fiore cita, ad esempio, come per la decisione drastica dell’abbattimento dei capi capri-ovini («come sistema unico per tamponare all’ingresso dei veleni nell’uomo»), non ci fossero strumenti normativi in grado di consentire alcun ragionamento in termini di danno alle imprese e si sia dovuto, invece, pur non essendo previsto, fare ricorso a fondi sanitari. «Ma chi ha responsabilità per aver inquinato dove stava?» si chiede.
Tornando, invece, al Centro di eccellenza per l’ambiente e la salute, il professor Assennato indica anche il luogo dove questo dovrebbe sorgere: l’ospedale Testa, uno dei luoghi più inquinati d’Italia e volutamente indicato, oltre che per essere inutilmente una bella struttura, per essere un luogo emblematicamente significativo, a ridosso di quegli impianti industriali che si vogliono tenere sotto controllo. Ma perché quella struttura possa essere utilizzata, sarebbe necessario un intervento di riqualificazione secondo un progetto che preveda la chiusura ermetica dell’immobile per garantire le massime condizioni di salubrità. Da parte dell’Asl, viene indicato, «c’è disponibilità a fare questo».
Ma dal professor Assennato arriva anche un’altra stoccata. In riferimento alle competenze specifiche che non ci sono e vanno create, soprattutto in relazione a determinate questioni, parla di «apartheid tra industria e città». «A Taranto purtroppo il know-how industriale non è stato trasferito. C’è come un muro di Berlino tra mondo delle industrie e mondo delle istituzioni e questo purtroppo, per una realtà che vuol crescere, è una sciagura. Esistono, invece, una serie di competenze e conoscenze, emerse anche in questo convegno, che non è possibile riuscire ad integrare». Per questo, il presidente della Provincia Florido insiste sul tema della condivisione. Ed è evidentemente condivisione di conoscenze, obiettivi, finalità, nell’interesse di una comunità risvegliatasi da un lungo torpore ed alla ricerca di un nuovo ruolo.
«Abbiamo necessità - dice infine l’assessore regionale Introna - di guardare a quanto è giusto ed opportuno fare per recuperare anni di ritardi. E questo vogliamo farlo in sinergia col mondo delle imprese a cui non dobbiamo, però, consentire di usare il mondo del lavoro come scudo».
MRG, Gazzetta di Taranto; Pagina: TARA3

Note dal Convegno sulle diossine

«Ambiente, la città ha il diritto di sapere»
L’assessore Fiore: va rafforzata la nostra capacità di analisi della Sanità in Puglia promette che il confronto continuerà. Torneremo a riunirci


• «E’ giusto che la gente controlli quello che sta accadendo, è necessario che ci si metta in piazza con ragionamenti e dati. Noi abbiamo bisogno di rafforzare la nostra capacità di analisi anche perché in una fase di crisi vanno fatte delle scelte».
L’assessore regionale alla Sanità, Tommaso Fiore, ha chiuso con queste parole l’incontro di ieri sul tema «Le diossine a Taranto tra ambiente e salute», da lui voluto - e demandato per l’organizzazione all’Asl Taranto e Arpa Puglia - proprio per commentare i dati oggi disponibili e fare il punto della situazione su un tema rispetto al quale, dopo la denuncia del «formaggio alla diossina» e la nuova legge regionale che ha abbassato per la grande industria i limiti di emissioni di diossina, «in città cresce l’allarme sociale». «Torneremo a riunirci», promette Fiore ad una folta platea, ripristinando così la regola del confronto.
Era stato poco prima - nel corso della tavola rotonda coordinata dal direttore di Studio 100, Walter Baldacconi - il direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asl, Michele Conversano, a chiedere a tutti se, a questo punto della storia, possono essere condivisi alcuni obiettivi essenziali: un impegno per realizzare le migliori tecnologie, la verifica di questo attraverso il monitoraggio continuo delle emissioni, il monitoraggio sistematico di quello che ricade anche attraverso i deposimetri, il monitoraggio di alimenti e allevamenti, studi epidemiologici sulla popolazione. Ultima questione, questa, rispetto alla quale Conversano annuncia anche l’avvio di un progetto di ricerca con l’Istituto superiore di sanità sulle condizioni di salute degli allevatori, maggiori consumatori dei loro stessi prodotti, resisi disponibili a sottoporsi ad accertamenti di biologia molecolare per un raffronto con un gruppo controllo di allevatori di cosiddette «zone bianche». Appendice a tutti gli obiettivi indicati è, quindi, la corretta comunicazione alla popolazione.
Ma sono proprio le «indicazioni» di Conversano a far emergere uno dei punti di maggiore attrito. «Proposta allettante», chiosa in prima battuta il responsabile Ambiente e sicurezza Ilva, Girolamo Archinà. «Parto dall’assicurare che il 30 dicembre, come dal protocollo integrativo firmato lo scorso 19 febbraio, l’Ilva presenterà il piano di fattibilità. Quel protocollo per l’Ilva è il vangelo, verrà rispettato in maniera assoluta» (il riferimento è ai nuovi impianti che dovranno portare le emissioni di diossina a 0,4 nanogrammi per metro cubo - ndr ). Archinà sgombera quindi il campo da dubbi e sospetti. Frena, invece, sull’ipotesi del monitoraggio in continuo del camino E312, incriminato per le emissioni di diossina, utilizzando un documento dell’Arpa in cui il direttore generale Giorgio Assennato sintetizza in due questioni, una di natura operativa («non esistono ancora sistemi idonei disponibili») e l’altra metodologica («non ci sono norme che inducono a sistemi di campionamento in continuo»), la difficoltà di realizzare tutto ciò. Replicando sul tema anche alle sollecitazioni di Federico Valerio (Istituto Tumori di Genova) ed alle dichiarazioni dell’assessore regionale all’Ecologia Onofrio Introna («Sono favorevole ai piani di monitoraggio continuo») ed ancora incalzato da Alessandro Marescotti («monitoraggio continuo giorno e notte come deterrente per le aziende»), che interviene nella tavola rotonda in rappresentanza di Altamarea, un ampio cartello di associazioni ambientaliste, Archinà ribadisce: «Quando ci sarà la tecnologia, ne riparleremo».
Diverso, invece, per il camino dell’agglomerato e della cokeria, per i quali c’è già il collegamento on line con Arpa Puglia.
Altri importanti spunti di riflessione emergono dal confronto. Il presidente della Provincia, Gianni Florido, indica nella conoscenza, nel confronto, nella verità e nella condivisione, i criteri della nuova metologia di lavoro che oggi costituisce la vera rivoluzione. «Taranto vittima delle omissioni di Stato», è la denuncia di Alessandro Marescotti (Altamarea) che interroga sul black out di informazione dal 2001 al 2007 da parte dello Stato nei confronti della popolazione, nonostante nel 2001 la Commissione europea avesse informato del rischio proveniente dagli impianti di sinterizzazione ed affidato allo Stato il compito di informare e coinvolgere la popolazione. «Come mai - chiede Marescotti - non è stato mai detto nulla e questa storia della diossina è venuta fuori solo grazie alle associazioni?»
MARIA ROSARIA GIGANTE, Gazzetta di Taranto, Pag: TARA2

Un reportage su Taranto & co.


I veleni nel cielo di Taranto: "Noi, ammalati di inquinamento"-"Ci svegliamo alla mattina respirando la Diossina". Nuvole rosse

Morti di ambiente: Tamburi da record!

«Ma non bastano i dati on line, vanno anche resi comprensibili a tutti»
«Sia l’Università a spiegare il lavoro di Arpa»


• «In Puglia non si muore di più che nel resto d’Italia e Taranto non sempre ha il primato di morti per tumori in Puglia». «Stiamo creando generazioni malate. I rischi per alcune patologie stanno aumentando. Sono più che mai opportune azioni di prevenzione».
Sono sintetizzati in queste divergenti conclusioni gli interventi, su una serie impressionante di dati epidemiologici a disposizione, da parte di due esperti, rispettivamente La Vecchia (Istituto Mario Negri di Milano) e Vigotti (Ifc-Cnr Università di Pisa).
Dati, numeri, istogrammi e mappe geografiche regionali delle diverse patologie e cause di morte, a volte in evidente contrasto con i dati più conosciuti, che in parte disorientano e confondono. In realtà, in molti casi studi e ricerche sono ancora in corso, altri sono dati ancora da correlare, su altro c’è da capire il perché di certe evidenze scientifiche. Alquanto disorientati, allora ci si chiede: come stanno i tarantini? La replica nel corso della tavola rotonda è affidata al direttore del Dipartimento di prevenzione, Michele Conversano: «Se guardiamo ad un dato provinciale, vedremo che a Taranto si muore meno che a Lecce, ma se dal dato provinciale scorporiamo i dati dei 5 comuni ad alto rischio ambientale, i valori diventano alti. Se scorporiamo ulteriormente i soli dati di Taranto e Statte, i valori sono ancora più alti. Se, poi, consideriamo solo alcuni quartieri di Taranto, dove scontiamo anche un’esposizione lavorativa, i dati impennano definitivamente. Ma non c’è bisogno di dire che moriremo tutti domani. E’ sufficiente, invece, dire che c’è qualcuno che ha più possibilità di morire o di ammalarsi per arrivare alla conclusione che occorre muoversi».
«Taranto non è una città nella quale si muore di più che nel resto d’Italia», riprende a sua volta il responsabile Ambiente e sicurezza dell’Ilva, Girolamo Archinà. Che, però, aggiunge: «Da un punto di vista aziendale, questi dati costituiscono comunque uno sprone ad impegnarsi sempre di più. Non dimentichiamo che Ilva ha già investito 4 miliardi per gli adeguamenti tecnologici, di cui un miliardo di interventi esclusivi nel settore ambientale».
Sete di dati, controlli, verifiche. Cogliendo questa esigenza ed illustrando il lavoro fin qui svolto nell’ambito del piano straordinario dal Dipartimento di prevenzione dell’Asl, Cosimo Scarnera indica ora un ulteriore obiettivo: «Pubblicare on line i dati in tempo reale. C’è da uscire dalla fase di emergenza e sorveglianza passiva per operare in maniera trasparente per contenere il rischio sanitario». Concorda l’assessore regionale alla Sanità, Tommaso Fiore, che precisa: «Non basterà mettere on line dati epidemiologici e quelli relativi all’inquinamento. Occorrerà renderli leggibili a chi non ha le competenze sufficienti per interpretarli. Va fatto, insomma, un sommario ragionato da mettere a disposizione di tutti».
A chi tocca spiegare? Auspicando una stretta sinergia col mondo scientifico e universitario, in particolare con la facoltà di Veterinaria di Bari, l’assessore regionale all’Ecologia, Onofrio Introna, dice: «Proporrò all’Arpa una convenzione perché alcune valutazioni siano affidate all’Università». Gli replica il direttore generale Giorgio Assennato: «Le diossine diventano strumenti di meccanismi biologici complicati. Occorrono competenze accademiche specifiche in questo settore, ma a Bari non ce ne sono. Occorre quindi attivarle ».
MRG, Gazzetta di Taranto; Pagina: TARA2

Vel - ENI


Ma Florido e Lospinuso lo sanno?

Pubblicata la classifica delle emissioni dei maggiori gruppi industriali in Italia

Classifica 2009 CO2 Greepeace

L’associazione ambientalista Greenpeace ha pubblicato oggi la classifica 2009 delle emissioni di gas serra dei maggiori gruppi industriali in Italia soggetti alla direttiva europea sull’Emission Trading, il sistema europeo di scambio della CO2. La classifica mostra chi rispetta le regole e chi no. Per il terzo anno consecutivo, l’Enel guadagna il primo posto tra i «grandi inquinatori».
«Complessivamente le industrie italiane hanno superato i permessi di emissione per nove milioni di tonnellate di CO2, ma bisogna fare dei distinguo», spiega Francesco Tedesco, responsabile campagna energia e clima di Greenpeace, «lo sforamento si deve solamente ai settori del termoelettrico e della raffinazione. Altri settori, invece, hanno rispettato i tetti».
Enel si conferma il primo “grande inquinatore” con oltre 44 milioni di tonnellate di CO2. Circa un terzo delle emissioni del gruppo si deve all’impianto di Brindisi, la più grande centrale a carbone in Italia nonché primo impianto per emissioni di gas serra, con 14,9 milioni di tonnellate. In totale l’industria italiana ha emesso nel 2008 circa 220 milioni di tonnellate di CO2, registrando una riduzione netta di sei milioni di tonnellate rispetto al 2007, probabile conseguenza della crisi.
«Sebbene questo risultato sia positivo, la politica energetica dell’Italia va nella direzione opposta alla riduzione delle emissioni di CO2», denuncia Tedesco, che aggiunge: «Recentemente il Governo ha infatti rilasciato autorizzazione per tre nuove centrali a carbone che faranno aumentare le emissioni dell’Italia di ulteriori 30 milioni di tonnellate. Una strategia che porterà l’Italia fuori dagli obiettivi europei al 2020, e a sostenere il peso delle conseguenti sanzioni».
Oltre alla classifica dei gruppi industriali, i dati di Greenpeace mostrano anche quali sono gli impianti più inquinanti in termini di CO2. Al fianco della centrale Enel di Brindisi, anche l’ILVA di Taranto e gli stabilimenti dell’Edison, sempre a Taranto. (vita.it)

Martedì con Paul Connett


IL 30 SETTEMBRE 2009 SI SVOLGERA' L’OTTAVA GIORNATA INTERNAZIONALE PER LE ALTERNATIVE ALL’INCENERIMENTO DEI RIFIUTI

PER L'OCCASIONE MARTEDì 29 SETTEMBRE 2009 A TARANTO CI SARA' UN CONVEGNO:

DIO RICICLA, IL DIAVOLO BRUCIA. ALTERNATIVE ECOSOSTENIBILI ALL'INCENERIMENTO DEI RIFIUTI

relatore: PAUL CONNETT, PROFESSORE EMERITO DI CHIMICA AMBIENTALE presso la St. LAWRENCE UNIVERSITY di NEW YORK fondatore della Rete Mondiale “RIFIUTI ZERO”.

REFERENTE: MEET UP "GRILLI DELLE 100 MASSERIE" CRISPIANO-TARANTO

Verrà inoltre presentata dall'associazione DIRITTO AL FUTURO la campagna "CIP6 O CI FAI"
(Rimborso del 7% della bolletta elettrica dal 2001 al 2007)

ore 17:00 MARTEDI' 29 SETTEMBRE 2009 - Salone di Rappresentanza della Provincia di Taranto - Via Anfiteatro 1, Taranto, ingresso libero

sabato 26 settembre 2009

Quando la Provincia meriterebbe l'abolizione

Marcegaglia pasce e guadagna.
Inquinamento atmosferico.
Termovalorizzatori.
Giunta provinciale antiquata (a pensar bene...)
Insomma Taranto e Modugno sono due realtà molto vicine!!!

Poveri, cafoni, meridionali



Se qualcun'altro, con qualche pretestuosa e leghistica pecoreccità, ci avesse dato dei terroni, noi ci saremmo indignati e avremmo risposto a tono... ma come negare che Michele Serra, nell'amaca di oggi, su Repubblica, abbia ragione?
Raffazzonati e improbabili politici maschilisti hanno trovato a Taranto la patria della grettezza.
Dopo la provincia più inquinata d'Europa, ora siamo anche i più cafoni d'Italia.
Grazie alla giunta Florido!

Che miseria...

Florido respinge le dimissioni della giunta
Quote rosa a Taranto: il presidente della Provincia assicura: "faremo presto". Il ricorrente: nomini cinque donne. La staffetta riguarderà ‘Sinistra e libertà´ Donatella Duranti in pole position
di Mario Diliberto
TARANTO - La giunta si dimette. Ma il presidente Gianni Florido non accetta l´azzeramento e conferma fiducia ai suoi dieci assessori. Il day after alla Provincia di Taranto è convulso dopo l´ordinanza con la quale il Tar ha bocciato l´esecutivo per il mancato rispetto delle quote rosa. Il pieno di maschietti in giunta è illegittimo, ed ora Florido ha trenta giorni per rimediare. I suoi assessori hanno provato a facilitargli il compito rassegnando in blocco le dimissioni.

"Con questo atto manifestiamo piena solidarietà al capo dell´amministrazione provinciale" - si legge nella nota diffusa dalla giunta ieri mattina.

"Ribadiamo - continua il documento - che la composizione della giunta è stato frutto di un lavoro collegiale rispettoso delle singole forze politiche e dei gruppi consiliari che compongono la maggioranza di governo alla Provincia. Qualsiasi decisione assumerà il Presidente - concludono gli assessori - sarà condivisa". Per Florido una prova tangibile di compatezza del suo schieramento chiamato a misurarsi con l´ostacolo scaturito dalle decisioni del Tar. La prima mossa di Florido è stata, però, quella di respingere le dimissioni. "Questi assessori non mi sono stati imposti e non intendo scombussolare quanto di buono è stato fatto. Ringrazio per l´importante segnale di fiducia - spiega al telefono il Presidente - ma ottempereremo all´ordinanza del Tar con un percorso comune. Così come abbiamo sempre fatto sino ad oggi". Resta da sostituire, però, lo zero nella casella degli assessori in rosa. Così come va compreso quante donne debbano entrare in giunta per ritenere soddisfatta l´indicazione dei giudici amministrativi. In Provincia, però, sembra prevalere la filosofia di un passo alla volta, mentre l´avvocato Russo, promotore del ricorso che ha messo in imbarazzo l´amministrazione, torna alla carica. Secondo lui, Florido dovrebbe assegnare 5 assessorati alle donne, ovvero la metà dei posti a disposizione. Fatto sta, però, che inizialmente dovrebbe essere una sola la donna ad accomodarsi in giunta. La nomination dovrebbe giungere dal fronte di Sinistra e Libertà. Già in passata proprio a questa forza della maggioranza il presidente Florido si era rivolto per ottenere un nominativo al femminile. In particolare in pole position era sembrata Donatella Duranti. Alla fine, però, la scelta era caduta su Pietro Giacovelli, titolare della delega alle politiche giovanili. Dopo i fulmini della giustizia amministrativa, quindi, il numero uno della Provincia è tornato a bussare alla stessa porta.
La Repubblica

Miserabili...

Il presidente della Provincia Gianni Florido (Pd) ha trenta giorni per modificare l'esecutivo. Il ministro Carfagna: "Se manca la sensibilità dei politici, ben venga questa decisione"
Taranto, giunta senza donne e il Tar annulla le nomine
Il Pd: "Ottima sentenza, grave che sia una giunta di centronistra"

Taranto, giunta senza donne e il Tar annulla le nomine


TARANTO - La giunta provinciale di Taranto è stata annullata perché non rispetta le quote rosa così come dispone il regolamento dell'ente. Lo ha deciso il Tar di Lecce accogliendo il ricorso di un comitato cittadino che ha chiesto l'annullamento delle nomine degli assessori perché tutti maschi.
I giudici della sezione amministrativa (presidente Aldo Ravalli) hanno ordinato al presidente della Provincia, Gianni Florido, del Pd, di modificare la giunta entro trenta giorni in modo da assicurare la presenza di entrambi i sessi nell'esecutivo, composto ora da dieci assessori, tutti maschi.
"Un buon amministratore, un politico attento, dovrebbe mostrare sensibilità nei confronti delle donne e garantire una adeguata rappresentanza della componente femminile in ciascun organismo, a prescindere dalle quote rosa, alle quali sono sempre stata contraria" ha commentato il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna. "Se questa sensibilità viene a mancare, come nel caso della Provincia di Taranto, ben venga un intervento del Tar a rimettere le cose a posto".
Anhe il Pd è d'accordo con la sentenza. "Una buona notizia dichiara Vittoria Franco, responsabile Pari Opportunità. "Una situazione tanto più grave perché a guidare la provincia è un'amministrazione di centrosinistra. Il partito democratico ha nel suo dna il principio della pari rappresentanza, dunque non possono essere proprio i nostri amministratori a contravvenire a tale principio". "Il nostro è l'unico partito - afferma il dirigente del Pd - che fin dalla sua fondazione ha nel suo Statuto la regola delle quote minime di rappresentanza per i generi".
Il ricorso era stato presentato dall'avvocato Nicola Russo, coordinatore del Comitato cittadino "Città futura", promotore in passato di un referendum sulla chiusura totale o parziale dell'Ilva. La Provincia di Taranto è stata difesa dall'avvocato Cesare Semeraro, mentre gli assessori non si sono costituiti in giudizio. Il ricorrente lamentava il mancato rispetto di alcune specifiche norme dello Statuto della Provincia di Taranto e dalla normativa sulle pari opportunità.
La Repubblica

venerdì 25 settembre 2009

ENI e progresso e bugie

Mancato ampliamento raffineria Eni di Taranto, una dichiarazione di Losappio

“Ogni progetto di ammodernamento di impianti strategici come la raffineria di
Taranto costituisce, anche per le potenziali ricadute sull’occupazione, un’
ipotesi importante da valutare con fiducia e serenità.
Spiace perciò precisare che non esiste rapporto fra il progetto della nuova
centrale a turbogas (finanziamento di 180 mln) e quello di ampliamento della
raffineria (investimento di 1 miliardo di euro)”.
Lo ha dichiarato l’Assessore Regionale al Lavoro Michele Losappio. “Al di là
delle informazioni e delle comunicazioni ufficiose – prosegue l’Assessore –
sulla volontà del Gruppo che già in questi mesi raccontavano della caduta di
interesse anche per la crisi economica, fa chiarezza il decreto della Direzione
del Ministero dell’ambiente dell’11 giugno 2009 che testualmente “dispone il
pronunciamento interlocutorio negativo circa la compatibilità ambientale del
progetto ampliamento della capacità di lavorazione da 6,5 a 11 milioni di
t/anno da realizzarsi presso la raffineria di Taranto presentato dalla Società
ENI SpA”.
Secondo Losappio “il Ministero dell’Ambiente ha azzerato il progetto di
ampliamento e ammodernamento della raffineria rimandandolo ai box e
subordinandolo alla presentazione di una nuova domanda aggiornata ed integrata
con quanto richiesto nel parere n. 267 del 2 aprile della commissione tecnica
del VIA.
Se ENI vorrà si ricomincerà dunque tutto da capo, altrimenti l’ipotesi di
ampliamento della raffineria è tramontata”.
Si conferma così – continua l’assessore – che il progetto della nuova
centrale che cresce da 85 a 288 MW non è correlato al potenziamento ed alla
valorizzazione dell’impianto di Taranto ma alla scelta di fare cassa vendendo
il 73% della nuova energia prodotta.
Solo per il 23% essa sarà utilizzata dalla raffineria, con un ammodernamento
prodotto dal passaggio da olio combustibile a gas di una parte dell’attuale
centrale ed alla sostituzione di un impianto obsoleto con uno di ultima
generazione”.
“Sono dunque questi – conclude Losappio – al netto delle emissioni inquinanti
e della non trascurabile questione ambientale, i termini reali della vicenda e,
come tali, ben lontani dai 3000 nuovi posti di lavoro annunciati da
parlamentari distratti o male informati”.

ENI, no grazie!

COMUNICATO STAMPA “ALTAMAREA” SU CENTRALI ENI

Il coordinamento delle associazioni ambientaliste e civiche raccolte nel cartello “AltaMarea” esprime la sua forte critica, nei confronti del Ministero dell’Ambiente, per il rilascio del nulla osta di compatibilità ambientale al progetto di costruzione della centrale termoelettrica presentato dall’ENI.
Le motivazioni a supporto di tale critica sono le seguenti :
1) L’incremento di produzione. La nuova centrale non sostituisce quella attualmente in esercizio. Di questa verranno dismessi moduli per meno di 20 mgw mentre continueranno a funzionare turbogas e turbine a vapore per una produzione di circa 60 mgw. Poiché la nuova centrale termoelettrica sarà dotata di una potenza di 240 mgw, il risultato è di ottenere una produzione complessiva di circa 300 mgw a fronte degli attuali 80 mgw.
2) L’impatto ambientale. I benefici ambientali derivanti dall’esercizio della nuova centrale termoelettrica, a parità di produzione più efficace e meno inquinante di quella attualmente operativa, risulteranno invalidati dal citato incremento della produzione. Alla riduzione della SO2 fa da contrappeso il notevole incremento della CO, dalle attuali 87 ton/a a 456 ton/a con conseguente aggravio del quadro ambientale del territorio. Nessun miglioramento si avrebbe invece per gli Nox.
3) Ripercussioni sull’effetto serra. L’esercizio della nuova centrale termoelettrica comporterà un considerevole aumento delle emissioni di CO2, da 337mila a 931mila ton/a. Un livello che, unito a quelle prodotte da Ilva ed Edison, proietterà Taranto come la città a maggior impatto sull’effetto serra a livello nazionale. Non solo. A causa dei suoi ritardi nell’applicazione del protocollo di Kyoto lo stato italiano dispone, nella ripartizione internazionale, di quote di emissioni di CO2 a titolo gratuito inferiori rispetto al suo fabbisogno. Ne consegue che quelle mancanti (circa 29 milioni) dovranno essere reperite sul libero mercato con relativo onere fiscale a carico di tutta la comunità.
4) Assenza di democrazia. Il Ministero dell’Ambiente, nonostante tutta la retorica sul federalismo, sfruttando le nuove leggi in materia, ha centralizzato tutte le decisioni nel settore energetico relegando regioni ed enti locali ad un ruolo consultivo del tutto ininfluenti nell’assunzione delle decisioni. IL parere contrario della Regione Puglia non è stato preso in considerazione. E’ prevalsa solo la volontà del ministro Prestigiacomo. Un segnale inquietante in vista del probabile prossimo contenzioso per l’individuazione dei siti per la costruzione delle centrali nucleari.
“AltaMarea” si oppone quindi ad un progetto che non si propone come risanamento ambientale di una vecchia centrale ma con l’unico obiettivo di diversificare l’attività produttiva dell’ENI sul territorio tarantino mirante alla creazione di un polo energetico da affiancare all’attività di raffinazione del greggio. L’azienda intende infatti quintuplicare la sua produzione di energia elettrica da 437 Gwh/a a 2166 utilizzandone solo il 25 % per soddisfare il fabbisogno della raffineria. Il resto, pari a circa il 75 %, verrebbe infatti venduto all’ENEL ed immesso nella rete nazionale. Un’operazione, quindi, tutta di ordine commerciale e speculativa, tanto più inopportuna poiché da realizzare a danno della salute dei cittadini ed in una regione che già esporta l’82% dell’energia prodotta dagli impianti siti sul suo territorio. Inoltre, l’operazione comporterà anche gravi perdite economiche ed ambientali nel trasporto dell’energia verso le altre regioni per la dispersione di energia sulle lunghe distanze sulle linee di trasporto, peraltro spesso inadeguate
“AltaMarea” non esprime posizioni ideologiche o preconcette sulla questione centrale elettrica e l’autoproduzione di energia elettrica nei grossi complessi industriali. Ma devono proporsi con l’adozione delle migliori tecnologie in assoluto e con capacità produttive, almeno nel nostro caso, circoscritte al proprio fabbisogno aziendale. Giusto, quindi, recuperare energia dai propri sottoprodotti , se adeguatamente trattati e funzionali ad un miglior rendimento degli impianti produttori di energia, al rigoroso rispetto delle leggi europee in materia di impatto ambientale, al continuo monitoraggio delle emissioni inquinanti ed al loro controllo pubblico, alla ricerca continua del miglior rapporto con il territorio dove si opera ed al servizio della sua crescita sociale ed economica.
Con le motivazioni esposte “AltaMarea” inserirà il “no” alla nuova centrale dell’ENI tra gli obiettivi da perseguire con la manifestazione che intende promuovere per il prossimo 28 Novembre

Acqua di tutti. E nel PD che dicono?

Ai candidati segretari del PD in Puglia
BLASI Sergio, EMILIANO Michele, FUSCO Enrico, MINERVINI Guglielmo

Bari, 25 settembre 2009

Il Partito Democratico sta per affrontare uno dei momenti più alti di dibattito che vive un’organizzazione politica, e cioè un Congresso. Rispetto a tale evento, il Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” sente l’esigenza di
CHIEDERE ai
candidati delle rispettive mozioni
alla carica di Segretario regionale del partito, di ESPRIMERE LA LORO POSIZIONE rispetto all’acqua, alla gestione dei servizi idrici, nonché al futuro dell’Acquedotto Pugliese...
Leggi tutto

Che figuraccia!

Il presidente della Provincia Gianni Florido (Pd) ha trenta giorni per modificare l'esecutivo. Il ministro Carfagna: "Se manca la sensibilità dei politici, ben venga questa decisione"
Taranto, giunta senza donne e il Tar annulla le nomine
Il Pd: "Ottima sentenza, grave che sia una giunta di centronistra"

Taranto, giunta senza donne e il Tar annulla le nomine


TARANTO - La giunta provinciale di Taranto è stata annullata perché non rispetta le quote rosa così come dispone il regolamento dell'ente. Lo ha deciso il Tar di Lecce accogliendo il ricorso di un comitato cittadino che ha chiesto l'annullamento delle nomine degli assessori perché tutti maschi.
I giudici della sezione amministrativa (presidente Aldo Ravalli) hanno ordinato al presidente della Provincia, Gianni Florido, del Pd, di modificare la giunta entro trenta giorni in modo da assicurare la presenza di entrambi i sessi nell'esecutivo, composto ora da dieci assessori, tutti maschi.
"Un buon amministratore, un politico attento, dovrebbe mostrare sensibilità nei confronti delle donne e garantire una adeguata rappresentanza della componente femminile in ciascun organismo, a prescindere dalle quote rosa, alle quali sono sempre stata contraria" ha commentato il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna. "Se questa sensibilità viene a mancare, come nel caso della Provincia di Taranto, ben venga un intervento del Tar a rimettere le cose a posto".
Anhe il Pd è d'accordo con la sentenza. "Una buona notizia dichiara Vittoria Franco, responsabile Pari Opportunità. "Una situazione tanto più grave perché a guidare la provincia è un'amministrazione di centrosinistra. Il partito democratico ha nel suo dna il principio della pari rappresentanza, dunque non possono essere proprio i nostri amministratori a contravvenire a tale principio". "Il nostro è l'unico partito - afferma il dirigente del Pd - che fin dalla sua fondazione ha nel suo Statuto la regola delle quote minime di rappresentanza per i generi".
Il ricorso era stato presentato dall'avvocato Nicola Russo, coordinatore del Comitato cittadino "Città futura", promotore in passato di un referendum sulla chiusura totale o parziale dell'Ilva. La Provincia di Taranto è stata difesa dall'avvocato Cesare Semeraro, mentre gli assessori non si sono costituiti in giudizio. Il ricorrente lamentava il mancato rispetto di alcune specifiche norme dello Statuto della Provincia di Taranto e dalla normativa sulle pari opportunità.
La Repubblica

mercoledì 23 settembre 2009

Paolo Sesto c'è, il registro tumori no!

Il sociologo del... CEP(U)!

Quanto prende il "sociologo" del comune per questa "originalissima" analisi?

«Il quartiere Cep? Un altro mondo»
La denuncia: il contratto di quartiere ha fallito l’obiettivo della rigenerazione sociale
Il sociologo del Comune: negli anni questo pezzo di città si è collocato fuori dal consorzio civile

• «Nel Cep si è creato una sorta di “extra Stato” fuori dal consorzio civile». E’ questo uno dei passaggi più netti dell’indagine sociologica che Ni - no Aurora, sociologo del Comune di Taranto, ha presentato pubblicamente ieri pomeriggio tracciando un bilancio a dieci dalla sottoscrizione del Contratto di quartiere Cep Salinella. Contratto che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto far rinascere questa zona degradata della città e che, invece, ad un decennio di distanza ha fatto registrare risultati non proprio esaltanti. O meglio, dal punto di vista meramente edilizio sono diverse le opere realizzate o in via di realizzazione mentre da quello più strettamente sociale pesa come un macigno la chiusura (2006) del Laboratorio di quartiere.
Ma cos’è il Cep (centro di edilizia popolare)? Nell’indagine sociologica presentata ieri si disegna «un quartiere che vive una frattura ed una sofferenza molto netta tra appunto la zona Cep, disgregata e degradata, ed una zona (Taranto 2) più vicina a livelli accettabili di vivibilità. I cittadini del Cep - scrive Aurora - lamentano l’as - senza o la fuga di servizi essenziali come il consultorio, la farmacia, la sede circoscrizionale, l’ufficio postale, una banca e così via; il livello di protesta e di abbandono di questi cittadini è notevole e, ormai, cronico e storicizzato sin dalla nascita del rione nei primi Anni ’Sessanta al punto tale che, ormai fatalisticamente, non credono più nelle istituzioni dalle quali si sono sentiti defraudati nei loro diritti essenziali». Ed ancora: «La ricaduta negativa è stata pesante nel corso degli anni, soprattutto in termini di illegalità diffusa, abusivismo selvaggio, evasione e dispersione scolastica al punto tale da creare nel Cep una sorta di “extra Stato”, fuori dal consorzio c iv i l e » .
Ma cosa servirebbe? Il sociologo del Comune prova a tracciare la linea da seguire: rivitalizzare e potenziare quello che è, e sempre più dovrà diventarlo, un settore trainante, cioè l’organizzazione delle strutture sportive che, già presenti tra pubblico e privato, «possono assurgere - osserva Aurora - a volàno di sviluppo economico, culturale, turistico, commerciale. La seconda azione da sviluppare investe gli aspetti prettamente culturali (Facoltà di Economia Aziendale e razionalizzazione scolastica), con una presenza di alto profilo qualitativo per i cittadini della Salinella, ai quali bisognerà assicurare la presenza o il rilancio di funzioni di base per una comunità tali da spezzare il cerchio dello svantaggio sociale e lavorativo».
Da quest’indagine sociologica, inoltre, emerge che il rilancio della zona Cep deve ruotare sullo sviluppo del sistema della viabilità urbana; sull’in - cremento dell’impiantistica sportiva magari coinvolgendo i privati e sulla valorizzazione del ruolo della «Cittadella pubblica» (così la definisce il sociologo) costituita dalla nuova Questura, caserma dei Vigili del Fuoco, comando provinciale Guardia di Finanza». Il sociologo del Comune infine, non ha dubbi nel sottolineare che «al fallimento e, poi, chiusura del Laboratorio di Quartiere Cep Salinella si deve la fine della progettualità sociale».
FABIO VENERE (La Gazzetta di Taranto,p.VI)

Tutti assolti... un esempio da seguire!

Provincia di Taranto
Provincia della monnezza e dell'impunità
Venite signori, venite
Basta un buon avvocato e tanta, tanta monnezza!


Ecolevante, tutti assolti.
Esalazioni dalla discarica, sentenza confermata anche in appello

• La corte d’appello ha confermato la sentenza di assoluzione emessa in primo grado dal tribunale di Grottaglie il 13 dicembre del 2006 con la quale Paolo Boccini, Adriano Ostuni e Giuseppe Settanni furono assolti dall’accusa di getto pericoloso di cose, accuse riguardanti le presunte esalazioni di gas e vapori dal primo e secondo lotto della discarica per rifiuti speciali di Grottaglie.
In primo grado il tribunale di Grottaglie mandò assolti i tre imputati non ritenendo sussistente il fatto loro addebitato. Il procuratore Franco Sebastio impugnò però quella sentenza. Il procuratore generale Ciro Saltalamacchia ha chiesto un mese di arresto nei confronti dei tre imputati che però sono stati assolti anche in secondo grado. Paolo Boccini e Giuseppe Settanni sono stati difesi dall’avv. Egidio Albanese mentre Adriano Ostuni è stato assistito dall’avv. Luca Perrone. (La Gazzetta di Taranto, p. V)

Pecore e avvocati

Capre e pecore contaminate, infuria la battaglia legale
[Maria Rosaria Gigante]La Gazzetta di Taranto, p. VIII


• Capre e pecore alla diossina. Depositato ieri il ricorso al Consiglio di Stato avverso l’ordinanza del Tar di Lecce che aveva respinto la richiesta di Antonio D’Alessan - dro, un allevatore jonico, di bloccare la mattanza del suo gregge di pecore e capre. Era stata una delibera dell’Asl ad ordinare lo scorso 13 luglio all’allevatore l’abbattimento di circa 400 capi sui cui organi le analisi avevano dato esito di non conformità ai valori ammissibili di diossina. Il Tar aveva dato torto all’allevatore che opponeva una serie di rilievi. Ma, pur dando atto di tali osservazioni, il Tar sosteneva che «le fondamentali esigenze di tutela della salute pubblica impongono alla pubblica autorità di intervenire con particolare urgenza e ciò a discapito di alcune garanzie previste a tutela del privato».
Ora, con il ricorso al Consiglio di Stato, si apre un nuovo capitolo. Intanto, impegnando una spesa di oltre 38 mila euro, l’Asl ha aggiudicato ad una ditta del Barese il compito di provvedere al prelievo, soppressione, macellazione e smaltimenti di almeno un altro migliaio di animali infetti, a prosecuzione dell’attività di soppressione di quegli allevamenti le cui analisi hanno rilevato presenza di diossina oltre i limiti consentiti.
L’avvocato Cosimo Antonicelli, legale di Antonio D’Alessandro, l’aveva annunciato il giorno in cui era stata resa nota la pronuncia del Tar, subito giudicata «abnorme». Ora, tutte le ragioni, declinate con un lungo elenco di norme, articoli di legge, regolamenti e quant’altro, sono riprese nel ricorso d’appello, ripercorrono l’in - tera vicenda e chiedono giustizia per evitare l’abbattimento. Che capre e pecore - si afferma - siano destinate quantomeno a altri scopi non alimentari come le fattorie didattiche o la pet therapy.
«La delibera e la decisione di abbattere gli animali non era di competenza dell’Asl e del suo Dipartimento di prevenzione, ma della Regione o del sindaco»: questa una delle principali obiezioni su sui si è basato il ricorso prima al Tar ed ora al Consiglio di Stato. Si insiste: Regione e sindaci possono farlo a seconda delle diverse situazioni. Per il legale di D’Ales - sandro, il Tar sbaglia quando scavalca del tutto le garanzie previste dalla norma a tutela del privato, ed in particolare il diritto alle controanalisi. La contestazione dell’allevatore riguarda le modalità di raccolta dei campioni e i metodi di routine per le analisi. Insomma, viene evidenziato nel ricorso di ieri, D’Alessandro non è stato invitato ad essere presente al prelievo dei campioni e non ha potuto chiamare un esperto di sua fiducia. Un elemento grave questo soprattutto in considerazione del fatto che è capitato in altri casi che risultati di non conformità rilevati dall’Istituto zooprofilattico di Teramo non siano stati confermati dal laboratorio Eurofins di Amburgo.
Esiti comunque altalenanti e comportamenti differenti da parte dell’Asl nei diversi controlli effettuati nell’allevamento del D’Alessandro: è l’altra contestazione mossa. Le analisi effettuate sui primi campioni di latte bovino avevano subito dato esito di conformità, quelle sul latte dei caprini prima esito di non conformità e successivamente di conformità. I controlli sono quindi proseguiti sulle carni degli ovini, confermando successivamente la non conformità. L’Asl a sua volta - si legge nel ricorso - sarebbe stata estremamente prudente per il controllo del latte ripetendo le analisi più volte, che in prima battuta avevano dato esito non conforme, mentre avrebbe usato un estremo rigore per le carni, ordinando l’abbattimento del bestiame al primo ed unico risultato positivo.

Processo Ecolevante: da che parte sta l'Amministrazione comunale di Grottaglie?

Comunicato stampa di Sud In Movimento

Il 5 ottobre presso il Tribunale di Taranto, si terrà il processo a carico della discarica Ecolevante e del dirigente della provincia di Taranto, i quali risponderanno di abuso d’ufficio, realizzatosi nella fase di rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione della discarica.
In tale processo, il sud in movimento, unitamente ad altre associazioni e cittadini, di Grottaglie e San Marzano, è costituito parte civile, appare strano però, che in tale processo non si sia costituito il Comune di Grottaglie e le Provincia di Taranto, pur essendo previsto nei loro statuti la possibilità di farlo.
Tale mancanza da parte di questi enti, che sono rappresentanti degli interessi di tutta la collettività, appare strana e preoccupante oltre che incomprensibile.

Come è noto, la possibilità di costituirsi c’è l’hanno ancora, infatti, prima dell’apertura del dibattimento tale possibilità viene riconosciuta a coloro che non si siano costituiti davanti al GUP.

Quindi, come mai non ci sono atti deliberativi in tal senso? Come mai non si sono nemmeno preoccupati di agire in difesa degli interessi della collettività?

Francamente, tutta la vicenda legata alla discarica è poco chiara, così come lo è la posizione dell’amministrazione comunale e provinciale, tale atteggiamento, ovviamente certamente non aiuta a chiarire alcunché.
Non si comprende infatti come mai, i nostri amministratori, in particolar specie l’assessore all’ambiente e il sindaco, siano immobili innanzi alle continue lamentele del sindaco di San Marzano, delle associazioni, dei cittadini che a San Marzano lamentano l’invivibilità della città a causa delle puzze., che da qualche tempo arrivano anche a GROTTAGLIE.

Il fatto è francamente strano, va ricordato che recentemente la Regione, ha rilasciato alla Ecolevante spa, l’autorizzazione alla ricezione di rifiuti contenenti amianto, a patto di trattare la discarica come un sito da bonificare.
In quella circostanza l’assessore all’ambiente non espresse nessun diniego, come mai? E come mai nonostante tali cautele le puzze sono aumentate?

A tali problemi, sino ad oggi hanno risposto con l‘immobilismo, facendo spallucce, atteggiamento che da quando si parla di discarica rispecchia la linea politica del partito di appartenenza e della maggioranza, che nessuna posizione sembra esprimere in merito.

Appare chiaro, allora, che sono tutti pronti a fare quadrato intorno alla discarica, assicurando, ai cittadini, solo a parole, di essere contrari, ma allora, perchè la maggioranza non approva un documento di indirizzo con cui dichiara che non ci saranno ulteriori ampliamenti, anche alla luce dei lavori che intorno al terzo lotto si stanno realizzando, presumibilmente per il quarto lotto.
Siamo certi che quell’atto di indirizzo verrebbe sostenuto anche dalla minoranza, che però non sembra nemmeno richiederlo. Allora mentre tutti sono pronti al parapiglia, i termini decorrono, gli atti di indirizzo non si propongono, e le cose rimangono sempre allo stesso modo, evidentemente perché, per cambiare ci vuole coraggio, qualità che negli ultimi tempi sembra latitare.
Speriamo che il sindaco o l’ assessore, probabilmente impegnati per le regionali, entro il 5 ottobre si ricordino e provvedano a costituirsi parte civile, e predispongano l’atto di indirizzo, altrimenti tutti i proclami e le buone intenzioni cadranno nel vuoto.

E se "le UIL" si mettessero d'accordo?

Come si fa a credere a due posizioni così contraddittorie?
Sarebbe bene fare chiarezza e non girare intorno alle questioni.
I lavoratori, e soprattutto le loro famiglie che respirano l'aria di Taranto, meritano più coerenza!

«La centrale Eni? Ridurrà le emissioni»
Sui rischi di inquinamento i chimici della Uil minimizzano senza temere le polemiche
L’investimento ammonta a 180 milioni di euro che saranno spesi nei prossimi tre anni Uilcem: «L’investimento è sicuro e manterrà il lavoro»
Le segreterie nazionale e provinciale dicono sì al progetto

• Le obiezioni di tipo ambientale, che accompagnano il via libera del governo alla costruzione di una nuova centrale elettrica dell’Eni, non scalfiscono le convinzioni della Uilcem, il sindacato dei chimici Uil. In campo è scesa addirittura la segreteria nazionale con una nota nella quale si esprime «soddisfazione per il parere favorevole dato dal ministero dell’Ambiente alla valutazione di impatto ambientale per l’amplia mento della centrale Eni Power di Taranto». A voler essere precisi la soddisfazione della Uilcem nazionale è «forte» così com’è forte quella espressa dal segretario generale della Uilcem di Taranto, Amedeo Guerriero. Sarà interessante conoscere la posizione della Uil...
«L’investimento - ricorda la Uilcem - pari a circa 180 Mln di euro per 3 anni di lavori, consentirà finalmente di rammodernare gli impianti, ormai vecchi, con una tecnologia di nuova generazione coerente con le politiche nazionali sul risparmio energetico, in grado di abbattere in maniera rilevante le emissioni delle polveri inquinanti, da sempre ritenute responsabili dei negativi effetti ambientali sul territorio».
«La segreteria nazionale Uilcem - si legge ancora nella nota - ritiene inoltre che tale investimento dia garanzie rispetto alla sicurezza dei lavoratori interessati, al mantenimento dei livelli occupazionali, e soprattutto sia in grado di traguardare l’intero sito industriale, Raffineria compresa, per il lungo periodo».
«La segreteria nazionale Uilcem - conclude il comunicato - auspica che tale percorso possa concludersi nei tempi più opportuni attraverso l’approvazione definitiva da parte del ministero dello Sviluppo economico».

Dossier rifiuti TarantOggi


martedì 22 settembre 2009

Dove sono finiti il sindaco e il presidente della provincia?

Ambiente a picco. Maglia nera a Taranto

Taranto condannata anche dal «Bil». Il Benessere interno lordo è l’indice che non misura la ricchezza, ma lo stato di salute di una comunità a prescindere da beni e servizi prodotti. Ovvio che a incidere sia, in maniera determinante, l’inquinamento ambientale. Introduce parametri nuovi il «Bil»: «Le condizioni di vita materiali e la salute; l’istruzione e le attività personali; la partecipazione alla vita politica e i rapporti sociali; l’ambiente e l’insicurezza economica e fisica».

Così ieri gli articoli del «Sole 24 Ore» hanno presentato la ricerca effettuata insieme al Centro studi Sintesi. Una sfida «lanciata la settimana scorsa dal Rapporto Stiglitz per andare oltre gli indicatori tradizionali che misurano lo stato di salute di un’economia».
Classifica nazionale eppure a Taranto di «Bil» si è parlato e si continua a parlare. Soprattutto nel mondo del volontariato e anche con dibattiti interessanti, ma a scorrere la classifica pubblicata dal «Sole 24 Ore» si scopre il paradosso. Proprio nel «Bil» rientra il paramentro del numero di associazioni di volontariato presenti sul territorio. La città è al 72esimo posto: mezza associazione ogni mille abitanti contro l’1,29 di Gorizia prima in Italia. Qualcosa non funziona. Qualcosa si è definitivamente rotto.
Più di ogni cosa non funziona l’ambiente, ma è solo una conferma. Mentre il governo dà il via libera alla nuova centrale elettrica dell’Eni e l’azienda ammette candidamente un aumento delle emissioni di anidride carbonica, la classifica del «Bil» inchioda Taranto al 102esimo posto proprio per Carbon intensity l’intensità produttiva di anidride. In graduatoria il capoluogo è penultimo. Fa peggio solo Brindisi. Non è un caso.

Ma cosa misura il «Bil»? Forse è più facile dire quello che non misura. Lo spiegò nel marzo del 1968 Robert Kennedy in un discorso all’Università del Kansas: «Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow Jones (l’indice della Borsa Usa, ndr) né i successi del Paese sulla base del Prodotto interno lordo. Il Pil comprende l'inquinamento dell’aria, la pubblicità delle sigarette, le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine del fine settimana… Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari».
«Il Pil - aggiunse Bob Kennedy - non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione e della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia e la solidità dei valori familiari. Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, né dell'equità dei rapporti fra noi. Non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio né la nostra saggezza né la nostra conoscenza né la nostra compassione. Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta».
L’inciso kennedyano stringe lo sguardo sul presente, su Taranto. La classifica del «Sole 24 Ore» spiega che la misurazione del «Benessere interno lordo» non ha «pretesa di rigore scientifico». Eppure la classifica rispecchia al città, le sue insicurezze, la sua mediocrità, il drammatico ristagno del pensiero. Taranto non brilla per tasso d’iscrizione all’università (39,9 per cento; la prima in Italia, Campobasso, registra il 57,9 per cento ) e per valore aggiunto pro capite (86esima con 15mila 600 euro nel 2008). Indietro anche la spesa per gli spettacoli (71esimo posto) e poco consola la speranza di vita alla nascita: per un tarantino è di quasi 82 anni (il capoluogo è 21esimo). Completano il quadro l’af fluenza alle urne (Taranto al 71esimo posto con il 65,7 per cento) e i reati: in media 2,2 per 100mila persone (39esimo posto). Alla fine dei numeri Taranto si piazza al 96esimo posto della classifica nazionale. Sarà stato pure «una sorta di gioco», come hanno voluto dipingerlo i cronisti del «Sole», ma la città esce ancora con le ossa rotte dal confronto e vede vicino il baratro dell’ultimo posto (occupato da Siracusa, 103esima).
La classifica del «Sole 24 Ore» affonda definitivamente la tragica equazione tarantina per cui al benessere economico garantito dall’industria corrisponde necessariamente il benessere sociale e individuale. Inquinamento, non solo ambientale, dissipazione energetica, consumi, cattive pratiche ora tengono sotto scacco la comunità.
FULVIO COLUCCI (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Il sindaco taciturno e il vice virtuale...

Sono tutti qui i poteri del comune per tutelare i cittadini?


I sogni uniscono l'Italia

Una bellissima lettera.
Una spinta per continuare a credere e lavorare per i nostri sogni
Un ambiente sano è la base di una vita serena.

Ciao a tutti,
vi scrivo dalla Lombardia per darvi la mia soldarieta' personale e ammirazione per la vostra battaglia a difesa dell'ambiente.
Ieri ho visto il vostro blog per la prima volta (Comunicato stampa: Eni, petrolio e inquinamento a Taranto) e stanotte ho fatto
un sogno. Anche io che sono uno scricciolo, ogni tanto faccio un sogno, ve lo racconto:
All'inizio di questo sogno mi è apparso il Parco di Porto Selvaggio, ma.... non c'erano piu' i colori.
Un delfino "spiaggiato" stava esalando l'ultimo respiro.
Sulla riva opposta; là dove una volta c'era Torre Chianca, delle ombre grigie si aggiravano sui resti di un lungomare oleoso.
Non piu' onde, non piu' radici, non piu' foglie d'erba.
Neanche una spina di fico, neanche una spina di riccio era rimasta a Torre Chianca.

Niente piu' di tutti quei beni che ci sono stati affidati in prestito, aveva un colore.

In quel tempo, l'uomo non parlava in favore della terra.
Ogn'uno aveva paura del nucleare e dell'inquinamento, ma ogni nazione tecnologicamente avanzata ha progettato e costruito.
Tutti gli uomini sapevano che era una pazzia, ma ogni nazione aveva una scusa.
Sono state costruite Orecchie infernali per ascoltare il Cosmo, in attesa di segnali di vita da altri mondi da saccheggiare.
Ogni collina, ogni montagna, ogni vallata e tutti i mari sono stati violentati, consumati e corrosi dall'attivita' umana.

Poi, all'improvviso; davanti a me il sogno si è colorato.
Sapete... di quel colore che hanno la fratellanza, la libertà, la non violenza. Il colore dell'amore verso la vita e la natura.
Ho sognato che l'uomo ha scelto di parlare in favore della terra; niente più pozzi, niente piu' trivelle nè distruzione ambientale.
La gente era tornata a correre tra i pini, le ginestre, i mirti e i carrubi di Porto Selvaggio.
Sulla spiaggia tra Torre Chianca e Torre Rinalda bambini di tutte le razze giocavano felici, mentre i papà e le mamme
"spiaggiati" prendevano il sole.
In questo sogno; ho visto che La Regione Puglia vendeva Settimane Turistiche in cambio di Barili di Petrolio e poi anche l'Abruzzo
e la Toscana. Tutta l'Italia vendeva un Giorno di Vacanza in cambio di un Barile di Petrolio.
Finalmente nella Sala delle Udienze del Mondo; la semplice foglia d'erba stava seduta sullo stesso seggio dei portafogli.
Ecco, questo volevo dirvi; ho sognato che scambiavamo Settimane Turistiche in cambio di Barili di Petrolio.
Tanto per iniziare, questa è la mia speranza!
Un abbraccio
AB

domenica 20 settembre 2009

I bambini ammalati di Taranto aspettano ancora che si intervenga!!!

Cosa rispondono Ilva, AMIU, ENI, Cementir, Comune, Provincia, ecc... a queste tragiche valutazioni scientifiche?

In forte aumento i tumori infantili ambiente sotto accusa. Il prof. Ernesto Burgio: «L’inquinamento danneggia direttamente il Dna dei genitori»

TARANTO - “In Europa, ma ancor più in Italia c’è un incremento inatteso di tumori infantili nel primo anno di vita. In Italia si è registrato un incremento del 3% annuo. Negli adolescenti poi si registra un preoccupante incremento di tumori cerebrali. Ad inquietare anche alcuni studi epidemiologici da cui risulta un incremento delle patologie neoplastiche nel sistema nervoso centrale. E quando sono i bambini ad ammalarsi, c’è da capire che il problema è davvero grave”.

Dalla platea delle Prime Giornate joniche di Pediatria, in una realtà fortemente martoriata per i problemi ambientali, parte l’allarme dei medici pediatri sulla relazione ambiente e salute. Ad illustrare, sulla base delle ricerche e degli studi in atto, quanto i numerosi agenti inquinanti presenti nell’ambiente stiano producendo modifiche sul patrimonio genetico umano è Ernesto Burgio, medico pediatra dell’Università di Palermo, esponente dell’Isde (International Society of Doctors for Environment).

Dottor Burgio, perché sempre più tumori e sempre più serie patologie tra i bambini?

Per l’esposizione ai fattori inquinanti di padre e madre, perché dunque i gameti della madre e del padre hanno subìto un danno. Ad essere danneggiato è l’epigenoma, cioè le molecole che servono a leggere il Dna e che determinano l’assetto dei tessuti a venire. Ma i tumori sono solo un elemento sentinella. Il fenomeno è in realtà più ampio. Occorre contestualmente guardare all’incremento delle allergie, ad esempio, e comunque di tutte quelle patologie cronico-degenarative come le malattie infiammatorie, tra cui rientrano anche l’obesità e l’ateriosclerosi, che si scatenano nell’individuo per un meccanismo reattivo.

Insomma, tutte cose e rischi a cui i bambini tarantini, che vivono in un contesto fortemente inquinato, sono costantemente esposti…

Sì, ben venga la riduzione di diossina. Il problema vero, però, non è costituito da quelli agenti inquinanti che si possono abbattere attraverso l’utilizzo di più moderne e sofisticate tecnologie, ma da quelle sostanze come arsenico, metalli pesanti, particolato fine, difficilmente monitorabili e difficili da ridurre e fermare. Anche se l’esposizione è a piccole dosi, il danno è lì nella modifica dell’epigenoma. Il rischio non è solo per il Dna, ma anche per l’assetto cromosomico. A Seveso, la gente sana ha già maturato delle traslocazioni, cioè cambiamenti insoliti delle forme dei cromosomi. A Taranto, come in tutte quelle realtà a grande impatto ambientale, dove esistono inceneritori o impianti che bruciano grandi inquinanti, il rischio è proporzionale agli impianti esistenti, alle tecnologie ed ai materiali utilizzati. Considerati i rischi, che oggi si continui ad utilizzare il pet-coke non trova più giustificazione. Non si dovrebbe più fare.

Sì, però, lei ha detto che anche in molti prodotti usati dai bambini, persino i biberon, ci sono sostanze cancerogene…

Sì, in molti prodotti utilizzati, come i biberon ma anche le flebo, ad una certa temperatura si sprigionano molecole che interferiscono con le molecole di controllo, come gli ormoni, e condizionano lo sviluppo dei tessuti.

Ma ci sono delle misure che possono essere adottate da subito per prevenire i rischi?

Ci sarebbe da imporre delle regole, ma non quelle fasulle come ad esempio il traffico a targhe alterne. Regole serie significa vietare l’ingresso dei camion nei centri urbani, ad esempio. C’è da abbattere drasticamente la presenza e l’esposizione al benzene. Insomma, fare vera prevenzione primaria, che invece fanno in pochissimi. Fare prevenzione contro il carcinoma mammario, ad esempio, è utile, ma occorre intervenire a monte.

Cosa potete fare voi pediatri?

I pediatri hanno sicuramente un ruolo fondamentale in questa battaglia. Se affronteranno sempre più questi temi, se capiranno la necessità di fare sinergia con studiosi di altre branche della medicina, i pediatri potranno fare la differenza.

MARIA ROSARIA GIGANTE (La Gazzetta di Taranto, p.III)